Se (anche) Grillo finge…Impeachment per tutta la politica?

di Riccardo Galli
Pubblicato il 31 Ottobre 2013 - 14:23 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – “Non si può fingere per convincere”, scrive Aldo Cazzullo sul Corriere della Sera. Assioma nel titolo di prima pagina che diventa domanda, interrogativo a pagina 44. Il riferimento è, più o meno ovviamente, a Beppe Grillo e al MoVimento5Stelle e, soprattutto, alle parole dette proprio da Grillo ai “suoi” cittadini eletti: “Noi siamo populisti veri. L’impeachment del Presidente della Repubblica ad esempio è una finzione”. Populismo e finzione, politica, assurte a valori da che erano critica e oggetto di strali. Ma il populismo, le piccole bugie e le mezze verità possono essere rivendicate e possono, cosa più importante, essere fondamenta di quel nuovo e di quel risanamento che i 5 Stelle reclamano?

Come lo stesso Cazzullo sottolinea, “che il capo di un partito pratichi la finzione, vellichi gli istinti degli elettori, si lanci in battaglie impossibili da vincere ma utili per far passare un messaggio o incassare un dividendo, non può scandalizzare: l’hanno fatto in molti, lo fanno, lo faranno. Colpisce però che a teorizzare un simile metodo sia il leader che ha fatto della trasparenza la sua parola d’ordine, e si è presentato come l’outsider in grado di smascherare i giochi, le trame dei politici di professione”. Ed è proprio questo il punto, l’anomalia alla base dell’interrogativo “si può fingere per convincere?”.

La risposta a questa domanda è certamente sì, si può fingere. Governano in realtà tutti così. E non solo e non soltanto nel senso che i politici mentono, dicono deliberatamente bugie, fanno promesse che non possono mantenere mistificando la realtà per un loro tornaconto. Passi ad esempio la bugia che porta voti ma, a differenze di queste “finzioni” che per la democrazia non sono un bene, esistono altre “finzioni” che della democrazia fanno parte. E sono proprio le “finzioni” cui Grillo accenna, quelle dette per un tornaconto sì, ma non personale. La “bugia” sull’impeachment è una bugia molto politica, uno strumento di pressione sull’attuale governo, un segnale agli elettori su quale è la strada che il M5S intende perseguire. Di bugie come questa la politica è piena e sono, al governare, quasi connaturate. Anzi, leviamo anche il quasi.

Paradossalmente è però proprio Grillo quello che meno di altri può “fingere per convincere”. E le ragioni sono quelle citate da Cazzullo. E’ Grillo ad essersi proposto come cosa altra, come moschettiere della trasparenza ad ogni costo, come nemico giurato della politica “classica” e delle trame di potere.

Sorge però a questo punto un altro interrogativo. Assodato che per convincere non solo si può, ma in alcuni casi si deve fingere, e stabilito che Grillo sarebbe forse l’unico a non doverlo fare, ci si deve domandare come fa l’ex comico a rivendicare il suo essere populista. Prima ancora infatti di analizzare il carattere positivo o negativo del citato populismo, va sottolineato che è questo, il populismo, uno delle forme più classiche della politica classica. Una delle sue espressioni non migliori probabilmente, ma certamente nulla di nuovo e nulla che abbia a che fare con la tanto da Grillo sbandierata trasparenza.

I populismi hanno prodotto come leader personaggi quali Peron e Menem in Argentina o, più vicino a noi, statisti del calibro di Silvio Berlusconi. Cosa c’è di buono, e di nuovo, in questo? Tradizionalmente il populismo, pur facendo molta presa sull’elettorato, da cui la definizione “populista”, ha dato come risultato corruzione e mal governo. Ha incarnato, in altre parole, esattamente quel “peggio” della politica che i grillini hanno sempre dichiarato di voler spazzare via. Pensano ora di farlo “dall’interno”?

“Essere populisti – scrive ancora Cazzullo – non significa fare gli interessi del popolo. Significa assecondarne le pulsioni, liberare il linguaggio dell’insulto e della minaccia, rinfocolare il falò della rabbia che tutto brucia senza distinguere il capace e l’incapace, l’innocente e il colpevole, il meritevole e il barone. Significa vellicare il gigantesco piagnisteo che trova nelle difficoltà quotidiane varie motivazioni , ma rappresenta la reazione più inutile e a lungo andare controproducente”.

Giusto quindi interrogarsi sulla natura di un MoVimento, una realtà politica votata da circa otto milioni di italiani. Giusto, comprensibile e anche doveroso. Ma forse, ad interrogarsi sulla natura del MoVimento5Stelle, dovrebbero essere proprio i grillini, quelli che Grillo votano e con Grillo sono stati eletti. Domandandosi loro: possiamo noi fingere per convincere?