Serie A, Napoli campione inverno. Ma occhio alla Juventus

di Renzo Parodi
Pubblicato il 11 Gennaio 2016 - 11:12 OLTRE 6 MESI FA
Serie A, Napoli campione inverno. Ma occhio alla Juventus

Serie A, Napoli campione inverno. Ma occhio alla Juventus

ROMA –  Toh, il Napoli è campione d’inverno. Non è una sorpresa dopotutto. Sarri ha costruito una macchina davvero efficente, di gradevole aspetto estetico e di sicuro rendimento. Niente affatto avara di gol e spettacolo – la manita di Frosinone ne è solo l’ultimo esempio – e quasi mai vittima di se stessa. Un Napoli così non si vedeva dai tempi di Maradona – Diego ha inviato complimenti ed espresso auspici per quello che la scaramanzia partenopea vieta di nominare – e a questo punto il Napoli entra di diritto fra le favoritissime per il titolo.

Higuain è capocannoniere unico e solo e dall’alto dei 18 centri guida una squadra compatta, che finalmente crede in se stessa. Sarri ha festeggiato alla grande il suo compleanno numero 57 senza perdere tuttavia l’aplomb. E’ un Ottavio Bianchi più simpatico e caloroso e si è calato perfettamente dentro gli umori di una città difficile per chi ci arriva da lontano, che va decofrata e accettate così com’è. De Laurentiis gongola e a questo punto è probabile che gli faccia un regalo, un pezzo da novanta per la difesa e il centrocampo o magari tutti e due, chissà…

L’Inter viceversa cade proprio sul traguardo, sventrata da un rigore, peraltro ineccepibile, dal Sassuolo, calciato nel sacco a tempo pressoché scaduto da Berardi. Paradosso crudele, contro l’eccellente formazione di Di Francesco, la Beneamata dei milanesi ha giocato una delle migliori partite, ha creato una decina di palle gol sventate dal portiere e fallite dai tiratori (Lijajc in primis). Comprensibile ma irrilevante il rammarico di Mancini (che lamenta la mancata espulsione di Berardi, manata in faccia a D’Ambrosio).

Più grave non sanzionare col rosso il fallo da rigore fisciato a Miranda su Defrel, era una chiara occasione da gol. Non una grande giornata per gli arbitri. A Genova Mazzoleni ignora un evidente fallo da rigore di Rugani su Ivan. A Bergamo è viziata dal fuorigico attivo di Pavoletti la prima rete del Genoa. A Frosinone Tagliavento combina qualche pasticcio sui fuorigioco, male assistito dai colleghi con la bandierina. Difformità di interpretazioni da un campo all’altro sono inevitabili, ma lo stesso arbitro dovrebbe darsi un metro di giudizio e rispettarlo.

Intanto la Juventus agguanta l’Inter al secondo posto, a due punti dalla capolista Napoli. Vittoria di misura a Genova sulla Sampdoria. Un’ora di padronanza del gioco e due gol di vantaggio (Pogba e Khedira). Quando la partita sembra chiusa la Sampdoria risorge, Cassano, un trascinatore, il migliore in campo, segna il 2-1 e per poco la squadra di Montella non riacchiappa il risultato. Nono successo filato dei bianconeri. Allegri gongola e rimarca che la sua squadra alla decima giornata aveva raccolto appena 12 punti e stava nella parte destra della classifica. Rimonte così eclatanti garantiscono della bontà del materiale umano e tecnico a disposizione dell’allenatore. La Juve c’è di nuovo, anche per lo scudetto. La Fiorentina, quarta forza del campionato, paga salato il rendez vous casalingo con la schizofrenica Lazio che le impartisce una dura lezione di calcio. Sousa può comunque essere fiero del proprio lavoro, il quarto posto è una chicca per una squadra rinnovata soprattutto nella guida tecnica.

Prosegue l’agonia di Roma e Milan, dunque di Garcia e Mihajlovic, che si spartiscono il magro bottino dell’Olimpico. Squadre sgangherate e piene di difetti e di paure, le rispettive società non hanno più fiducia nei tecnici ma non hanno il coraggio di licenziarli. Si va avanti per forza d’inerzia, nella contestazione generale (a Roma Olimpico semideserto e fischi a gogo). Non capisco perché non si tagli la testa al toro. Lo scudetto è una chimera per entrambe, tanto vale finire la stagione con onore. A testa alta. Lottando.

Il resto del programma al giro di boa segnala l’ennesimo exploit dell’Empoli, vittorioso a Torino sulla squadra granata che sta sgretolandosi, e le vittoria esterne del Chievo a Bologna e del Palermo a Verona. Otto su dieci i successi esterni, credo sia un record. Grottesca la situazione del Palermo, la squadra sfiducia pubblicamente Ballardini che aveva accusato alcuni giocatori di essere troppo amici del suo predecessore Iachini e Zamprini si ritrova nel guado. Andare avanti con l’allenatore romagnolo è impossibile dunque ci sta che il presidente lo comfermi. Preziosissimo il successo in trasferta del Genoa a Bergamo, i tre punti addolciscono il bruciore per la sconfitta nel derby e riconsegnano la squadra di Gasperini ad acque più tranquille. Occhio al Carpi che nell’anticipo ha battuto l’Udinese e torna in corsa per la salvezza. Corsa disperata ma pur sempre concretamente perseguibile.