Benevento, Messina città colera. Prossima acqua a chi tocca?

di Riccardo Galli
Pubblicato il 29 Ottobre 2015 - 15:48 OLTRE 6 MESI FA
Benevento, Messina città colera. Prossima acqua a chi tocca?

A Messina secchi d’acqua come scorta

ROMA – Per giorni qualche stanco e marginale resoconto su mezza città invasa dal fango. Poi più niente, chissà come stanno ora a Benevento, non fosse stato per il passa parola mediatico/spontaneo salvare il pastificio Rummo, forse neanche ce la porremmo la domanda. Infatti cos’è, dove sta Benevento e che sarà mai accaduto laggiù? E’ accaduto che è venuta giù la pioggia. Evento che ormai in Italia coincide di fatto o somiglia per gli effetti ad una scossa di terremoto o ad un focolaio di pestilenza.

E’ venuta giù la pioggia e a Benevento ha portato un bel pezzo di montagna in gita in città. Sotto forma di fango la montagna si è fatta una passeggiata tra strade, raccordi, edifici, quartieri e fabbriche. Qua e là la montagna divenuta fango si è trovata bene in città e ha scelto di prolungare il soggiorno. Nel frattempo gli umani spazzavano, raschiavano, maledicevano. Maledicevano tutti. Anche un po’ se stessi. Perché qualcuno lo sa a Benevento che se quella montagna scivola giù ormai ogni volta che piove non è colpa della pioggia tanta o di Giove Pluvio o del destino infame…Qualcuno lo sa anche a Benevento che se ci piazzi sopra il cemento, se piazzi il cemento sopra i corsi d’acqua e sui pendii che altro vuoi che accada quando piove? Accade che i fiumi esondano e la città si allaga e la vita degli umani s’infanga.

Benevento è stata per molti giorni una città colera. Colera nel senso che ogni cosa poteva accadervi, ogni rottura delle garanzie, delle cose certe e sicure in una città occidentale contemporanea è stata per molti giorni probabile, possibile. Energia elettrica a singhiozzo e non in tutta la città. Rifornimenti idrici improvvisamente a singhiozzo e non senza rischi per la salute. Inagibilità di fatto di servizi essenziali come scuole e ospedali…

Per qualche giorno Benevento è stata città colera, le sta dando il cambio Messina. Anche a Messina, guarda un po’, è novembre, autunno. Anche in Sicilia e su Messina di questa stagione vien giù la pioggia. E con la pioggia, come ormai è regola, vien la frana. E con la frana vien giù l’acquedotto. E se vien giù l’acquedotto e non lo si ripara, inevitabilmente vien giù l’organizzazione civile, lo stesso viver civile. A Messina da giorni sono chiuse scuole e uffici e gli ospedali son lazzaretti al limite della igienica praticabilità. A Messina da giorni la gente va a prendere acqua per vivere dalle autobotti all’Autoparco o al Gazometro. A Messina da giorni si danno indicazione, poche, su dove e quando verrà la distribuzione d’emergenza del’indispensabile per vivere.

E a Messina continuerà così per altri…quattro, cinque, sei giorni? Le autorità non sanno dire. Una siciliana sul sito del Corriere della Sera commenta con tanta e storica ragione: “La vasca nella casa di un siciliano non manca mai, prima o poi la userai per raccogliere l’acqua…”. Non c’è altro da fare laggiù che attendere. Aspettare mentre non si va a scuola, non si va negli uffici, l’acqua è razionata. E’ la sorte delle città colera dove l’impianto base della vita civile vien giù quando accade qualcosa di eccezionale. Ad esempio, piove.