Serie A: Napoli e Roma grandi sconfitte. Genoa o Samp: Genova torna in Europa

di Renzo Parodi
Pubblicato il 1 Giugno 2015 - 11:00 OLTRE 6 MESI FA
Serie A: Napoli e Roma grandi sconfitte. Genoa o Samp: Genova torna in Europa

Higuain si dispera dopo il rigore fallito in Napoli-Lazio (foto Ansa)

ROMA – Con gli sguardi e i cuori (bianconeri) rivolti ormai a Berlino, il campionato si congeda con le romane alle spalle delle Juventus, la Roma qualificata per direttissima in Champions, la Lazio attraverso i preliminari. L’impresa è dei biancazzurri, autori di una formidabile rimonta sui cugini, avvicinati, alla fine, alla minima distanza. Il sigillo la Lazio lo ha messo a Napoli, infliggendo un 4-2 che non ammette repliche. Piangono e imprecano sotto il Vesuvio, maledicendo la sventatezza di Higuain che fallendo il rigore della probabile vittoria, ha condannato il Ciuccio ad un umiliante quinto posto, essendo il quarto della Fiorentina di Montella (al passo d’addio, Milan la probabile destinazione), un piccolo capolavoro dell’ex aeroplanino che reputo prontissimo per lottare ai massimi livelli.

Non dimentichino tuttavia, i tifosi azzurri, che Higuain li ha trascinati su su, verso le stelle e lo capiranno quando cominceranno (presto) a rimpiangerlo. Il Napoli è il grande sconfitto assieme alla Roma che ha rimediato agguantando un secondo posto che vale, in vile denaro, una cinquantina di milioni di euro. Entrambe puntavano allo scudetto e malamente si sono rassegnate a ruoli di comprimarie di fronte alla Magna Juventus. Il fallimento del Napoli è conclamato. Quinto posto, Benitez in fuga (dorata, verso il Real Madrid, De Laurentiis costretto a reimpostare l’ennesima rifondazione. Arriverà quasi certamente Sinisa Mihajlovic (che ha appena annunciato ufficialmente il suo addio alla Sampdoria. Leggete la sua bellissima lettera sul sito della società www.sampdoria.it), tecnico duro e puro, squadrato con l’accetta.

Resta da vedere se saprà scalpellare i mille angoli bui del morbido, sdrucciolevole savoir vivre napoletano. Sinisa non conosce la parola compromesso, o con lui o contro di lui. I risultati parlano in suo nome. In diciotto mesi ha traghettato la Sampdoria dai bassifondi ai margini dell’Europa. Calcio tutto polpa e niente fronzoli, il suo. Se al San Paolo si aspettano di rivedere le stelle, sappiano prendere il buono (tanto) che c’è nel nuovo allenatore del Napoli e non pretendano una squadra pirotecnica. Ma votata al lavoro, alla disciplina, al conseguimento del risultato. Una squadra animata da un’etica protestante, calvinista persino.

A Genova si festeggia il miglior torneo da molti anni a questa parte. Genoa sesto ma condannato all’esclusione dalle coppe europee per via dei bilanci in subbuglio. Mercoledì l’udienza al Coni, esito pressoché scontato. Il ricorso del Grifone sarà respinto e la Sampdoria ai accomoderà in Europa League al suo posto. Sublime crudelissima, catarsi dell’interminabile derby al pesto. Dicevo di Mihajlovic, che ha spremuto il sangue da un organico non eccelso, pasticciando un po’ nel finale con scelte di formazione opinabili. A suo discarico, la perdita invernale di Gabbiadini e quella primaverile di Eder, le due punte di freccia del tridente che non ha mai avuto un centravanti all’altezza dei compagni. Gasperini ha firmato il suo capolavoro assoluto rosicchiando i dodici punti di vantaggio dei rivali citttadini e finendo tre punti avanti alla Sampdoria. Onore al merito di un tecnico che, se ha a disposizione gli uomini giusti, offre calcio godibile e sostanzioso.

In generale il campionato ha emesso verdetti equanimi. Sono scese in B cesena e Cagliari, le squadre obiettivamente più deboli. Il Parma è una storia a parte. Con l’organico di partenza (e Cassano a dirigere l’orchestra) e alla spalle una società normale si sarebbe salvato senza problemi. Anche alle prese con i disastri societari che sfiorano il fallimento, purtroppo non ancora scongiurato, squadra e allenatore hanno onorato al meglio e con grande dignità il ruolo di vittime sacrificali. La vittoria sulla Juventus l’exploit più bello. Ma tutta l’avventura crociata merita rispetto e considerazione. Bravo Donadoni e bravi Lucarelli e i suoi compagni a tener dritta la schiena e alta la testa. A dispetto dei mille sicofanti che popolano il pianeta del pallone nostrano. E degli avvoltoi che svolazzeranno sulla carcassa di una squadra che fu gloriosa e vincente.

Arrivederci a tutti. Cari lettori.