Conto corrente costa più 36% in due anni. Paghi banca anche per pagare il mutuo

di Riccardo Galli
Pubblicato il 21 Gennaio 2013 - 16:03 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Negli ultimi due anni, da fine 2010 a fine 2012, le banche italiane hanno aumentato i costi dei conti correnti del 36%, a fronte di un’inflazione certificata del 5.7%. Cioè, al netto dell’inflazione, gli istituti bancari hanno presentato ai correntisti italiani un conto più caro del 15% ogni anno per la gestione dei conti correnti. Le commissioni bancarie, che a dicembre 2010 pesavano sull’estratto conto dell’ultimo mese dell’anno per 159 euro, a dicembre scorso sono arrivate e 217 euro, più 57 euro in soli due anni.

I calcoli fatti dalla Bocconi per il Corriere della Sera raccontano di un’impennata ingiustificata dei costi dei conti correnti bancari. Ingiustificata perché assolutamente sproporzionata rispetto all’aumento medio del costo della vita e senza alcuna giustificazione che potrebbe derivare da un pari aumento o miglioramento dei servizi offerti. Aumento che in sostanza sembra essere il prodotto della volontà delle banche di scaricare le loro difficoltà, o almeno parte di esse, sui correntisti. Ma se le difficoltà economiche degli istituti bancari si possono arginare o forse contenere con un maggior prelievo sui conti correnti, certo questa politica non aiuterà a superare le difficoltà ‘di immagine’ che le banche hanno oggi in Italia e nel mondo.

Negli ultimi due anni è stata apposta una gabella praticamente su ogni tipo di ipotizzabile azione fatta attraverso il conto corrente e, laddove l’operazione era già costosa, il costo è stato aumentato, a volte raddoppiato. I correntisti italiani pagano oggi anche per pagare la rata del muto, pagano cioè per pagare, per consentire alla banca di prelevare dei soldi su un conto corrente devono versare una commissione alla banca stessa. In altre parole il classico signor Rossi, titolare di un conto corrente nella banca “X”, che alla stessa banca deve ogni mese 100 euro per un mutuo o un finanziamento, deve versare ad ogni rata alla suddetta banca “X” un obolo da un euro e mezzo perché la banca prenda prelevi dal denaro che lei stessa ha in gestione quello che il signor Rossi le deve. Ma questo è solo l’esempio più clamoroso e il Corriere della Sera fa un lungo e dettagliato elenco dei costi che oggi siamo costretti a pagare:

“Il canone della carta di credito, salito in media nei conti ordinari da 30 a 36 euro, e quello della carta Bancomat, passato da 10 a 15 euro; il pagamento delle bollette: per saldare la Telecom allo sportello (operazione da evitare sempre), la commissione media è aumentata da 2 a 2,50 (due euro e mezzo per pagare il telefono!). E ancora, non si dia per scontato che l’online non costa: per pagare via web la bolletta del gas dell’Eni ci vogliono ormai in media 1,5 euro (era a un euro). In più ci sono i finanziamenti: per la rata del mutuo preparatevi a una spesa extra di 1,5 euro al mese (era zero in gran parte delle banche), e per quella del prestito la commissione è salita da un euro a 1,5. La spesa più elevata restano però i bonifici in filiale, in media ormai a 4 euro (dai 3,5 del dicembre 2010) se su altra banca e a 3,5 euro (da 2) su stessa banca. E per prelevare al Bancomat su una banca diversa dalla propria si continua a pagare in media 2 euro. Per l’Imu, infine, la ‘sovrattassa’ bancaria è di 3 euro, come quando c’era l’Ici”.

La somma dei singoli aumenti porta ad un conto finale più pesante di un terzo per gli italiani che cominciano a vedere il conto corrente come un lusso. Oltretutto, segnala ancora lo studio della Bocconi, nello stesso periodo di tempo la forbice dei tassi si è spalancata. “Era dello 0,10% (già quasi nullo, quindi) il rendimento medio di un conto corrente ordinario nel 2011, è crollato allo 0,02%. Come dire che, per guadagnare un euro al netto delle tasse, bisogna lasciarne depositati sul conto 6 mila. Al contrario, il tasso passivo è schizzato dal 12,5% al 18%”.