Berlusconi non paga mai, Tribunale svela bugia degli 11 milioni

Rberlusconi561OMA – Per Silvio Berlusconi una “semplice riga potrebbe aprire un’autostrada”, due parole per sancire l’irretroattività della legge Severino spianerebbero la via del governo mettendolo al sicuro da future crisi. Su questa autostrada però, seguendo l’immagine scelta dal Cavaliere, si intravede un Tir rovesciato che blocca il passaggio. E il Tir in questione sono gli 11 milioni di euro che l’ex premier ha detto di aver saldato al fisco ma che, come si apprende dalla motivazioni della riformulazione della sentenza d’Appello, in realtà allo Stato non sono mai stati versati. O anzi, il Tir, più che gli 11 milioni è l’ennesima bugia svelata targata Berlusconi.

“I giudici rilevano che Berlusconi – scrive Paolo Colonnello su La Stampa -, diversamente da quanto avevano sostenuto i suoi avvocati fuori dall’aula, in realtà non ha ancora pagato gli 11 milioni dovuti al Fisco aderendo alla conciliazione extragiudiziale ma si è limitato a produrre “una mera proposta di adesione” con l’Erario che prevede una rateizzazione dei soldi che il Cavaliere avrebbe dovuto versare al fisco per ottenere un ulteriore sconto sulle pene accessorie: documentazione che non costituisce un presupposto per fruire di un trattamento premiale”.

Passaggio questo riportato anche dal Corriere della Sera e da altri organi di stampa, ma passato in secondo piano rispetto alle dichiarazioni pidielline secondo cui, nelle nuove motivazioni, ci sarebbe stata la conferma che la legge Severino non può essere applicata a questo caso. E passaggio che, lo stesso ex premier, ha omesso o forse solo dimenticato di commentare. E’ vero che ai giudici mai è stato ufficialmente dichiarato il saldo del debito fiscale, ma alle telecamere Ghedini e soci si erano affrettati a sbandierarlo.

Così ieri il Cavaliere ha scelto di rivolgersi e tirare in ballo direttamente l’attuale premier Enrico Letta: “con una riga può aprire un’autostrada”. Chiarendo cioè la non applicabilità della legge Severino, quella che prevederebbe tra l’altro la decadenza da parlamentare di Berlusconi, si guadagnerebbe eterna (forse) riconoscenza. Riconoscenza che prenderebbe la forma della stabilità e di una sorta di pax governativa. Una proposta che, tradotta, suonerebbe come “tu salvi il mio seggio e io ti lascio governare sereno”.

La risposta di Letta non ha tardato ad arrivare. Il premier, intervistato questa mattina a Radio Anch’io, ha precisato: “La risposta è nel voto del 2 novembre. Il Parlamento mi ha dato la fiducia con largo consenso. Il pilastro di quel discorso era che l’Italia ha bisogno di ripresa, di stabilità, e che ci sia separazione tra singole vicende giudiziarie e il destino del governo. E il Parlamento – ha sottolineato Letta – ha dato larga fiducia a quel discorso”.

E come dar torto all’attuale premier, specie alla luce di quegli 11 milioni spacciati come versati e scoperti ora come mancanti? Come fidarsi infatti di un Berlusconi che dice tutto e il contrario di tutto. Abitudine vecchia per carità, ma ancora una volta confermata all’insegna de “il lupo perde il pelo ma non il vizio”.

Li deve Mediaset, non lui, la parziale giustificazione che arriva da ambienti vicini al Cavaliere. Sarà anche vero ma Mediaset, di chi è? E soprattutto, perché se li deve l’azienda i legali di Berlusconi hanno spavaldamente dichiarato di aver pagato tutto quando questo non rispondeva al vero?

A prescindere dal fatto che sarebbe probabilmente ingiusto salvare uno per garantire la governabilità, anche ragionando in termini di real politik appare l’offerta del Cavaliere poco appetibile. Se oggi infatti anche si potesse e decidesse di salvarlo dalla Severino e dalla decadenza, come si potrebbe star certi che, domani, non tornerebbe a minacciare il governo?

 

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