Chiesa cattolica, 4 secoli di schiavismo: africani uomini solo nel 1839

di Riccardo Galli
Pubblicato il 13 Novembre 2017 - 12:08 OLTRE 6 MESI FA
vaticano-ansa

La basilica di San Pietro, simbolo della Chiesa Cattolica (foto Ansa)

ROMA – La Chiesa di Roma sfruttatrice di esseri umani, schiavista e negriera. Al punto da riconoscere agli africani lo status di uomini solo negli anni ’30 dell’ottocento. Dopo l’Inquisizione, l’evangelizzazione forzata e altri storicamente discutibili capitoli della sua storia la Chiesa cattolica torna a mostrare una faccia che mal si accosterebbe alla sua vocazione divina. Che il potere temporale dei Papi e della Chiesa non fosse la rappresentazione del Paradiso in Terra è un dato ormai abbastanza assodato. Ma che la Chiesa cattolica per quattro secoli sia stata tutt’altro che estranea allo schiavismo, questo non è nella comune percezione. Eppure…

 

Ora però un prete di origine africana aggiunge una nuova oscura pagina alla non edificante storia dello Stato Pontificio che, secondo la minuziosa ricostruzione storica, per ben quattro secoli non solo non fece nulla contro lo schiavismo, ma anzi si rese partecipe di quella che secondo alcuni – con i suoi 80 milioni di morti – è la più grande strage della storia umana. Autore dello studio è padre Pius Adiele Onyemechi, origini nigeriane ma guidato da una teutonica precisione nella ricerca storiografica, visto che da anni esercita in Germania, nella regione del Baden- Württemberg, tanto che ha condotto le sue indagini dedicando 5 ore esatte al giorno alla ricerca negli archivi.

E mettendo insieme i documenti scovati negli archivi vaticani e di altre parti del mondo ha ricostruito una verità storica sinora ignorata. Probabilmente perché volutamente occultata. E un esempio ne è la sparizione di alcuni documenti relativi a Papa Innocenzo XI Odescalchi (1676-1689) che dimostravano come possedesse schiavi e fosse in affari con mercanti negrieri. I documenti che lo provavano, pubblicati nel 1887, sono poi svaniti nel nulla. Ma Innocenzo XI non era quel che si dice una mosca bianca e di documenti che raccontano di una Chiesa parte attiva nel commercio degli schiavi ce ne sono diversi. Sia poi detto per inciso, Papa Innocenzo XI è stato niente meno che beatificato nel 1956.

“La Chiesa” – spiega il religioso nel suo libro ‘The Popes, the Catholic Church and the Transatlantic Enslavement of Black Africans 1418-1839 (pp. XVI/590., €98 Olms, 2017)’ – “ha abusato del passo biblico contenuto nel capitolo 9 della Genesi”, in cui si afferma che tutti i popoli della terra discendono dai figli di Noè: Sem, Cam e Iafet. Dopo il diluvio, Cam rivelò ai fratelli di aver visto il padre giacere ubriaco e nudo e per questo fu maledetto, insieme a tutti i suoi discendenti, da Noè. La Chiesa allora affermò che gli africani sarebbero i discendenti di Cam gettando le basi ‘morali’ e poi giuridiche per la legittimazione della riduzione in schiavitù di tutti i popoli africani. Tanto che Pio IX, ancora nel 1873, inviterà tutti i credenti a pregare affinché sia scongiurata la maledizione di Noè pendente sull’Africa. Preghiere a parte però, molto più prosaicamente, da questa lettura della Bibbia la Chiesa e i religiosi traevano beneficio economico.

Qualche esempio: i missionari portoghesi e soprattutto i gesuiti compravano gli schiavi per impiegarli nelle loro piantagioni in Brasile e nel Maryland. Inoltre per i loro ‘commerci’ avevano una loro nave negriera personale, che trasportava la merce umana dall’Africa verso il Brasile. Don Onyemechi cita il contratto con cui nel 1838 il Provinciale dei Gesuiti del Maryland, Thomas Mulledy, vendette 272 schiavi africani. Prezzo: 115.000 dollari l’uno. A metà del XV secolo il portoghese Niccolò V concesse poi al suo Paese di origine il diritto di evangelizzare, conquistare e deportare “in schiavitù perenne” gli africani, bollati come nemici della Cristianità insieme ai saraceni. I successori Callisto III, Sisto IV, Leone X e Alessandro VI non fecero altro che confermare e ampliare i diritti concessi al Portogallo. Altri Pontefici (Paolo III, Gregorio XIV, Urbano VIII, Benedetto XIV) nelle loro Bolle ufficiali si schierarono invece contro la schiavitù degli Indiani d’America, ma non contro quella degli africani.

La concessione di Niccolò V rappresenta in qualche modo la data d’inizio dello schiavismo cristiano, e nei decenni a seguire i mercati simili, che portavano uomini in schiavitù da parti del mondo che non fossero l’Africa, andarono anche per questo via via estinguendosi. Ci vorranno quattro secoli, quattrocento anni perché la visione delle cose della Chiesa di Roma cambi, almeno ufficialmente. “Solo nel 1839 la Chiesa ha riconosciuto gli africani come esseri umani al pari di tutti gli altri”, ricorda lo storico di origine nigeriana che conclude la sua indagine proprio con la Bolla di Gregorio XVI, arrivata quando i commerci di schiavi erano stati già aboliti da quasi tutti gli Stati.

Prima per secoli la Chiesa cattolica aveva negato di fatto la condizione piena di esseri umani agli africani, ai neri, ai negri. E nel 1839 la Chiesa e il vaticano arrivano buon ultimi. La Gran Bretagna aveva dichiarato illegale il traffico di schiavi nel Settecento e tutti gli Stati europei lo avevano fatto tra il 1807 e il 1818. Per dire che la pelle nera era umana come quella bianca Chiesa e Vaticano ci hanno riflettuto sopra un mezzo secolo in più degli Stato che erano stati schiavisti.