Letta bugia n°1: “Service Tax meno dell’Imu”. Falso: è di più, fino al doppio

di Riccardo Galli
Pubblicato il 21 Ottobre 2013 - 12:42 OLTRE 6 MESI FA

imu-tassaROMA – “La Service Tax peserà meno dell’Imu”, aveva detto e promesso il premier Enrico Letta, chiaramente infastidito da quei pignoli che facevano di conto sulle bozze e testi e cifre della legge di stabilità. Ai pignoli il conto veniva più o meno sempre lo stesso: la Tasi sulla prima casa che arriva al posto dell’Imu è di più, non di meno da pagare. Ma Letta, a dispetto di cifre e conti evidentemente animati da spirito anti governativo, giurava, garantiva: nel 2014 sulla casa, prima e seconda, si pagheranno meno tasse che nel 2012.

Falso, nella legge di stabilità c’è scritto il contrario: nel 2014 sulla prima casa si pagherà quanto e più che nel 2012, con il concreto rischio di pagare il doppio. Sulla seconda casa si pagherà di più e basta, qui almeno si sa quanto di più: l’un per mille di più come aliquota su cui calcolare la tassa.  E chi lo dice? Lo dice il governo. Letta viene smentito però proprio dai tecnici del suo governo. Domenica Il Sole 24 Ore stampa in prima pagina i conti dei tecnici: 3.764 milioni di Tasi nel 2014 contro i 3.331 di Imu nel 2012. Domenica pomeriggio il ministero dell’Economia provato a metterci una pezza: ai 3331 di Imu 2012 vanno aggiunti un migliaio di milioni pagati in Tares, quindi da 4.300 circa milioni di tasse si calerebbe nel 2014 a 3.764. Peccato però che il ministero ometta di dire che a 3.764 si arriva con la Tasi all’un per mille e che nella legge c’è scritto che la Tasi può arrivare al 2,5 per mille.

Due e mezzo per mille vuol dire, il ricalcolo lo fa sempre Il Sole 24 Ore sul suo sito, circa nove miliardi. Nove miliardi di tasse sulla prima casa da pagare nel 2014 contro il 4 e mezzo del 2012 che erano l’Imu più la Tares. Si può arrivare al 2,5 per mille? Lo decideranno I Comuni: se si fermeranno tutti ma proprio tutti all’aliquota minima allora la Tasi sarà pari a Imu più Tares. Ma se come è più che probabile molti Comuni andranno ad aliquote superiori all’un per mille, in qualunque zona intermedia tra l’uno e il 2,5 per mille, allora la Tasi 2014 sarà di più, molti di più della somma Imu più Tares.

A conti fatti, in ogni caso, la tassazione effettiva sulla casa per il 2014 1arà più pesante di quella che fu nel 2012, primo e ultimo anno dell’Imu. “Letta per ingraziarsi il Pdl attua il suo programma di elettorale”, ha appena detto un malmostoso Mario Monti. Il rancore vdi Monti rischi di cogliere nel segno oltre le stesse intenzioni del rancoroso: qui di “berlusconiano” si intravede un metodo, quello di giocare a palla con i numeri e di infilarsi con gran disinvoltura in grandi bugie.

La relazione tecnica definitiva al ddl stabilità, come racconta il Sole24Ore, certifica che la Tasi all’1 per mille porterà nelle casse dello Stato 3 miliardi 764 milioni di euro. L’Imu sulla prima casa, nel 2012, ne portò 3 miliardi 331 milioni. A leggere queste cifre appare chiaro come la Tasi pesi più della defunta Imu, 433 milioni di euro in più per la precisione. In politica però, spesso, anche la matematica diviene materia opinabile così, dopo i conti ufficiali forniti dal governo stesso, l’esecutivo è corso ai ripari cercando di mettere “una pezza” nel tentativo di dimostrare come il peso per gli italiani della Tasi fosse inferiore a quello dell’Imu. Così, dal ministero dell’Economia, è arrivata la precisazione: nella Tasi, in quei 3,7 miliardi, rientrano anche tasse che sino a ieri venivano pagate altrimenti, come i servizi comunali. Ragion per cui quei 3.7 miliardi non possono essere paragonati solo ai 3.3 dell’Imu, ma andrebbero sommate anche altre voci.

La “pezza” però, prontamente esibita, è peggiore del buco che dovrebbe coprire. La Service Tax non è infatti fatta di sola Tasi, ma anche di Tari, la nuova imposta sui rifiuti che, rispetto alla vecchia Tares, aumenterà. E anche questo andrebbe inserito allora nel conto finale ma, limitiamoci alla questione Tasi. Su questa il ministero dell’Economia ha dimenticato un punto fondamentale: i conti fatti dai tecnici dell’esecutivo partono dal presupposto che l’aliquota della Tasi sia all’1 per mille, cioè l’aliquota minima. I comuni hanno però facoltà di portare la suddetta aliquota sino al 2,5 per mille e, conoscendo l’abitudine e la perenne crisi delle finanze locali, è più che lecito supporre che in molti, se non tutti, sfrutteranno la possibilità loro offerta di alzare l’asticella. E con un’aliquota al 2,5 non ci sarebbe conto, somma e distinguo in grado di smentire la matematica notazione per cui, l’anno prossimo, sulla casa si pagheranno più tasse rispetto all’anno passato.

Una scelta che avrebbe anche una sua logica se fosse esplicita e indirizzata magari all’abbattimento vero delle aliquote Irpef sul lavoro. Come molti hanno sottolineato il nostro sistema fiscale dovrebbe pesare un po’ più sulla proprietà e sulla rendita e un po’ meno sul lavoro. Si dispiaceranno certo quelli che un immobile possiedono ma, una riequilibratura in tal senso, potrebbe perfino essere un bene per il nostro Paese. Quello che certamente è invece un male, è la mancanza di chiarezza, anzi, le vere e proprie bugie che gli italiani sono costretti a subire. Vent’anni di berlusconismo ci avevano abituato a diffidare delle promesse e persino delle dichiarazioni, l’elenco delle bugie macroscopiche del Cavaliere è lungo, da quelle sulla ricostruzione dell’Aquila sino a quelle sulle supposte assoluzioni nei processi. Berlusconi è sempre stato un abile manipolatore, un esperto della comunicazione e dell’apparenza. La breve parentesi montiana aveva, per un attimo, cambiato le regole all’insegna de “la verità, anche se brutta, va detta”. Ora Enrico Letta, che col Pdl e con Berlusconi deve governare, sembra aver contratto il “vizietto” dell’aggiustare la realtà. Forse per renderla più accettabile, ma , come diveca Totò, è la somma che fa il totale. E somma e totale dicono che nel 2014 prima e seconda casa pagano più tasse che nel 2012 mentre Berlusconi e Letta ci raccontano l’uno di aver abolito la tassa e l’altro di averla ridotta.