ROMA – Madama Juventus ringrazia e virtualmente si appunta al petto il quarto scudetto consecutivo, il primo dell’era Allegri. Crollate Roma e Napoli, messe in ginocchio da Sampdoria e Verona, il campionato è chiuso per ciò che riguarda il titolo nazionale. Così è se vi pare e qualora prendessi un granchio fin da ora mi proclamo disposto a cospargermi pubblicamente il capo di cenere e a sottopormi a penitenza.
Consoliamoci, consolatevi col resto. Cinque squadre ristrette in altrettanti punti, dai 50 della Roma ai 45 di Fiorentina e Sampdoria, passando per i 49 della Lazio e i 46 del Napoli, primatista nel buttare in vacca i match ball per agganciare il secondo posto. Gran vittoria biancazzurra nella Torino granata col fenomeno Felipe Anderson nei panni del cecchino. Quinta vittoria filata dei ragazzi di Pioli che al momento sono la squadra più lustra e convincente della compagnia. La Viola ha recuperato contro il Milan lo svantaggio quando Montella ha buttato dentro i grossi calibri, risparmiati per il ritorno di Europa League contro al Roma.
Il Milan – promettente primo tempo – si è afflosciato come un soufflé troppo cotto. Queste sono le gerarchie, inutile eccepire. Inzaghi salverà la panchina per forza d’inerzia, nessuno crede più in lui a Milanello e ad Arcore e la soluzione per l’anno prossimo è già in forno. Preso atto del no di Montella, che resterà a Firenze, si è virato su Maurizio Sarri, profeta dell’Empoli sbarazzino che gioca un calcio moderno e gustoso. Scelta affascinante ma rischiosa, sotto la Madonnina non sono concessi periodi di adattamento e gestire una rosa di campioni, o presunti tali, è tutt’altra cosa rispetto a smazzarsi una congrega di volenterosi e disciplinati giovanotti.
La Sampdoria ha sbancato l’Olimpico con un uno-due micidiale di De Silvestri e Muriel. Eto’o è montato in cattedra nella ripresa quando le forze giallorosse si sono fatalmente affievolite dopo un primo tempo condotto all’assalto. La sconfitta dopo una sfilza di pareggi è arrivata in capo ad una delle migliori partite della squadra. Garcia – cui la società ha giustamente confermato fiducia – sa che non troverà sempre sulla propria strada un portiere perfetto come Viviano. Fatto sta però che il secondo posto è a grande rischio e la minaccia maggiore arriva dai cugini laziali, non so se mi spiego…
L’Inter ha agguantato il Cesena in rimonta, mettendo in campo i soliti pregi e i conclamati difetti. La marcia personale di Mancini è più lenta di quella di Mazzarri a e la cosa fa pensare. Occorre tempo per costruire una squadra, figuriamoci subentrando in corsa. Ma tempo l’Inter non ne ha. Caragrazia se agganciasse il treno dell’Europa League anche l’anno prossimo.
In settimana sei italiane si giocheranno il futuro nelle Coppe europee. La Juventus dovrà difendere a Dortmund il 2-1 dell’andata, impresa possibile ma non agevole. Con Pirlo in campo le probabilità di passare aumenteranno. Inter e Torino sono chiamate all’impresa disperata, rimontare due gol di svantaggio affrontando in casa Wolfsburg e Zenit San Pietroburgo. Non concedo loro più del 25% delle chance di passare il turno, arrivo al 30% per l’Inter. Roma e Fiorentina regoleranno i conti tra loro dopo l’1-1 di Firenze e verosimilmente la Roma pedalerà in salita, da quel che si è visto in campionato. Il Napoli dovrebbe andare sul velluto grazie al 3-1 dell’andata al San Paolo ma meglio non fidarsi della Dinamo di Mosca che pure non appartiene più all’aristocrazia russa.
Zeman, tornato a Cagliari a furor di popolo, contro l’Empoli ha mancato l’impresa per un soffio, ma il Cagliari ha i valori per tirarsi fuori dalla mischia. Contro l’Udinese discreto dell’Atalanta di Reja che però dovrà ricominciare a vincere qualche partita e ottimo il punto del Cesena a San Siro, Di Carlo ha modellato una squadra da battaglia che si farà valere fino in fondo. Una prece per il Parma, sconfitto dal Sassuolo e penalizzato di altri due punti in classifica. Ma in termini di dignità Donadoni i suoi giocatori meritano lo scudetto.