Ballottaggio, domenica sinistra al seggio: voti, sospetti e rancori

di Riccardo Galli
Pubblicato il 30 Novembre 2012 - 15:17 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – “Mi sono registrato, ho mandato un fax…”. “Lei non aveva votato domenica scorsa..?” “No, ma ora mi sono registrato, giovedì scorso”. “Registrato sì, c’è il fax che lei mostra, ma ha avuto risposta?” “No, nessuna risposta”. “Allora ci spiace ma non può votare”. “Come non posso, è un mio diritto”. “No, non lo è…”. Basterà un dialogo sia pure non a voce alta di questo genere e si può scommettere che ci sarà, perché al seggio ci si cominci a guardare e scrutare reciprocamente come “bersaniani” o “renziani” o “vendoliani” gli uni intenti a sgambettare l’altro.

Ci siamo, è già ballottaggio. Però quel che era stata la domenica del sorriso rischia di mutare nella domenica del sospetto, anzi già del rancore. Dopo un primo turno all’insegna del fair play e del “volemose bene” le primarie del centrosinistra sono prossime al loro epilogo. Domenica Pierluigi Bersani e Matteo Renzi sapranno chi di loro sarà il candidato premier, ma la domenica che li aspetta è una domenica diversa da quella di sette giorni fa. Una domenica “sinistra”, dove il termine sinistra calza a perfezione sia per disegnare il colore politico della giornata, ma anche l’umore e le preoccupazioni di chi quella giornata si appresta a vivere.

Sospetti e vecchi rancori, non tanto e non solo dei candidati quanto dei loro supporter, pesano infatti come una gigantesca spada di Damocle sulla domenica che vorrebbe e dovrebbe essere una festa della democrazia, almeno nell’idea originale di chi le primarie pensò. Il 25 novembre oltre tre milioni di italiani hanno affollato i gazebo dove si votava per il primo turno delle primarie del centrosinistra. Tanta, tantissima gente che per votare uno dei 5 candidati in lizza si è sobbarcata anche file in alcuni casi lunghe e piccoli inconvenienti dovuti ad errori nell’organizzazione. Tutto questo però, sostanzialmente, con il sorriso sulle labbra. Senza nessuna acredine tra sostenitori di Vendola e Tabacci e tanto meno nei confronti dei volontari che le operazioni di voto gestivano.

In un clima che era quello della festa, della voglia di partecipare, di esprimere la propria opinione nel pieno rispetto degli altri. Tutti i votanti che sono arrivati ai gazebi impreparati, con i documenti non in regola o con registrazioni fatte male o non fatte, hanno potuto tranquillamente registrarsi e votare, scatenando al massimo qualche sbuffo da parte di chi, in attesa, vedeva la fila rallentare. Questo però rischia di essere un ricordo. Ci sarà certamente, il 2 dicembre, chi si presenterà ai seggi senza la registrazione, magari con la mail inviata al comitato elettorale ma senza la risposta che da il via libera al voto. Le reazioni, è facile immaginare, non si limiteranno a qualche sbuffo di noia. “Guardi, se il comitato non ha risposto lei non può votare…” obietterà il volontario di turno, trovando immediata eco nella fila in attesa: “E si poteva registrare prima no, se voleva votare” borbotterà l’elettore di Bersani. “Come Berlusconi a questi non vanno giù le regole”, sibilerà un vendoliano.

Ma dalla fila in attesa si alzeranno anche commenti dalla parte del ritardatario: “Non è giusto, lasciatelo votare, lo conosco io e posso garantire che non ha potuto registrarsi per tempo” affermerà qualcuno tentando di intercedere e “deve votare, le regole dicono che può” sosterrà qualche renziano. Imbarazzo, nervosismo, discussioni che al primo turno non hanno trovato spazio rischiano ora di avvelenare la domenica del ballottaggio. Problemi e tensioni che non nasceranno solo dalla questione ormai in qualche modo persino abusata dell’accesso al secondo turno per gli elettori che non si sono registrati per tempo, ma che questa spiega bene come spiega il clima che attende il popolo del centrosinistra domenica prossima, profondamente differente da quello di 7 giorni fa.

Talmente differente che anche i vertici del Pd ne sono preoccupati. Le primarie, e soprattutto la grande partecipazione, sono in fin dei conti anche un gigantesco spot per il centrosinistra che, se ben gestite, possono attirare nuovi elettori. Ancor più vista la fortunata per il centrosinistra coincidenza con il contemporaneo sgonfiarsi e sparire delle primarie del Pdl. Milioni di persone da una parte che scelgono il candidato premier e, dall’altra, lotte intestine e il ritorno, l’ennesimo, del padre padrone che cancella le consultazioni sono manna dal cielo per lo schieramento di centrosinistra. A patto però che anche il ballottaggio vada bene. Polemiche, veleni, ressa ai seggi e liti rimanderebbero un’immagine tutt’altro che positiva di Pd e soci.

“Ora la vera paura è che domenica esploda un gran caos ai seggi, perché con oltre 6 milioni di persone incollate l’altra sera in tv non sarebbe strano se arrivassero entro stasera 200 mila richieste di nuove iscrizioni: che verranno quasi tutte cestinate perché ‘chi può giustificare di non aver avuto tempo di registrarsi on line nei 21 giorni precedenti al primo turno?’. Molti potrebbero però non demordere ed ecco profilarsi lo spettro di file ai gazebo di aspiranti elettori infuriati per esser rimandati indietro e l’immagine vincente del Pd che va in frantumi”, scrive La Stampa.