Serie A. Juventus più forte in testa col 2-0 alla Fiorentina

di Renzo Parodi
Pubblicato il 9 Febbraio 2013 - 20:31 OLTRE 6 MESI FA

La Juventus, battendo la Fiorentina per 2-0, ha consolidato il suo primato in classifica. Meno male che aveva dei problemi. Se li aveva, li ha risolti alla grande. Due gol (Vucinic e Matri) segnati nel primo tempo sono bastati a mettere in ginocchio l’ambiziosa Fiorentina di Montella, salita a Torino per complicare la vita a Madama, tallonata in classifica dal Napoli, atteso dal secondo anticipo del sabato, a Roma contro la Lazio. Juve cinica? Sissignori. Juve spietata e matura, quadrata e sicura di sé. Salvo i primi 20’ insomma non c’è stata partita. Un buon viatico per la Vecchia Signora, questa vittoria all’inglese, in tutti i sensi.

Ma anche una Viola troppo molle e calligrafica e pure un tantino presuntuosa nell’opporsi a viso aperto, troppo aperto, ad un’avversaria zeppa di talenti e illuminata da Pirlo, nella sua versione più ispirata ed efficace. Troppo libertà per il cervello dei Campioni d’Italia che anche quando è marcato sa come destreggiarsi, figurarsi se gli si lasciano un paio di metri di agibilità.

Vucinic e Matri sono al momento il migliore assortimento in attacco a disposizione di Conte che non dovrà scervellarsi per escogitare soluzioni estreme. Salvo emergenze, s’intende. Col recupero di Bonucci (Chiellini starà fuori ancora qualche settimana), il ritorno di Asamoah dalla coppa d’Africa, la Juventus trarrà energie ulteriori in vista del match di Champions con il Celtic Glasgow e in prospettiva dello scontro diretto col Napoli fra tre giornate. Prossima fermata a Roma contro i giallorossi vedovi Zeman.

Meglio non fidarsi. Marchisio e Peluso saranno squalificati. Vucinic ha accusato una botta al ginocchio destro, oltre ai consueti problemi al tendine della caviglia ed ha abbandonato zoppicando al quarto d’ora della ripresa. Dai primi accertamenti l’infortunio sembra di lieve entità e non dovrebbe compromettere la presenza dell’attaccante serbo a Glasgow contro il Celtic. In campionato torneranno Bonucci e Conte, che hanno scontato le squalifiche.

A dispetto degli allarmismi della vigilia, l’inimicizia tra i due club e le rispettive tifoserie non si è materializzata in campo. Qualche coro ostile è rotolato dagli spalti ma nulla più. A proposito di campo, il fondo dell’Olimpico torinese fa pena e mette a repentaglio non solo la qualità del gioco, anche l’incolumità dei calciatori.

La difesa ha dovuto fare a meno di Chiellini e Bonucci (che ha visto il match dalla curva degli ultras bianconeri) ma non se n’è accorto nessuno. Il trio Barzagli-Marrone-Peluso ha contenuto egregiamente le iniziative viola, pericolose soltanto in avvio. E i guizzi di Quadrado si sono spenti alla lunga nell’insipiente traccheggio del duo Toni-Joventic.

Se Jo-Jo è quello visto a Torino – un ectoplasma, salvo un paio di guizzi in avvio dalle parti di Buffon – è difficile immagine che Marotta muova i suoi pezzi in estate per portarselo a casa. Montella ha finito per sostituirlo con Ljajic ma a qual punto (ripresa inoltrata) i giochi erano fatti.

La Fiorentina non è più la squadra sfacciata e duttile del girone di andata, qualcosa si inceppato nel meccanismo messo a punto da Montella. Niente drammi, per carità, la zona Champions fin dall’inizio era obiettivamente un traguardo troppo alto per una squadra rinnovata radicalmente. Colpisce la fragilità della difesa a tre, nei due gol bianconeri e in altre chance concesse alla Juventusla responsabilità del trio Roncaglia-.Rodriguez-Savic è apparsa evidente.

Non tutte le colpe vanno ascritte al reparto arretrato, il centrocampo, privo di Aquilani, squalificato, ha filtrato male esponendo spesso la difesa all’uno contro uno. Pizarro non è bastato a dare equilibrio al reparto di mezzo e ha perso il confronto a distanza con Pirlo. La Fiorentina ha accettato di affrontare la Juve a viso aperto e il dislivello di caratura tecnica e di esperienza alla lunga ha fatto la differenza. Montella ha parlato di processo di crescita in corso per la sua squadra e ha negato che chiudendosi sarebbe risucito a strappare un pareggio. Giusto così, mai snaturarsi.