Aspirina falsa? Rende più dell’eroina. Farmaci: uno su 10 è contraffatto

di Riccardo Galli
Pubblicato il 21 Maggio 2013 - 14:47 OLTRE 6 MESI FA
Aspirina falsa? Rende più dell'eroina. Farmaci: uno su 10 è contraffatto

Aspirina falsa? Rende più dell’eroina. Farmaci: uno su 10 è contraffatto (LaPresse)

ROMA – Più redditizio dell’eroina e del narcotraffico in generale. L’investimento che oggi frutta di più è quello in medicinali contraffatti. Un mercato che, nel 2010, ha fruttato ben 75 miliardi di dollari, più del traffico di droga, e che per di più presenta rischi minimi. Dalle “multinazionali” del fake sino ai santoni nostrani in molti hanno fiutato l’affare e, tra lentezze burocratiche e norme inadeguate, praticamente solo Big Pharma, anche per ovvi motivi economici, è scesa sul piede di guerra per contrastare il fenomeno.

Se fino a ieri eravamo abituati a viagra o pillole per dimagrire contraffatti o fatti non a regola d’arte, oggi il mercato dei farmaci falsi si è allargato a dismisura arrivando ad includere antitumorali, salvavita ed antibiotici. Allargato a tal punto che, nel mondo, un medicinale su dieci di quelli venduti è contraffatto.

Rapporto che in alcuni Paesi arriva a 7 su 10. Ma chi crede che sia un fenomeno che riguarda solo o almeno prevalentemente quello che una volta si chiamava terzo mondo si sbaglia. Anche l’Occidente, e con lui il nostro Paese, non è infatti immune dal fenomeno. L’altra faccia della medaglia della globalizzazione, e il “lato oscuro” di internet, rendono il mercato assolutamente globale, compreso quello dei medicinali falsi. Oltre il 50% dei farmaci venduti in Rete risulta contraffatto e, l’anno scorso, sono stati sequestrati 3,75 milioni di farmaci pericolosi per un valore complessivo di 10,5 milioni di dollari.

Non solo colpa di internet però perché, se la Rete ci consente di acquistare – consapevoli o meno – da laboratori situati dall’altra parte del globo, da Roma arriva la notizia del “santone” di turno che preparava, senza averne nessun titolo, rimedi che promettevano di curare qualsiasi cosa, dal cancro all’influenza.

Racconta Repubblica del 19 maggio:

“Dal più semplice dei raffreddori fino ai tumori. Le medicine del santone di Acilia curavano proprio tutto. Peccato che chi si nascondeva dietro alla farmacia online non avesse nessuna licenza per mettere in commercio gli estratti naturali dai presunti effetti miracolosi. I carabinieri del nucleo antisofisticazione, comandati dal capitano Marco Datti, hanno denunciato O.L., cuoco 58enne di una scuola del Comune, e la moglie di 45 anni per esercizio abusivo della professione medica. Ma non è tutto: le loro ricette potrebbero essere dannose per la salute. I due mischiavano medicinali scaduti anche da alcuni anni, piante officinali come aloe, metalli in soluzione e preparati naturale per confezionare intere partite di sciroppi e pillole. Ogni dose aveva la sua etichetta in bella mostra e per ordinare uno dei tanti elisir ci si doveva connettere al sito www.naturafabene.it. Il dominio internet potrebbe essere sequestrato se i test di laboratorio stabiliranno che i prodotti che pubblicizzava contengono componenti pericolosi. E a quel punto potrebbe scattare anche l’ accusa di truffa per la coppia, che si è già vista sequestrare il laboratorio e attrezzature per un valore di oltre 200 mila euro. Nonostante i due non avessero nessuna licenza da farmacista o erborista, sul web dispensavano consigli per tutti i tipi di malanni”.

Inutili, quando va bene, e dannosi quando va male. Questa la realtà tanto dei preparati artigianali da “guaritori” quanto quella dei farmaci falsi in tutto e per tutto. Eppure, le conseguenze per chi si dedica a questo mercato, sono quasi nulle. In primis grazie alle difficoltà di tracciare mercati e transazioni fatte su internet, e poi perché per la legge, una tachipirina falsa o un qualsiasi altro medicinale contraffatto, sono esattamente come una borsa di Gucci tarocca.

E nonostante l’Oms snoccioli dati allarmanti, sta ancora disquisendo sulla differenza tra farmaci non in regola e falsificati, definizione che sta rallentando la lotta a questo mercato illegale. Finora soltanto il Consiglio d’Europa ha adottato nel 2011 una convenzione per combattere il farmatraffico, con Medcrime, il testo non vincolante è stato firmato da 22 paesi, tra cui l’Italia. Troppo poco per contrastare un mercato in crescita esponenziale e che, a differenza di quello delle borse e delle magliette false, mette a rischio la salute pubblica.

Se i soldi facili attirano però falsari e criminali, basti pensare che mille dollari investiti in eroina ne fruttano 20 mila mentre investiti in farmaci contraffatti ne fruttano 400 mila, sono gli stessi soldi ad aver acceso l’attenzione di chi quei falsari vuole contrastare e a poter contribuire alla creazione di una barriera da questo preoccupante commercio. Così a scendere in campo è, prima fra tutti, l’industria che i farmaci originali produce perché, per ogni dollaro guadagnato con i falsi, ce n’è uno perso o non guadagnato da quelli “veri”.

Scrive il Sole 24 Ore:

“Quello che invece sta avendo un impatto significativo nella lotta ai fake drugs è la tecnologia messa in campo dai centri di ricerca e dalle aziende farmaceutiche che, per responsabilità sociale, si sono attivati fornendo strumenti per identificare i falsi. La Fda, per esempio, sta testando un dispositivo portatile per la rilevazione dei farmaci contraffatti in Ghana, per poi allargarlo al resto dell’Africa e nel Sudest asiatico. Tra le Big Pharma, in prima linea c’è il Gruppo Sanofi, che ha anche istituito la Prima giornata mondiale anti-contraffazione, che si ripete quest’anno il 27 giugno per sensibilizzare sul tema. Ma la multinazionale francese è stata anche la prima ad aprire un laboratorio ad hoc cinque anni fa, che a oggi ha analizzato 20 mila prodotti, ed è diventato punto di riferimento per i funzionari della sanità, della polizia e delle dogane”.

Contemporaneamente le industrie si stanno attrezzando come vere e proprie zecche, inserendo nelle confezioni elementi anti contraffazione: filigrane, scritte invisibili, codici per tracciare i farmaci e simili.