ROMA – Chapeau a Garcia che ha rigenerato cervelli e nervi dei suoi ragazzi, vaticinando lo scudetto certo per i colori giallorossi. Colpo da maestro che ha cancellato le scorie avvelenate della sconfitta-beffa di Torino e riportato la Lupa a digrignare i denti. Sbranato l’inerme Chievo, la Roma è di nuovo ad un punto dalla Juventus, fermata dal Sassuolo del prode Zaza e da qualche contingente calo di tensione. Lotta dura e perenne, come ebbi a pronosticare, fra le due regine che vedo ormai con pari chances di vittoria finale.
La discriminante potrà venire dai rispettivi impegni di Champions, alla lunga chi andrà avanti potrebbe pagare qualcosa in campionato. La Roma ospita il Bayern di Monaco, la Juve se la vede con i greci dell’Olympiakos, sarà un tour de force e poiché gli organici si equivalgono, varrà la fame e la capacità di tenere bene aperti gli occhi su entrambi gli obiettivi stagionali. Come si dice, l’appetito vien mangiando. Attenzione però alle indigestioni.
La terza forza del campionato è ancora la Sampdoria che ha sfiorato il colpaccio a Cagliari finendo però per benedire il punticino. Doppia rimonta della squadra di Zeman, finita sotto di due gol nel primo tempo. Fallito il colpo del ko, i ragazzi di Mihajlovic hanno subito rigore ed espulsione e l’orgogliosa impennata dei sardi, che hanno colto il primo punto casalingo. La Sampdoria conserva l’imbattibilità stagionale (unica squadra con la Juve) e andrà sabato alla prova del fuoco a Marassi contro la Roma. Poi l’attendono Inter, Fiorentina e Milan e lì si parrà la sua nobilitate. Nessuno pretende che resti a ridosso delle grandi, ma almeno che galleggi stabilmente nella parte sinistra della classifica, questo sì.
In risalita prepotente il Milan che ha espugnato Verona grazie alla doppietta di Honda (sei gol in sette gare). Si è rivisto El Shaarawy che molto si era lamentato per gli spiccoli di partita concessi da Inzaghi. Torres latita, ma il resto della squadra comincia a girare quasi come ai tempi belli. Milan quarto in classifica, con il migliore attacco della serie A. E attorno l’aria fine che non si ricordava dai tempi del primo Allegri. Buon segno.
L’Inter ha rischiato la derrota (che in spagnolo sarebbe la sconfitta), due volte sotto al cospetto del Napoli sornione allestito da Benitez, due volte in rimonta in un finale palpitante. Segnali di crescita indubbi dalla Beneamata che Mazzarri ha rimodellato efficacemente dopo la debacle di Firenze. Convivenza garantita fra Hernanes (che gol!) e Kovacic, benino il centrocampo, maluccio la difesa, perforata due volte da Callejon. Napoli in salute, ha gettato due punti ma conferma di essere uscito dal tunnel imboccato con l’eliminazione di Bilbao dalla Champions.
Colpo gobbo della Lazio a Firenze, Pioli ha seminato e ora raccoglie. La qualità tecnica della squadra romana non è mai stata in discussione e ora che Djordjevic trasforma in moneta sonante le occasioni da gol i conti tornano facilmente. Crisi nera per la Fiorentina e non è più solo questione di attacco mutilato, il declino di Borja Valero (partito in panchina), l’appannamento di Pizarro e Cuadrado condannano la squadre di Montella ad un tran tran senza sugo. Difficile rimediare a breve scadenza.
Il Torino si risolleva dai bassifondi battendo l’Udinese, con un gol del solito Quagliarella che da ex educato evita di esultare. Ventura anche quest’anno farà il miracolo, Stramaccioni lo ha già impostato e la sconfitta non scalfisce le chances dei friulani, scavalcati dal Milan ma quinti in classifica.
L’Atalanta ringrazia il regalo al 90’ del portiere del Parma, Mirante, che le ha finalmente offerto i tre punti. La squadra di Donadoni è ultima in classifica e non si vedono segnali di riscossa. Il rischio di sfacelo è dietro l’angolo ma cacciare l’allenatore sarebbe un harakiri. Prima vittoria del Palermo che ha piegato in zona Cesarini un coriaceo Cesena. Iachini salva la panca ma dovrà mettersi al passo con i desiderata di Zamparini, cronico scontento.
Il posticipo di lunedì sera tra Genoa ed Empoli e chiarirà le ambizioni del Grifone e dirà se l’Empoli può diventare la mina vagante del campionato.
Ps. Un pensiero commosso e colmo di tristezza per Marco Ansaldo, amico e collega fra i più stimati. Se n’è andato a soli 59 anni, lasciandoci la testimonianza di un giornalismo onesto e rigoroso, competente e con la schiena sempre diritta. L’avevo conosciuto più di trent’anni fa nell’anno passato a Genova come corrispondente del Corriere dello Sport. Tornato a Torino, la sua città, era passato a Repubblica e poi alla Stampa, per un ventennio. Era in pensione da appena un mese. Gli sia lieve la terra.