Berlusconi condannato ma non espulso: il “pareggio” in Cassazione

di Riccardo Galli
Pubblicato il 30 Luglio 2013 - 15:05| Aggiornato il 1 Agosto 2013 OLTRE 6 MESI FA
berlusconi ghedini tribunale

Berlusconi e Ghedini in triubunale (foto Lapresse)

ROMA  – Silvio Berlusconi, si avvicina la sentenza in Cassazione per il processo Mediaset. Secondo Repubblica il verdetto potrebbe arrivare già oggi, mercoledì 31 luglio. Tesi sposata anche dall’Ansa che in un lancio delle 9:30 del mattino scrive

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 Potrebbe arrivare in serata il verdetto della Sezione feriale della Cassazione sul processo Mediaset. In base alle previsioni di fonti della Suprema Corte, se il collegio si ritirasse in camera di consiglio attorno alle 16 pomeridiane, avrebbe il tempo necessario per emettere la decisione. Per quell’ora dovrebbero terminare le arringhe dei difensori degli imputati.

In ogni caso il pronunciamento è atteso entro il primo agosto. Sulla Stampa è soprattutto tempo di previsioni su come andrà a finire. E cresce la possibilità di un “pareggio”. Ma come?

L’ipotesi la si può leggere tra le righe di due articoli de La Stampa, l’uno firmato da Paolo Colonnello e l’altro da Maria Corbi. E l’ipotesi è che vada a finire con Berlusconi condannato ma non espulso: condannato per evasione fiscale e quindi con la fedina penale irrevocabilmente macchiata, pubblico e riconosciuto colpevole di reato. Ma non espulso ora dal Parlamento e domani dalle elezioni perché la sanzione della interdizione dai pubblici uffici non scatterebbe, non sarebbe erogata. “Pena più bassa, niente interdizione, il governo non cade, Berlusconi comunque condannato” le ultime righe di Maria Corbi. “Un colpo al cerchio e uno alla botte, soluzione all’italiana che forse accontenterebbe tutti” conclude Paolo Colonnello. Infatti si può vincere anche pareggiando, e persino perdendo. E chi, meglio del presidente di un club vittorioso come il Milan, potrebbe saperlo? Ovviamente nessuno e, nel tanto atteso giorno dell’approdo del processo per i diritti Mediaset in Cassazione, la strategia difensiva del Cavaliere sembra, seguendo il paragone calcistico, puntare ad un pareggio fuori casa: una sentenza di condanna ma senza interdizione dai pubblici uffici.

Franco Coppi, l’avvocato di Silvio Berlusconi, appare sicuro. Se la Suprema Corte gli darà ragione, lo sapremo domani 31 luglio. A meno di rinvii, s’intende. Tre sono le possibilità che si aprono da oggi, 30 luglio, per l’ex premier di fronte alla Cassazione chiamata a pronunciarsi sulla sentenza “Mediaset”: conferma della condanna, assoluzione totale o rinvio in appello. Se la conferma della condanna sarebbe per Berlusconi, ovviamente, una sconfitta e, l’assoluzione una vittoria, il rinvio è quella via di mezzo, quel pareggio che potrebbe assomigliare ad una vittoria.

In caso di condanna il Cavaliere potrebbe chiedere l’affidamento ai servizi sociali o andare ai domiciliari e, cosa per alcuni versi più significativa, decadere da senatore e divenire incandidabile per le future elezioni.

Di contro, l’assoluzione, significherebbe fine dell’incubo e, per usare parole pidielline, dell’accanimento giudiziario contro l’ex premier. Meno scontate sono invece le ricadute pratiche di un rinvio. Tra prescrizioni, nuove sentenze, ricorsi ed altro, l’avvocato Coppi sembra convinto di aver trovato il grimaldello, il cavallo di Troia in grado di salvare i classici capra e cavoli.

Spiega Maria Corbi su La Stampa:

“la difesa punta ad una tesi subordinata (ed è la novità) per ottenere se non l’annullamento pieno almeno quello con rinvio. Coppi spiegherà ai giudici che la sentenza di condanna ha in sé un ‘abuso di diritto’, ossia l’applicazione dell’articolo 2 della legge 74 del 2000 sui reati tributari (dichiarazione fraudolenta) invece dell’articolo 4 (dichiarazione infedele). (…) Articolo 4 e non articolo 2 che ha fatto sì che la condanna fosse più alta e comprensiva della interdizione dai pubblici uffici. E se la Cassazione accogliesse questa tesi subordinata potrebbe annullare la sentenza con rinvio. E il giudice del rinvio dovrebbe uniformarsi al principio di diritto affermato dalla Cassazione (articolo 4 e non articolo 2) e riformulare la pena. (…) Pena più bassa, niente interdizione”.

Una formula che, al di là della sua valenza giuridica, potrebbe far contenti tutti. Sia quelli che “tifano” per un Berlusconi condannato, che vedrebbero la condanna divenir definitiva macchiando la fedina penale dell’ex inquilino di palazzo Chigi, sia coloro che sono invece “innocentisti” e che vedrebbero un Cavaliere condannato sì ma libero come politico. I legali di Berlusconi hanno promesso che oggi non chiederanno rinvii e che quindi già domani si potrebbe avere il pronunciamento della Suprema Corte o al massimo giovedì ma, si sa, quando c’è di mezzo l’ex premier le sorprese sono sempre dietro l’angolo.