Clandestini: dimezzate le espulsioni e crollo dei respinti alle frontiere, meno 80%

Pubblicato il 29 Aprile 2011 - 14:48 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Pattugliamenti del mare, cannonate, legge Bossi Fini ed espulsioni. Il “fora da le ball” di bossiano conio, dati alla mano, si rivela essere persino meno di una dichiarazione d’intenti, una battaglia contro i mulini a vento più che una rivoluzione e un giro di vite nella gestione dell’immigrazione clandestina. La percentuale di espulsi sul totale degli immigrati irregolari, dal 1999 al 2009, è passata dal 64% al 34.7%. E tutti i dati, che siano raccolti dall’Istat, dalla Caritas o dall’Ocse, indicano la stessa tendenza: le frontiere italiane sono sempre più a maglie larghe.

La battaglia dei governi Berlusconi e in particolare della Lega contro l’immigrazione, almeno a livello mediatico, si sono sempre concentrate sull’azione di contrasto agli sbarchi di clandestini. Peccato che con le cosiddette carrette del mare arrivi in Italia solo il 5% degli immigrati regolari. Questo si sapeva come si sapeva che la maggior parte dei clandestini arrivano comodamente in aereo o al massimo via terra. Ma anche il dato dei respingimenti alle frontiere, che dovrebbe appunto riguardare la maggior parte degli immigrati che arrivano nel nostro paese, anche se lo fanno senza le telecamere dei Tg e in condizioni meno miserevoli, mostrano numeri decrescenti. I respinti alle frontiere sono stati 20.547 nel 2006, 11.099 nel 2007, 6.358 nel 2008 e 4.298 nel 2009. E i casi sono due: o arrivano sempre meno immigrati o sempre più riescono ad entrare. Viene da chiedersi allora qual è il senso della tanto sbandierata lotta all’immigrazione che tutti i governi di centro destra hanno cavalcato con forza. Se arrivano meno clandestini non c’è un’emergenza da combattere o, di contro, se sempre più sfuggono ai controlli, la politica del Governo registra una forte discrepanza tra il dire e il fare.

Negli ultimi anni è anche calata la percentuale degli espulsi tra gli immigrati transitati per i Cie. Nel 2006 era stata del 68% e, nel 2009, solamente poco più di un immigrato su tre di quelli ospitati nei Cie è stato espulso. E se nel 2009 la maggioranza dei respingimenti è avvenuta in aeroporto, con 2.719 persone rimandate a casa, seguiti dai respingimenti sulle coste, 911, solo 688 immigrati sono stati fermati lungo le frontiere di terra italiane. Ma è il dato fornito dalla Caritas sulla percentuale complessiva degli espulsi negli ultimi dieci anni che fotografa meglio quella che sembra una tendenza netta. Abbiamo visto che dal 64% di immigrati irregolari espulsi nel 1999 si è scesi al 34.7% nel 2009. Ma se fino al 2003 l’andamento delle percentuali di espulsioni era stato altalenante, dal 2004 al 2009 è in costante calo. Cinquantasei e otto per cento nel 2004, 45.3% nel 2005, 36.5% nel 2006, 35.8% nel 2007, 34.3% nel 2008 e 34.7% nel 2009, ultimo anno disponibile.

L’Ocse stima tra i 500mila e i 750mila il numero di immigrati che vivono in Italia senza permesso di soggiorno, senza diritti quindi e senza identità. E, tra le nazionalità più respinte, nel 2009, si piazzano in testa gli albanesi, con 471 persone rimandate a casa. Seguiti dai marocchini, 320 respingimenti, e poi cinesi e brasiliani, con 196 respinti ciascuno e, solo quinti, i tunisini con 186 persone respinte.

La crisi nel Maghreb e la conseguente ondata di profughi era ancora la da venire nel 2009, ultimo anno preso in esame dai dati in questione, ma tutti i numeri e tutte le statistiche vanno nella stessa direzione: dall’Italia si cacciano sempre meno clandestini. Non è questo il luogo per discutere se questo sia un bene o un male, ma di certo è una stranezza visto l’impegno messo, o almeno professato, dai governi che si sono succeduti alla guida del nostro paese negli ultimi anni.