Serie A, il punto: Juve in allungo, Samp e Udinese in alto, Napoli riemerge

di Renzo Parodi
Pubblicato il 27 Ottobre 2014 - 10:54 OLTRE 6 MESI FA
Serie A, il punto: Juve in allungo, Samp e Udinese in alto, Napoli riemerge

Higuain si sblocca e segna 3 gol: il Napoli riemerge contro il Verona (foto Ansa)

ROMA – Juve in fuga, pardon in allungo. Tre punti sulla Roma, discreto bottino per la capolista che finora non ha mostrato miracoli ma si è limitata al tran tran, lucrando sulla vittoria (contestata) nello scontro diretto. Squadra molle e calligrafica, gioco a rilento, lo ha ammesso pure Allegri. Pirlo ancora a scartamento ridotto, in compenso si è riacceso Vidal (un gol) e Llorente (pronuncia Gliorente, alla spagnola!) è uscito finalmente dal digiuno. A Marassi immediata prova del nove contro un Genoa risorto dalle proprie ceneri a Verona contro il Chievo.

La Roma è ancora convalescente dopo la sbronza bavarese, ma lo 0-0 esterno contro la Sampdoria, se mortifica la classifica, segnala comunque la ricchezza dell’organico a disposizione di Garcia. Per lo scudetto sarà testa a testa fino all’ultimo e molto dirà anche il rispettivo cammino in Champions, particolarmente accidentato quello della Juve, chiamata a battere l’Olympiakos per non morire anzitempo.

La Sampdoria conserva il terzo posto e Mihajlovic giustamente annuncia che il pari contro la Roma è il sigillo alle nuove ambizioni blucerchiate. Mercoledì a San Siro, confronto contro l’Inter, possibile futura destinazione del tecnico serbo. La Sampdoria giocherà come sempre per vincere e l’impresa appare realistica, la Beneamata ha preso un brodino a Cesena (rigore giusto, eccessiva l’espulsione del portiere Leali, persino Mazzarri lo ha riconosciuto), e tuttavia i tanti problemi restano sul tappeto.

Thohir ha fatto sapere che giudicherà la salute della squadra (e del tecnico) dalle prossime due gare, contro Sampdoria e Parma. D’accordo le assenze pesanti, ma l’Inter è un bruco nella crisalide e se non si tramuta in fretta in farfalla… La Sampdoria sta lassù, in condominio con la razzente Udinese che Stramaccioni ha disegnato a sua immagine e somiglianza, squadra tutta polpa, impreziosita dai gol di Di Natale (e sono 198 in serie A!). Liquidata senza fatica l’Atalanta, ripiombata nelle stucchevoli amnesie di avvio torneo, la squadra friulana si candida a dare fastidio alle Grandi.

Il Milan ha fallito l’aggancio al terzo posto, facendosi imporre il pari da una Fiorentina tutt’altro che trascendentale. Due splendide incompiute, Milan e Fiorentina. Inzaghi insiste sul falso nove che peraltro si fatica a capire chi sia. Menez? El Shaarawy? Nessuno dei due, direi, a giudicare dall’impalpabile presenza di entrambi nella fatale area di rigore. Torres (subentrato a pochi minuti dalla fine) dev’essere ben “stracco” e Pazzini? Un rottame, se Pippo lo lascia a marcire in panca, ignorandolo. Perfido dubbio. Non è che Inzaghi esegua alla lettera i desiderata di Berlusconi? La Viola ha rimediato un punto d’oro ma resta una nave in balia delle onde. Cuadrado attaccante puro è un nonsenso dettato dalle circostanze e Montella, poveretto, fa fuoco colla legna che si ritrova in cantina. Sei i gol segnati in otto partite, altrettanti i gol subìti. Equilibrio nella normalità.

Riemerge il Napoli – quinto risultato utile di fila in campionato – che fa strage di un Verona illusosi di poter espugnare il San Paolo (gol di Halfredsson dopo 30” appena). Palingenesi di Higuain (tripletta e sarebbero stati quattro i gol se l’assistente non gliene avesse bruciato uno per fuorigioco inesistente) e di Hamsik (doppietta) nel 6-2 tennistico inflitto alla povera Giulietta, quel che pensano di lei i tifosi del Napoli è noto. Ora si tratta di capitalizzare in coppa la buona salute sciorinata in Italia. Il Napoli non è tanto peggiore dell’anno scorso e la concorrenza non fa paura, il terzo posto quindi non è più una chimera. Il Verona gioca un bel calcio ma ha poco equilibrio. E subisce troppi gol.

La Lazio ha piegato un tosto Torino e si issa nei quartieri alti grazie alle quattro vittorie filate. Pioli ha saputo gestire con polso e serenità il brutto avvio e la squadra ha risorse importanti per non scomparire al cospetto dei rivali cittadini. Il derby dirà se basteranno a sovvertire le gerarchie domestiche.

Squilli di tromba dal Cagliari, che ha maramaldeggiato in trasferta sull’Empoli, tramortito da quattro gol. Il gioco di Zeman ha questo di bello, che non si sa mai come “butterà” e comunque da spettatore neutrale sei certo in partenza che ci sarà da divertirsi. Vista l’inconsistenza delle avversarie dirette, mi sento di dire fin da ora che la squadra sarda non avrà problemi ad approdare ad una tranquilla salvezza. Obiettivo molto più arduo da raggiungere per Chievo, Cesena, Parma e Palermo, i siciliani battuti a Torino tengono sempre bene il campo, ma sono afflitti da una certa idiosincrasia per il gol ( segnati). E con i 17 subìti risultano avere la peggior difesa dopo il Parma (venti).

Il Chievo di Maran (all’esordio in panchina) ha gettato via un punto contro un Genoa giunto sull’orlo dell’abisso e rimodellato in corsa da Gasperini. Il doppio centravanti (Pinilla-Matri) gli ha fruttato la vittoria e non è più, quindi, l’eresia di cui andava parlando il Gasp. Il tecnico sembra aver ritrovato il feeling con la tifoseria sfidata temerariamente dopo il pari interno con Cesena. La squadra di Bisoli ha cosparso di puntine da disegno il cammino dell’Inter, salvo però uscire dalla sfida a mani vuote. Il gol è un problema, vedremo se l’antico Hugo Almeida contribuirà a risolverlo.

Si inabissa il Parma di Donadoni (una sola vittoria e sette sconfitte!) ultimo in classifica e solo dopo la sconfitta contro il Sassuolo. Appesa ad un filo la panca dell’ex ct azzurro, Ballardini incombe. Non potendo licenziare i dirigenti (che hanno speso e sprecato a destra e a manca, indebolendo l’organico), né i giocatori (fino a gennaio) toccherà all’allenatore fare le valigie.