Serie A chiude i battenti, Juve trionfo e record. Al Parma posto in Europa

di Renzo Parodi
Pubblicato il 19 Maggio 2014 - 14:49 OLTRE 6 MESI FA
La festa del Parma per la conquista dell'Europa League

La festa del Parma per la conquista dell’Europa League (foto Ansa)

ROMA – La lunare distanza (17 punti) fra la Juventus campione e la seconda in classifica, la Roma, racconta meglio di tante parole le gerarchie del campionato testé concluso. In Spagna il titolo è stato assegnato all’Atletico Madrid all’ultimo giro di pallone.

Da noi era già tutto deciso – nonostante la cocciuta opposizione romanista – fin dal giro di boa del girone di ritorno. Non fosse per la spina-Conte, in casa Juve sarebbe tutto uno sbocciar di fiori e un inno alla gioia. Saggiamente il tecnico ha messo sul tavolo la questione del rinnovamento della squadra. Il ciclo-monstre si è chiuso con tre scudetti e una manifestazione di superiorità indiscuitibile. In Europa però è tutta un’altra storia.

Viene da pensare a Mourinho che, a Triplete ancora caldissimo, aveva già fatto le valigie in cerca di nuova gloria. La storia successiva gli ha dato ragione, l’Inter si è consegnata aalla parabola calante, per colpa di scelte tecniche bizzarre nonché dell’anagrafe che ha rosicchiato il talento dei suoi campioni. Credo che Conte si sia posto nelle medesima prospettiva. Se rivincesse il quarto scudetto – impresa peraltro tutta da scrivere – non riceverebbe i peana che l’hanno finora accompagnato. In Europa non si vince dall’oggi al domani e allora perché rischiare? Il punto è che la Juve vorrebbe, giustamente, dare seguito alla guida tecnica del salentino, ricostruendo la squadra senza rivoluzionarla. E’ disposto il club a pazienzare che si concretizzi un nuovo ciclo vincente?

E i tifosi, ormai avvezzi al caviale, sono pronti a gustare anche qualche bel piatto di polenta, in attesa dell’inevitabile escalation di sapori? In alternativa, ecco spuntare il nome a sorpresa, Sinisa Mihajlovic, reduce da un bnrillante torneo alla guida della Sampdoria. Conotroindicazioni? Una sola. Il serbo è un ex interista e i tifosi bianconeri hanno già storto il naso all’idea di vedere Mancini sulla panchina della Juve. Oggi si capirà se ci sarà il ribaltone, Conte dovrà decidere se restare o salutare.

Onore dunque alla Magna Juventus che si toglie pure lo sfizio di centrare il record dei punti (102) e certifica una supremazia imbarazzante, per le rivali s’intende. La Roma è crollata non appena si è rassegnata all’evidenza, tre sconfitte chiudono (male) un campionato eccellente. Alzi la mano chi non avrebbe sottoscritto in partenza, con quel Rudi Garcia che all’arrivo sotto ol Cupolone aveva acceso battutacce (datece Zorro!) e sospiri di rassegnazione. Il franco-spagnolo è stato viceversa brillantissimo a comprendere i fondamentali del nostro calcio, si è subito calato nella parte, ha sparso dosi omeopatiche di paraculismo, quando era il caso.

Ha soprattutto assemblato una squadra di piedi fini sorretta da una eccellente condizione atletica. La Roma ha dato spettacolo, ha giocato sempre per vincere e questo per il calcio nostrano è un ingrediente prezioso. Totti è ancora Totti e finché le forze lo assisteranno la Roma resterà Totti-dipendente. Certo, l’impegno di Champion pretende ricambi all’altezza dei titolari. La conferma di Pjanic è un buon lasciapassare per avviare la campagna estiva di mercato. Gli americani ci hanno preso gusto e non lesineranno gli sforzi. Il business prevede investimenti e li faranno.
Il Napoli si è gettato via svenandosi per inseguire il sogno europeo, due volte sfumato. Ma a Benitez non si poteva chiedere di lottare vittoriosamente su due fronti, l’organico non è ancora all’altezza delle rivali indigene (la Juve soprattutto) e una squadra vincente non si improvvisa. I preliminari di Champion costringeranno il tecnico a riprogrammare la stagione in tempi stretti. Gli serviranno innesti di qualità che il presidente De Laurentiis non è alieno dal procurare Il Napoli sara per certoi una delle belle realtà dei prossimi anni, almeno in Italia.

L’Inter affronta l’ennesima ricostruzione. Con Mazzarri? Pare di sì. Thohir lo ha riconfernmato (a parole per adesso) ma è il tecnico a manifestare dubbi. Ha centrato il traguardo minimo – l’Europa piccola – ma sa, Mazzarri, che non avrebbe indulgenza se l’Inter non dovesse decollare all’altezza di Juve, Roma e Napoli. E non è con i giovani che si conquistano posizioni, con i giovani si apre un ciclo che può impiegare un triennio a consolidarsi. La piazza avrà la pazienza di attendere. Nel frattempo si dà l’addio agli uomini del Triplete, col sommo Zanetti – che sarà un egregio dirigente – salutano Cambiasso, Milito e Samuel. Giusto così, le stagioni danno i loro frutti e poi si passa oltre. Alternative a Mazzarri non ne vedo, a meno che l’Inter non viri secca su Mihajlovic, che ha congelato la sua riconferma alla Sampdoria. Scelta intrigante ma rischiosa, Sinisa non è uomo di diplomazia, con lui o tutto o niente e l’ambiente nerazzurro è una pentola in perenne ebollizione.
La Fiorentina deve menar vanto del quarto posto conquistato con Vincenzo Montella in panchina. Non avesse perduto Gomez e Rossi avrebbe duellato da pari a pari con Roma e Napoli per la piazza d’onore. Montella reclama rinforzi, il grande buco nero riguarda Cuadrado, mezzo mondo lo vuole e se dovesse essere sacrificato occorrerà compensarne la perdita con rinforzi assortiti, cominciando dalla difesa.
Il Parma ha conquistato una qualificazione europea che sembrava fuori tiro. Donadoni, uno che sa vendersi malissimo eppure è saggio e bravo, ha realizzato il prodigio di normalizzare Cassano e il talento del barese ha giocato il ruolo chiave nel trasformare una buona squadra di provincia in una brillante realtà nazionale. Ora Ghirardi e Leonardi dovranno essere bravi a non impoverire la squadra che è anzianotta e avrebbe bisogno perlomeno di un attaccante di valore assoluto. Ce la faranno? I conti in casa dei Ducali non sono brillantrissimi e quando mancano i soldi tutto diventa più difficile.
Il crudele spareggio per l’Europa ha castigato il Torino, in verità il vecchio cuore granata si è immolato da sé, Cerci ha fallito a Firenze il rigore che valeva l’Europa, per di più al secondo minuto di recupero della ripresa. Roba che neanche Hitchkock… Ventura ha signorilmente perdonato il suo aedo, consolandolo col ricordo degli errori fatalu dal dischetto di Baggio e Baresi. L’elenco sarebbe più lungo, resta che il Toro ha disputato un signor campioanto e non raccoglie che un mucchio di foglie secche. Confermare il duo meraviglia Immobile-Cerci diventa, a questo punto, una chimera. Per il capocannoniere del campionato si è già mosso il Borussia Dortmund, credo che alla fine sarà una pura questione di denaro e poiché nell’affare è coinvolta la Juve (comproprietaria del cartellino di Ciro) ne vedremo delle belle. Qui si parrà la nobilutate del presidnete Cairo, ovvero misureremo fino in fondo le sue ambizioni calcistiche.
Milan e Lazio restano fuori dal grande giro e non possono che deprecare i rispettivi errori. Berlusconi ha imposto Seedorf a Galliani, delegittimandolo con l’ingresso in società della figlia Barbara in cabina di regia, salvo pentirsene e richiamare l’antico dirigente ai suoi precipui doveri. L’olandese è quanto di piu lontano, per carattere ed atteggiamento, dalla figura dell’allenatore ideale per il proprietario del Milan. Non accetta consigli, tantomeno imposizioni, fa di testa sua e si è visto nel rifiuto di schierare la doppia punta che piace tanto a Berlusconi. Resterà? Berlusconi ha deciso da un pezzo di liquidarlo (non lo ribadisce perché i tifosi sono con Clarence e anche i tifosi votano). Il problema sono i dieci milioni (lordi) di ingaggio che dovrebbe versargli per onorare il contratto che scade nel 2016. Spalletti piace (anche alla Juve, peraltro, se Conte salutasse) ma ha una clausola di svincolo alta dallo Zenit, idem Montella dalla Fiorentina (che comunque andrà avanti con lui). Inzaghi è una soluzione affascinante ma molto rischiosa. Donadoni una via d’uscita equilibrata, posto che il tecnico accetti di lasciare il Parma europeo. Un bel busillis.

La Lazio ha fatto quel che poteva, Reja è stato bravo a rilanciarla dopo il divorzio-terremoto da Petkovic. Ora Lotito sta pensando all’ennesimo ribaltone in panchina ma dovrebbe pagare tre allenatori. L’Ipotesi Mihajlovic è viva, sebbene il serbo sia visto come il fumo negli occhi dal ds Igli Tare. Sinisa sarebbe lo scudo ideale ai malumori della tifoseria contro Lotito. Mihajklovic accetterà di fare lo scudo umano? La Sampdoiria sta sulle spine, Garrone gli aveva concesso tutto ciò che il tecnico aveva richiesto, un aumento dell’ingaggio e garanzie sulla squadra futura. Ma lui non ha firmato e s’è preso una settimana di tempo per decidere. Alternative possibili: Allegri, Pioli, Ranieri.

Il walzer delle panchine si annuncia serrato, basta che salti una casella e si metterà in moto il domino: Juve, Milan, Lazio tra le big stanno vagliando alternative agli inquilini attuali, l’Inter è il solito enigma, certi della ricoferma sono solo Colantuono (l’Atalanta ha sfiorato il rccord di punti e disputato un eccellente torneo), Gasperini (il Genoa si è salvato comodo ma ai tifosi non è bastato e mugugnano), Verona (Mandorlini ha fallito l’Europa che non è mai stata un must per una neopromossa). Il Chievo confermerà Corini, autore dell’emnnesimo miracolo-salvezza. In bilico le panchine di Guidolin all’Udinese (complimenti a Di Natale, 192 gol segnati e speriamo non si sia tolto l’appetito) e di Caglairi (Pulga ha salvato una squadra senza società). Ne vedremo delle belle.
Ps. Provo disgusto e rabbia per gli striscioni di “solidarietà” a Speziale, condannato per l’omicidio dell’ispettaore Raciti, e Ciro ‘a Carogna demiurgo della disputa di Fiorentina-Napoli, finale di coppa Italia. Le curve italiane, con poche eccezioni, insistono nel dare il peggio di sé e passato lo choc, lo Stato è tornato a dormire sonni tranquilli. Aspettiamoci nuovi mostri.