“Un milione via dal conto? Non me ne accorgo..”. L’insaputa di Marina Berlusconi

di Riccardo Galli
Pubblicato il 25 Luglio 2012 - 15:03 OLTRE 6 MESI FA
Marina e Silvio Berlusconi (LaPresse)

PALERMO – Che “papino” avesse prelevato da un conto anche a lei intestato, in due tranche, un milione e centodiciassette mila euro, Marina Berlusconi non sapeva nulla. Non ricordava nemmeno di averlo quel conto. E’ abitudine di papà Silvio cointestare alcuni depositi ai figli, per qualunque necessità: le vacanze con gli amici, i libri di scuola…perfino pagare, si stenta a credere, per via più o meno diretta Cosa Nostra (parole e tesi non nostre e di cui è legittimo dubitare, ma parole della sentenza della Corte di Cassazione). Un pagamento a sua insaputa dunque, un po’ come l’acquisto della casa romana dell’ex ministro Claudio Scajola o le ristrutturazioni di casa Bossi. Scajola resta il padre di tutti gli “insaputisti”, Marina Berlusconi va ad arricchire la folta genia ed allungare la casistica di questa singolare categoria che va sempre più ingrossandosi.

Che la famiglia Berlusconi sia ricca, anzi straricca, non è né un segreto né una colpa. Capita evidentemente in famiglie così, fortuna loro, che possa sfuggire un movimento di oltre un milione di euro su un proprio conto corrente. Anche se l’assoluto candore con cui Marina ha sostenuto davanti ai pm di Palermo, che le chiedevano lumi su quel fiume di denaro che da quel conto intestato a lei e a suo padre Silvio era stato dirottato verso Dell’Utri, di non sapere nulla né del conto né dei bonifici, più che ad una manager quale Marina Berlusconi è, si adatta meglio ad un profilo genere Paris Hilton.

L’avvocato Niccolò Ghedini, che ha accompagnato la primogenita di casa Berlusconi davanti ai magistrati, alla fine dell’interrogatorio ha commentato: “Nella sua veste di persona offesa e informata sui fatti, ha risposto esaurientemente a tutte le domande”. La penseranno così anche i pm? Probabilmente no. Difficile credere che la tesi “del conto non sapevo nulla” possa essere ritenuta, per quanto vera, esauriente. Così come la spiegazione che Marina ha dato dei milioni di euro, circa 40, dati negli anni da suo padre a Dell’Utri: finanziamenti e retribuzioni versati ad un amico perché così papà Silvio voleva. Decisioni prese certo dal cavaliere e non da Marina, come lei stessa ha raccontato, ma è credibile che lei non abbia mai chiesto al padre conto di quei movimenti? Ognuno è libero di fare con i suoi soldi, nei limiti della legge, quello che vuole. E di non renderne conto a nessuno, figli compresi. Ma anche in una famiglia stile Beautiful come quella Berlusconi appare singolare che nessuno chieda al capofamiglia “come mai diamo ogni anni milioni di euro a Dell’Utri?”. Evidentemente, ad Arcore, sono tutti molto riservati o giudicano il denaro un argomento volgare visto che, Marina, non solo non ha mai chiesto spiegazioni ma nemmeno sapeva di essere cointestataria di un conto milionario.

Grande riservatezza che confina però con grande sbadataggine e leggerezza. Non avere nozione di movimenti milionari su un proprio conto corrente è parente prossimo del non avere nozione di acquisti di casa a proprio nome o di ristrutturazioni edili pagate con i soldi di non si sa chi. Nel Pdl e intorno al Pdl sembra che si vada diffondendo la sindrome dei fatti “a mia insaputa”. A Scajola fu comprata una casa, o almeno una parte di essa, a sua insaputa. Lo sostenne lui in prima persona, non sapeva che alcuni personaggi gli avevano pagato parte dell’immobile. Che fortuna certo, ma anche che leggerezza nel fare le cose. Così come Bossi, Umberto, che scoprì dai giornali che alcuni lavori di ristrutturazione della sua casa di Gemonio erano stati pagati con i soldi della Lega, rigorosamente a sua insaputa. Un po’ come quando al bar andate a pagare il caffè preso con gli amici e la cassiera vi dice che ha già fatto un vostro collega. Solo che un caffè pagato a nostra insaputa è un fatto normale, una ristrutturazione, una casa o un paio di bonifici da alcune centinaia di migliaia di euro no. Almeno per noi comuni mortali.