Elezioni: si vince con meno del 35%. Berlusconi sorpassa solo se accelera ancora

di Riccardo Galli
Pubblicato il 8 Febbraio 2013 - 15:40 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Nelle ultime due settimane di campagna elettorale poco o nulla cambierà, dicono…Dicono anche che i giochi, come si dice, “sono fatti”. E’ questa l’analisi dei sondaggisti a proposito dei loro sondaggi, che è un po’ come ascoltare l’opinione dell’oste sulla qualità del suo vino. I sondaggi, gli ultimi possibili almeno alla pubblica luce perché da domani, 9 febbraio, scatterà l’embargo sulla pubblicazione di questi dati. Dicono che nonostante il calo dell’ultimo mese la coalizione di Pierluigi Bersani arriverà prima alla Camera mentre sarà un finale al fotofinish per il Senato, con poche puntate sul fatto che i Progressisti di Bersani e Vendola facciano il bis anche a Palazzo Madama . Dicono che Mario Monti si fermerà poco sopra il 10% e non arriverà al 15 neanche con Casini e Fini. Dicono che Grillo, con il suo M5S, si affermerà come la terza forza del Paese facendo il solletico al 20 per cento. Non numeri reali ma stime, stime però che concordano più o meno tutte nell’analisi e stime che dicono che, per la prima volta, chi governerà lo farà con una percentuale di consensi mai così bassa nella storia della seconda Repubblica.

Pubblica oggi La Stampa, nell’ultimo giorno in cui è possibile farlo, una sorta di summa dei sondaggi dell’ultimo mese. Prendendo in analisi i dati forniti da tutti i principali istituti che nel campo operano. Numeri che raccontano di un generale calo del Pd, passato dal 33,4 registrato da Ipsos ed Euromedia tra fine dicembre ed inizio gennaio, al 29,5 di inizio febbraio secondo Euromedia. Stime più rosee per il partito di Pierluigi Bersani quelle fornite da altri istituti ma che comunque disegnano un trend negativo. Parabola opposta invece quella del Pdl che a fine dicembre era accreditato di un misero 15 dall’Istituto Piepoli e che ora, secondo Euromedia, ha raggiunto il 22,2. Sono questi i punti più bassi e quelli più alti registrati dai vari istituti di ricerca. Facendo una media il Pd sarebbe ora intorno al 31 e il Pdl al 21.

Dietro di loro Beppe Grillo e Mario Monti. Il primo in ascesa dopo un momento di flessione mentre il secondo appare stabile, fermo sui suoi numeri da quando è salito in campo. Il Movimento 5 Stelle era accreditato ad inizio anno di un 12 e ‘spicci’ e sarebbe ora a ridosso del 15. Numeri che lo renderebbero la terza forza politica d’Italia. Il professore invece, ad eccezione di Euromedia che ad inizio gennaio lo stimava attorno al 5/6, era dato, ad inizio anno come oggi, da tutti intorno al 10.

E poi gli alleati, Sel e Lega per Pd e Pdl, e Udc e Fli per Monti. Il partito di Vendola ha registrato un modesto ma costante calo, passando dal quasi 5 di fine dicembre al 4 di oggi mentre la Lega si è dimostrata stabile rimanendo costante intorno al 5,5. In calo anche le due “spalle” del professore con Pierferdinando Casini passato dal 5 di inizio gennaio (stima Piepoli) al 2 di oggi (stima Ispo) e verosimilmente intorno al 3 e con Gianfranco Fini dato poco sopra l’1 ad inizio anno e poco sotto oggi.

Infine i voti detti inutili da coloro che ne subiscono il danno: Rivoluzione Civile e Fare su tutti. E gli alleati “minori” di Berlusconi. Tra i primi Antonio Ingroia, sovrastimato secondo Roberto Weber presidente di Swg, passato dal quasi 5 di inizio gennaio al 4 scarso di oggi e Oscar Giannino, sottostimato, sempre secondo Weber, salito dallo 0,5 di un mese fa all’1,5 attuale. E tra i secondi Fratelli d’Italia, della triade Meloni-Crosetto-Gasparri, in un limbo costante intorno all’1,5 e la Destra di Francesco Storace in leggera flessione negli ultimi 30 giorni e data di poco sotto l’1,5.

Numeri che dicono che Pd e Sel si attestano appena sotto la soglia critica del 35% dei voti alla Camera mentre Pdl e alleati sono arrivati al 28% circa. Una distanza di 6/7 punti ora probabilmente incolmabile a causa del poco tempo ancora a disposizione e soprattutto dei pochi elettori ancora riconquistabili dal Cavaliere. Nel 2006 a Berlusconi occorsero quattro mesi per recuperare 6 punti e in questa campagna 6 punti il Cavaliere li ha già recuperati. Il recupero quindi c’è già stato e rilevante. Tra oggi e il 24 febbraio dovrebbe l’ex premier per effettuare il sorpasso recuperare tanti voti quanti ne ha riconquistati negli ultimi mesi. Ma lo dovrebbe fare avendo a disposizione meno tempo e soprattutto meno elettori ancora disponibili sul mercato elettorale. Meno perché una parte degli indecisi ha gà deciso e quindi di indecisi ne restano quantità minore, quindi percentuale maggiore da conquistare per Berlusconi per ottenere lo stesso risultato netto. Verosimile quindi ritenere che, almeno alla Camera, la maggioranza di centrosinistra sia quasi blindata. Diverso il discorso al Senato dove la partita si deciderà in alcune regioni chiave: Lombardia, Sicilia e Veneto. E se nell’ultima il Pdl appare forte di un vantaggio certo, nelle altre due i distacchi sono talmente minimi che solo all’ultimo si saprà chi la spunterà. Anche se sembra probabile che per avere la maggioranza a palazzo Madama Bersani e soci avranno bisogno dei senatori di Monti.

Un altro dato che emerge dei freddi numeri prodotti dai sondaggi è che per la prima volta nella storia della seconda Repubblica chi governerà lo farà con una maggioranza assai esigua. Scrive Roberto D’Alimonte sul Sole24Ore:

“Sarà il sistema elettorale a condizionare pesantemente l’esito del voto. Non è che questo non sia successo in tutte le elezioni della Seconda Repubblica. Ma questa volta sarà diverso. Infatti è possibile, se i dati dei sondaggi non mentono e se non ci sarà una ‘sorpresa di febbraio’, che il vincitore abbia meno del 35% dei voti. Non è mai successo prima, né con il sistema elettorale in vigore tra il 1994 e il 2005, né con l’attuale sistema. Nel 2008 Berlusconi ottenne il 54% dei seggi alla Camera con il 47% dei voti. Oggi, con meno del 35% dei voti si potrà fare il governo e eleggere il presidente della Repubblica. Blair ha vinto il suo terzo mandato con il 35%. Ma l’Italia non è la Gran Bretagna. E non è neanche la Francia, dove il partito socialista di Hollande ha conquistato presidenza e maggioranza parlamentare con il 29% dei consensi grazie al doppio turno”.