Elezioni 2013 la carica dei 41. Partiti mezzi partiti e partiti nani all’imbarco

di Riccardo Galli
Pubblicato il 12 Novembre 2012 - 15:46 OLTRE 6 MESI FA
Politiche 2013, la carica delle 40 liste (infografica Corriere della Sera)

ROMA – Non si sa né come si vota e neanche chi davvero si presenta e neppure chi si allea con chi, figurarsi se si sa per fare che cosa. L’unica cosa certa è che i concorrenti saranno tanti, non sarà la carica dei 101, ma a 41 ci possono arrivare dato che a momento son 36. La carica dei 41,  sembrerebbe lo slogan per il lancio di un prossimo reality ma è la fredda cronaca di quello che ci aspetta per le prossime elezioni politiche. Saranno nel 2013 certo, verosimilmente ad Aprile. Ma con quale legge si voterà, come si dice, lo sa solo Dio. Quali saranno le coalizioni e le alleanze è ancora tutto da scoprire ma che sarà una partita affollata è già una certezza.

Secondo una proiezione fatta dal Corriere della Sera a correre alle prossime elezioni dovrebbero essere almeno una quarantina di liste. Alcune forse scompariranno da qui a 6 mesi, alcune si fonderanno ma certo altre nasceranno ed appare quindi almeno verosimile che il risultato finale dal punto di vista numerico non cambierà poi di tanto. Molto, moltissimo conterà con quale legge si andrà alle urne perché sarà proprio in base a questa che si formeranno alleanze e uniranno liste. Non ci si presenta insieme agli elettori solo per uniformità di programma e visione politica ma anche sulla base di calcoli meramente matematici.

Ci saranno, seguendo la lista del Corriere, Pd e Psi uniti, Movimento 5 Stelle e Idv. Poi gli scissionisti dell’Idv e Sel, la Lista Civica Nazionale De Magistris con i Verdi e i Radicali. L’Udeur e la Svp, il Prc e il Pdci, Sinistra Critica e il Partito Comunista dei Lavoratori. Cambiare si Può e l’Unione Valdotaine, il Veneto Stato e la Lista per l’Italia, Per la Terza Repubblica e i Moderati di Centrosinistra. E poi il Pdl e la Nuova Forza Italia, la Lista Santanchè e la Lega Nord, la Destra e la Lista Lavoro e Libertà. Fare Italia e Grande Sud, la Lega Nazionale delle Autonomie e la Costituente Liberal Democratica, Popolo e Territorio e Mrn, Forza Nuova e Dna, la Nuova Italia e Fermare il Declino, la Lista Ernesto Auci e, dulcis in fundo, la Democrazia Cristiana.

Ce ne sarà per tutti i gusti, dai “grandi classici” della politica come Francesco Storace e Francesco Rutelli agli altrettanto classici prestati alla politica come Oscar Giannino e Magdi (Cristiano) Allam, fino ad Ilona Staller, meglio nota come Cicciolina. E poi Paolo Ferrero e Oliviero Diliberto, Franco Turigliatto, Raffaele Bonanni, Massimo Cacciari e Bruno Tabacci. E ancora Giulio Tremonti e la Santanché, Silvano Moffa e Domenico Scilipoti. Non si sa come e con chi ma ci saranno tutti. Come ci saranno i grillini che il duo Grillo/Casaleggio designeranno come candidati e che, con ogni probabilità, saranno eletti.

Ci saranno tutti e saranno in tanti anche se, con l’incognita della legge elettorale, persino ipotizzare le liste è in alcuni casi un azzardo. Molte, troppe le variabili sul tavolo che porteranno a nuove aggregazioni e nuove frantumazioni. Quale sarà il destino del Pdl ad esempio è ancora un mistero. Resisterà o si sgretolerà in mille liste, e queste saranno unite, amiche o nemiche? Come un mistero è cosa il Cavaliere deciderà: creare una nuovo soggetto politico oppure no, partecipare in prima persona o meno.

Sulla carta poi il favorito sembra essere il Pd di Pier Luigi Bersani, ma molto dipenderà dalla legge elettorale che ci sarà perché questa, comprensibilmente, oltre che le alleanze influenzerà anche i risultati. Grillo e il suo Movimento 5 Stelle, con ogni probabilità, faranno il pieno di voti ma visto il loro isolamento (voluto) non potranno certo contribuire alla formazione di un governo, compito che stando alle previsioni spetterà al Pd più Sel o a un Monti bis sostenuto in primis dal Pd.

Mancano ancora alcuni mesi e le incognite sono molte, quello che appare certo è che nemmeno le prime votazioni delle Terza Repubblica riusciranno a ridimensionare il numero di soggetti politici italiani. La ipotizzabile carica dei 41 via via diventerà un Parlamento dove il più forte sarà il meno debole, dove i partiti che raccolgono sopra il 20% saranno uno o due al massimo, dove per fare una maggioranza e un governo ci vorrà il doping di un premio in seggi al primo arrivato e neanche forse basterà e dove dentro ogni piccolo bastimento di partiti dal 20 o dal 10 per cento si saranno imbarcati e affollati, e neanche tanto da clandestini, appunto in 41 e forse più che già oggi sono sul molo. Quaranta partiti e ipotesi di partito per il 60 per cento dell’elettorato, qualcosa non torna.