Banca svizzera complice degli evasori, Usa la fanno chiudere. Ed è solo la prima

di Riccardo Galli
Pubblicato il 6 Marzo 2013 - 15:05| Aggiornato il 6 Settembre 2022 OLTRE 6 MESI FA

BERNA – Chiude i battenti la più antica banca privata della Svizzera, stroncata da una maxi multa comminata dagli Stati Uniti perché rea di aver aiutato gli evasori fiscali a stelle e strisce. La Wegelin, questo il nome dell’istituto bancario in questione, aveva già messo in salvo dipendenti e parte delle attività cedendole ad un’altra società. Danni contenuti quindi, ma la sentenza che condanna di fatto alla chiusura una banca svizzera per evasione è in ogni caso una sentenza storica perché potrebbe essere la prima di una lunga serie.

A differenza di quello che accade in Italia, l’evasione fiscale è in molti paesi del mondo un reato non grave ma gravissimo e gli evasori sono considerati alla stregua dei peggiori delinquenti. Abitudine esotica per noi che siamo ormai assuefatti all’idea che non pagare sia sinonimo di furbizia e che al massimo, evadendo, rischiamo una multicina e nulla più. Eppure qua e là per il globo anche le pene per gli evasori fiscali e per chi li assiste sono assai dure e salate. Negli Usa ad esempio, teatro di questa vicenda, i cittadini che non pagano le tasse non è raro che finiscano dietro le sbarre. Ma non si limitano le autorità giudiziarie statunitensi a perseguire i singoli disonesti. Hanno da un po’ di tempo i giudici americani preso l’abitudine di prendersela anche con gli istituti bancari che l’evasione, di fatto, aiutano.

Ed è qui che entra in gioco la Wegelin, la banca svizzera fondata 272 anni fa e che a breve chiuderà i battenti. L’istituto elvetico ha annunciato che “fra breve sarà chiusa l’attività bancaria” e che “le rimanenti attività saranno gestite da una società creata ad hoc”. Una chiusura non figlia della crisi ma prodotto della condotta disonesta dell’istituto svizzero. Condotta che ha “fruttato” alla Wegelin una multa da 74 milioni di dollari (57 milioni di euro). Una condanna inflitta da un giudice di New York che ha ritenuto la Wegelin colpevole di aver aiutato la propria clientela ad evadere la bellezza di 1 miliardo e 200 milioni di dollari. Colpevolezza ammessa dalla stessa banca che, conscia del rischio che correva, ha dirottato dipendenti e attività meno rischiose su un altro istituto, il Notenstein, rilevato poi a sua volta dalla banca Reiffesein Schweiz.

Fine ingloriosa dunque per l’istituto fondato nel 1741 che apre la strada ad altre sentenze simili. È questa l’opinione dell’avvocatura generale dello stato di New York che ha annunciato con orgoglio come questa fosse la prima sentenza di questo genere e opinione condivisa da diversi analisti che prevedono che dopo la Wegelin la scure della giustizia americana colpirà ancora. Sentenza che, infine, ha richiamato l’attenzione di molti paesi che come gli Usa hanno dichiarato guerra ai paradisi fiscali, primo fra tutti la Germania che da poco ha bocciato un accordo che avrebbe fruttato a Berlino diversi miliardi di euro ma salvato, di fatto, gli evasori tedeschi garantendo loro l’anonimato.

A leggerle dall’Italia sembrano cronache marziane, eppure in alcuni buffi paesi del mondo succede anche questo: evasori in galera e banche complici costrette a chiudere.