Juve padrona. Roma e Samp: effetto Andreazzoli-Delio Rossi. Vola il Catania

di Renzo Parodi
Pubblicato il 24 Febbraio 2013 - 19:21| Aggiornato il 1 Agosto 2022 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Campionato di Serie A, 26esima giornata: la Juve asfalta il Siena e torna a +7 sul Napoli (che però deve ancora giocare). Bene la Roma, che vince in rimonta a Bergamo con l’Atalanta. Il Catania espugna Parma e va a -1 dall’Inter (che però deve giocare il derby). Il Cagliari vince 4-3 col Torino al termine di una partita pazzesca, la Samp supera il Chievo in scioltezza.

Il Punto di Renzo Parodi

Sampdoria-Chievo 2-0

Se Delio Rossi avesse cominciato la stagione sulla panchina della Sampdoria la sua squadra veleggerebbe in zona Europa. Anche così il bilancio dell’allenatore romagnolo è in largo attivo. Nove partite, 15 punti raccolti, appena 4 gol subiti e 14 segnati. Un passo da alta classifica. L’ultimo successo, 2-0 sul Chievo, terza vittoria casalinga consecutiva. Rossi, squalificato per il gestaccio a Burdisso, la partita l’ha seguita da una cabina tv in tribuna stampa.

Il suo vice, Limone, ha guidato la squadra come il suo principale e con due gol (Poli e Eder), uno per tempo, al Sampdoria ha piegato un Chievo a tratti furente, organizzatissimo (complimenti a Corini), capace di attaccare e difendersi con sette-otto uomini. Avesse un bomber sicuro la squadra di Campedelli potrebbe coltivare sogni di gloria. Corini aveva rinunciato al suo miglior cannone, Paloschi (decisione misteriosa), ma resta l’impressione di una squadra di buona qualità tecnica, equilibrata e animata da un carattere guerriero.

Anche la Sampdoria ha doti medie eccellenti che Rossi ha saputo cementare recuperando giocatori essenziali (Estigarribia, De Silvestri, Palombo), miscelandoli con i giovani emergenti (Obiang, Poli, Krsticic, Icardi) e tirandone fuori una squadra consapevole delle proprie virtù, capace di battere la Juve a Torino e la Roma a Marassi, imporre il pari a Milan e Napoli e di perdere di misura contro la Lazio. Domenica prossima a Marassi sarà di scena il Parma, battuto in casa dal razzente Catania di Maran. Se arrivassero altri tre punti la Sampdoria slitterebbe nella parte sinistra della classifica, il massimo traguardo stagionale raggingibile.

Postilla finale sull’arbitraggio dell’esordiente Eugenio Abbattista, mandato allo sbaraglio da Braschi. Non ha espulso il portiere clivense Puggioni che in uscita sulla trequarti campo ha “segato” Icardi lanciato a rete. Fosse o no fallo da ultimo uomo l’intervento era pericoloso e aveva messo a repentaglio l’incolumità dell’attaccante doriano, che difatti è stato costretto a lasciare il campo. Regolamento alla mano, l’intervento di Puggioni era cartellino rosso, ma il giovane fischietto di Barletta se l’è cavata con un giallo. Gravissimo errore, ma non è tutto.

Abbattista ha perdonato un tocco di braccio di De Silvestri in area (e lì si può discutere) e soprattutto ha distribuito cartellini a vanvera, Insomma, non è pronto per il massimo palcoscenico. Il paradosso è che il miglior arbitro italiano, l’internazionale Tagliavento, era stato mandato a Marassi a fare la bella statuina sotto la neve, come arbitro di porta. Braschi e Nicchi dovrebbero riflettere. La novità degli arbitri di porta, introdotti solo in Italia, introducendo ulteriori variabili non previste in origine alla direzione di gara, si sta rivelando un autogol.

Se poi si fanno designazioni a capocchia, come è successo per Sampdoria-Chievo, si avviliscono i migliori talenti (ve l’immaginate l’umore di Tagliavento retrocesso a comprimario?) e si inseriscono ulteriori elementi di discriminazione tra le diverse squadre. E infatti mica l’hanno mandato a farsi le ossa dirigendo il Napoli o la Juve o l’Inter, l’acerbissimo Abbattista. L’hanno spedito a fare danni a Genova, città priva di peso politico anche nel calcio. Infine, se ogni Federazione si permette di introdurre varianti al regolamento si finirà per minare la forza intrinseca del calcio, che per oltre un secolo ha rispettato regole uguali per tutti e ovunque, dal campetto di provincia al Maracana.

Ci hanno pensato Nicchi e Braschi, i quali pur di non subire l’affronto dell’hawk eye (l’occhio di falco che stabilisce se il pallone ha o no superato la linea di porta) che esautorerebbe l’arbitro di una fetta di potere, si sono inventati l’orrore degli arbitri di porta. Nessuna altra Federazione di primo livello lo ha fatto e una ragione evidentemente c’è.