Regionali senza pronostico per le Regioni sempre più odiate

di Riccardo Galli
Pubblicato il 7 Maggio 2015 - 13:56 OLTRE 6 MESI FA
Gian Mario Spacca, governtore uscente col Pd, candidato col centrodestra

Gian Mario Spacca, governatore uscente col Pd, candidato col centrodestra

ROMA – Poco più di tre settimane e, il 31 maggio, una fetta d’Italia e d’italiani si troverà di fronte ad un nuovo appuntamento elettorale. Veneto, Campania, Puglia, Liguria, Umbria, Marche e Toscana rinnoveranno i loro governi regionali in un’elezione che raramente è stata, in Italia, tanto incerta. Le divisioni interne agli schieramenti, vedi ad esempio la rottura tra Flavio Tosi e la Lega in Veneto, rendono il risultato difficilmente prevedibile, eccezion fatta forse per Umbria, Toscana e in parte Puglia. Ma oltre all’incertezza, a caratterizzare la tornata elettorale sarà, come prevedono in molti, l’astensione. Astensione che è e sempre più sarà manifestazione e prova della disaffezione degli italiani nei confronti dell’istituzione-regione, travolta dagli scandali delle varie ‘rimborsopoli’ e dalla più generale distanza che ormai gli elettori hanno maturato nei confronti di questa.

Il citato caso Tosi-Lega è forse il più pubblicizzato ma certo non l’unico a rendere particolarmente incerto il risultato di fine maggio. In Veneto la Lega, e Forza Italia, sosterranno il candidato uscente Luca Zaia. Candidato forte e uomo da battere cui il Pd ha contrapposto la candidatura dell’eurodeputata Alessandra Moretti. Una gara quasi senza storia non fosse proprio per il caso Tosi con il sindaco di Verona che, dopo la rottura, potrebbe portare via a Zaia fino a 10 punti percentuali di voti rimettendo in corsa la candidata dem o, altrimenti, condannando Zaia ad un governo sul filo della maggioranza.

Sempre al nord, sponda tirrenica, un’altra partita incerta è quella che andrà in scena. Forza Italia ha candidato un big, Giovanni Toti, ma l’ex direttore delle news Mediaset non è esattamente quel che si dice un idolo delle folle o una macchina macina voti. Peccato che, dall’altra parte in casa Pd la candidata Raffaella Paita paga le inchieste che la coinvolgono e soprattutto il ruolo nella gestione dell’alluvione che ha colpito Genova, anche questo un dato che non è quel che si dice una calamita per i voti. Soprattutto contro Paita lavora la candidatura del “civatiano” Luca Pastorino che da sinistra toglie non pochi voti.

Scendendo a sud il panorama diventa ancora più politicamente bizzarro e fornisce molte ottime ragioni all’astensione. Escluse Toscana ed Umbria, le uniche due regioni dove la vittoria del centrosinistra appare quanto meno probabile, e tralasciando la Puglia dove, anche se in misura minore, la vittoria sembra sorridere al candidato Pd, le competizioni elettorali di Marche e Campania sono assolutamente in bilico.

Nelle Marche il candidato governatore di Forza Italia è il governatore uscente del Pd. E questo, oltre a complicare i pronostici, non può generare disaffezione e incomprensione negli elettori. In Campania invece, il candidato favorito, il Pd De Luca, rischia in caso di vittoria di essere immediatamente sospeso per effetto della legge Severino, e se non bastasse sul suo nome stanno confluendo fette di cosentiniani (da quel Cosentino di Fi ora in carcere) e persino neo fascisti.

Un minestrone di faide, cambi di casacca e nomi discutibili che vanno a sommarsi ai già visti Batman Fiorito e mutande verdi varie dando come risultato le elezioni per le regioni più odiate di sempre. Circa trecento consiglieri regionali rinviati a giudizio, “rimborsopoli” su scala nazionale e ormai una solida tradizione di deficit crescenti, tasse locali montanti e servizi pubblici calanti, non ci vuol molto a sentire le Regioni distanti, ostili, anzi proprio antipatiche.