Totti trascina la Roma fuori dal baratro, 1-0 alla Juve, campionato riaperto

di Renzo Parodi
Pubblicato il 16 Febbraio 2013 - 23:27| Aggiornato il 7 Luglio 2022 OLTRE 6 MESI FA

ROMA –  Chi se non Francesco Totti, eroe eponimo del ventennio giallorosso, poteva salvare la Roma da una deriva devastante? Chi altri poteva tirarla fuori dal pantano di sei partite che avevano fruttato appena due punti. Chi se non il magnifico immortale ragazzo di 36 anni, il core de Roma, poteva cancellare i veleni accumulati i dose esiziale dopo la rocambolesca sconfitta contro la Sampdoria? ù

Cade la Juventus e il rovinoso capitombolo fa rumore e può cambiare la storia del campionato. Il Napoli ha l’occasione di ridurre lo svantaggio a due punti. Non sarà una passeggiata battere al San Paolo la Sampdoria, reduce dal 3-1 rifilato proprio alla Roma. La morale della serata romana? Non esistono squadre invincibili. Il Barcellona è avvertito.

Il gol partita del capitano giallorosso – il numero 224 in carriera, Nordhal è ormai ad una sola lunghezza – consegna alla Roma una vittoria preziosa su una Juve gagliarda per un tempo e poi stranamente appagata, sazia. Progressivamente spenta come una candela consumata troppo in fretta. Ha pesato l’impresa di Glasgow? Forse. Grandi sono certamente i meriti alla Roma, risorta prodigiosamente dalle proprie ceneri quando le prefiche stavano già affollandosi al suo capezzale. Primo tempo un po’ timorosa, nella ripresa la squadra si è rinfrancata ed è andata a vedere dentrol’aversaria. Senza timori.

Osvaldo, messo in croce dopo l’errore dal dischetto di Genova, ha reagito da leone. Non ha segnato ma ha giocato una gran partita, dando una degna risposta agli aggressori che gli avevano preso a calci l’automobile. E a tutti quanti già intonavano per lui il de profundis. Cuore e dedizione alla squadra, il bomber argentino ha tenuto in allarme la difesa della Juve allegerendone la pressione e permettendo gli inserimenti di Totti, Lamela e compagni. Anche Andreazzoli, il mister Carneade che ha preso il posto di Zeman, merita un applauso.

In settimana aveva stigmatizzato gli atti di teppismo di alcuni esagitati contro Osvaldo, dichiarando fuori dai denti che se fosse stato un calciatore non avrebbe mai accettato il trasferimento in una Roma devastata dalle contestazioni. In campo ha messo una squadra prudente, disposta con un 5-3-2 basso che ha chiuso gli spazi alla Juve. Promettente l’esibizione di Torosidis, il greco è un esterno da bosco e da riviera, attacca e sa difendere. Lamela accentrato alle spalle di Osvaldo e Totti ha tolto alla sua squadra inventiva davanti ma ha infittito il reparto centrale.

Il talentuoso argentino si è anche dedicato ad intralciare le giocate di Pirlo. Toccato duro da Totti (involontario il fallo ma davvero pericoloso), il genio bianconero ha giocato un’ora al minimo dei giri e anche questo va messo nel conto. S’è avvertita l’assenza di Marchisio, squalificato. Pogba ha fatto il suo in una squadra che ha giocato per mezz’ora e si è dolcemente assopita cedendo ai ritmi della Roma. Dopo un primo tempo vivace, la Juve ha misteriosamete tirato i remi in barca. Subìto il gran gol di Totti – un missile dai venti metri a quasi cento chilometri l’ora – Conte ha mischiato le carte, fuori Vucinic (calligrafico, una palla-gol sprecata malamente e poco d’altro) per Giovinco, dentro Padoin per lo spaesato Asamoah e a metà ripresa dentro anche Anelka, all’esordio in bianconero, per Vidal, visibilmente spompato.

Col 4-3-3 d’emergenza, la Juve ha comandato il gioco senza trovare sbocchi utili davanti. In odore di gol ci è arrivata in un paio di occasioni la Roma e insomma inutile discuterne. Futile la polemica finale della Juve perché Rocchi ha fischiato al quarto minuti di recupero mentre la squadra di Conte si apprestava a calciare un corner. Il regolamento impone di proseguire oltre soltanto in caso si debba calciare un rigore. La vittoria della Roma è legittima e lava l’onta dell’ 1-4 dell’andata. Una delle debacle storiche della stagione zemaniana. Acqua passata, adesso si può dirlo.