Serie A: Inter incompiuta, Torino orologio svizzero

di Renzo Parodi
Pubblicato il 27 Gennaio 2013 - 23:14 OLTRE 6 MESI FA

La Inter è un libro aperto e ad ogni pagina girata conferma l’impressione di una splendida incompiuta. Facile individuare i capitoli mancanti di una squadra che ancora del tutto squadra non è, dipendente dagli umori dei suoi emeriti solisti. Cassano, ma non soltanto lui.

Il pari faticoso (2-2) portato a casa contro un Torino che gira invece come un orologio svizzero è l’epitome degli eterni lavori in corso in casa Inter. La Beneamata dei milanesi alterna stati di grazia (rari, nella circostanza) a momenti di totale catatonia, tattica e agonistica. Il centrocampo è il reparto più fragile, privo di un uomo d’ordine e zeppo di portatori di palla.

La mancanza di un regista di qualità è la tabe originaria che affligge il team di Stramaccioni. Se Coutinho prenderà la strada di Liverpool – la trattativa è in dirittura d’arrivo – Moratti autorizzerà l’assalto a Paulinho, che costa sui 18 milioni di euro. A 15 si può chiudere. Ottimo giocatore, il brasiliano, un centrocampista di qualità, sebbene non proprio il cervello pensante che servirebbe.

La Inter salva il quarto posto ma perde contatto col duo di testa (Juventus e Napoli). La Lazio, terza, resta in vista, appena 3 punti più in alto in classifica. E però il Milan incalza al quinto posto, tre punti sotto. Realisticamente la zona Champions è il massimo traguardo ragionevolmente raggiungibile per la Beneamata. I rientri di Milito e Samuel le offriranno maggiore equilibrio e nuove risorse.  Al resto provveda Stramaccioni, al quale intuito e sagacia tattica non mancano davvero.

Se poi nella circostanza accade che Guarin, inspiegabilmente decentrato sulla fascia destra, non ingrani le consuete marce alte, il gioco della Inter si trasforma in una prevedibile lagna che esalta le qualità del Torino. Ventura ha costruito un meccanismo perfetto. L’innesto del guizzante Barreto gli permette di comporre con Meggiorini una coppia d’attacco rapida e sgusciante che provoca il mal di testa al trio difensivo interista.

Il gol del pari granata, dopo il fulmineo vantaggio procurato da Chivu su calcio franco, è un gentile omaggio di Guarin. Ma insomma se alla fine Meggiorini va a segno due volte (e non segnava da 15 mesi!) qualcosa vorrà pur dire. Poca copertura dei centrocampisti, squadra tendente ad allungarsi e a perdere le distanze tra i reparti. Attacco impalpabile con Palacio soffocato dalla morsa Glick-Rodriguez e il rientrante Cassano visibilmente arrugginito dopo un mese di assenza agonistica.

Stramaccioni ha corretto opportunamente la sua squadra che per l’intero primo tempo ha annaspato, vittima delle scorribande dello sfacciato 4-2-4 granata. Con l’ingresso di Cambiasso, l’unico metronomo disponibile in mezzo al campo, la manovra si è fatta più fluida. E proprio il Cuchu ha siglato il pareggio a metà della ripersa, quando il Toro pregustava l’impresa. Meggiorini aveva nuovamente timbrato, su assist di Cerci, padrone della sua fascia di competenza, e sembrava dominare il gioco. Alla fine se una squadra ha diritto di lamentarsi è il Torino che nel finale ha sfiorato due volte (con Bianchi, subentrato a Barreto) e Meggiorini il gol del 3-2.

Ventura può essere orgoglioso del suo lavoro. Il Toro ha raccolto 12 punti in partite, con tre vittorie e tre pareggi. Ha la quinta difesa del campionato e in trasferta ha perduto appena due partite.

Bravo l’arbitro Massa, imperiese, a non cedere alla tentazione di fischiare tre mezzi falli da rigore, due pro Toro, uno pro Inter. Il suggerimento gli era forse arrivato dagli spalti dove uno striscione interista recitava: “Rigore è quando arbitro fischia”, citazione di Vujadin Boskov rivolta alla Juventus che piange sul rigore, presunto, negato da Guida contro il Genoa.