Elezioni: maggioranza Grillo-Salvini-Meloni. Ecco dove inclina il proporzionale

di Riccardo Galli
Pubblicato il 31 Maggio 2017 - 13:33 OLTRE 6 MESI FA
Elezioni, maggioranza Grillo-Salvini-Meloni: dove inclina il proporzionale

Elezioni, maggioranza Grillo-Salvini-Meloni: dove inclina il proporzionale

ROMA –Elezioni probabilmente anticipate, probabilmente ad autunno e sicuramente con una legge proporzionale.  Come va a finire ovviamente nessuno sa. Ma il voto col sistema proporzionale qui e oggi in Italia inclina verso una maggioranza nel Parlamento composta da Grillo più Salvini più Meloni. Una maggioranza “sovranista” è il risultato numerico più probabile del prossimo voto. Che poi Grillo più Salvini più Meloni riescano a trasformare la loro probabile maggioranza in governo, questa è altra e meno probabile storia.

E se quindi dal modello tedesco uscisse una maggioranza 5Stelle più Lega, più Fratelli d’Italia? L’ipotesi, tutt’altro che inverosimile di una convergenza tra Grillo e Salvini e Meloni, già immaginata e in fondo ‘naturale’ vista la vicinanza su alcuni temi fondamentali a partire dal ‘no-Europa’, con l’adozione del modello elettorale in uso in Germania diventerebbe persino probabile. Magari in campagna elettorale i vari Di Maio&co. non lo diranno apertamente, limitandosi alla formula del governo grillino con l’appoggio esterno della Lega, ma a conti fatti col proporzionale è questa la maggioranza più probabile. E se così sarà il Presidente Mattarella non potrà ignorarlo.

L’ormai famoso ‘modello tedesco’ è una legge elettorale assolutamente proporzionale, mitigata dai collegi uninominali e dal senso delle istituzioni che è tutto tedesco e per niente italiano e che quindi, da noi, non farà sentire i suoi effetti e i suoi anticorpi. E allora con una legge proporzionale con lo sbarramento al 5% (supponendo che si mantenga anche nella versione nostrana la stessa asticella d’accesso che vale per il Bundestag) si tornerà, come scrive Roberto D’Alimonte sul Sole24Ore, “ad un sistema in cui non saranno più gli elettori a decidere chi governa. Le coalizioni non si faranno più prima del voto, come è stato dal 1994 al 2013, ma dopo come è successo dal 1948 al 1992. È il ritorno alla prima repubblica, alle sue alchimie parlamentari e ai suoi governi deboli ed effimeri. Ripetiamolo per l’ennesima volta. Il tedesco è un sistema proporzionale. Il 100% dei seggi viene diviso tra i partiti con una formula proporzionale”.

I vari Renzi, Grillo, Salvini e tutti gli altri non lo racconteranno e non lo diranno così apertamente, ma così stanno le cose. Lo dice la legge come è scritta. E con questa legge all’indomani nel voto si ritroverebbero nel Parlamento italiano quattro forze politiche: M5S, Pd, Forza Italia e Lega, in probabile ordine di arrivo di voti. Una composizione che dal punto di vista delle alleanze non potrebbe che tradursi in due schieramenti con, da una parte, Partito Democratico e Forza Italia e, dall’altra, Movimento5Stelle e Lega. E non lo dicono le malelingue o chi vuol far dietrologia sulla strategia grillina, ma le posizione politiche dei vari attori in questione.

Un Parlamento così composto sarebbe infatti la rappresentazione di quella divisione che esiste anche in Italia tra chi si sente ‘Europeista’ e chi ‘Sovranista’, e sarebbe una fisiologica ‘alleanza di temi’ quella che metterebbe insieme chi vuole l’Euro, l’Europa ed ha una conseguenziale visione del mondo come dem e forzisti, seppur con tutte le altre differenze che li contraddistinguono e chi, invece, si definisce appunto ‘sovranista’, dubita dell’Euro e dell’Europa e, nel caso di Lega e M5S, ha anche una sincera avversione nei confronti di come viene affrontata ora la questione immigrazione.

“In caso di vittoria – scrive Marcello Sorgi su La Stampa -, cioè di conferma, per M5s, di essere ridiventato il primo partito per voti come nel 2013, e soprattutto se la somma degli elettori stellati e leghisti – nonché di quelli di Fratelli d’Italia, dato che la Meloni troverà il modo di essere della partita, malgrado lo sbarramento del 5 per cento -, dovesse raggiungere la maggioranza (al momento i sondaggi attribuiscono all’alleanza 5 stelle-Lega 313 seggi alla Camera, solo tre in meno del necessario), Grillo e Casaleggio, nel corso delle consultazioni, chiederebbero l’incarico di formare il governo per un esponente del Movimento. E il Presidente della Repubblica difficilmente potrebbe negarglielo”.

Difficilmente potrebbe negarglielo perché seppur Renzi e Grillo racconteranno di puntare a vincere da soli, sono perfettamente consci che questa è una favola. Per governare ‘da soli’ infatti, col modello tedesco, bisogna raccogliere il 50% dei voti trattandosi di proporzionale. E possiamo sinceramente escludere che questa sia uno scenario verosimile. Ecco perché il Presidente della Repubblica dovrà dare l’incarico o ad un Di Maio in grado di contare su una maggioranza numerica fatta dai parlamentari stellati e leghisti, o a un Renzi che potesse contare sull’appoggio dei forzisti. A conti fatti e stando ai sondaggi oltre che alle ultime tornate elettorali, dei due schieramenti quello che avrebbe più voti dovrebbe essere quello ‘sovranista’, e sarebbe quindi lui ad avere l’onere e l’onore di tentare di formare un governo. Ma non è comunque detto che ci riesca perché non sempre una maggioranza numerica si traduce in una maggioranza di governo.