“Mano europea sulle leggi nazionali”. In cambio Bce garante del debito

di Riccardo Galli
Pubblicato il 17 Novembre 2011 - 12:47 OLTRE 6 MESI FA

Josè Manuel Barroso, presidente della Commissione europea (Lapresse)

BRUXELLES – Il presidente della Commissione Europea José Manuel Barroso chiede nuove armi, nuovi poteri per le istituzioni continentali che  permettano di mettere bocca nei bilanci e nelle manovre dei singoli Stati membri. Più concretamente Barroso ha suggerito di permettere all’Europarlamento di visionare le leggi finanziarie dei paesi membri prima che queste siano votate nei rispettivi parlamenti, e di avere la possibilità di introdurre emendamenti: una netta e ulteriore cessione di sovranità.

«Stiamo fronteggiando una crisi sistemica che richiede un impegno da parte di tutti e potranno essere necessarie nuove misure». Perché, ha ammonito Barroso, «lasciatemi essere chiaro: tutti i livelli di azione devono essere ora usati senza ritardi». È infatti una «questione di buon senso avere ora una governance economica più forte nell’eurozona e ovviamente anche nell’Ue», per cui «riforme a livello nazionale devono essere completate con strutture appropriate a livello europeo».

La Commissione presenterà il 23 novembre a Bruxelles non solo l’annunciato Rapporto annuale sulla crescita, base di lavoro per il secondo semestre europeo per la preparazione delle politiche di bilancio dei 27 per il 2013, ma anche due proposte legislative per rafforzare la sorveglianza nei Paesi in difficoltà, e il libro verde sugli Eurobond. Mentre, «entro la fine dell’anno» Bruxelles presenterà anche, ha annunciato il presidente dell’esecutivo Ue, una proposta per rafforzare la voce dell’eurozona a livello internazionale, prevedendo una rappresentazione unica nei forum come per esempio il G20 ma anche il Fmi.

Il primo regolamento che Bruxelles presenterà il 23 è relativo a una «sorveglianza accresciuta degli Stati membri che hanno seri disturbi finanziari o che richiedono assistenza finanziaria», e «fornirà un’interfaccia tra l’assistenza finanziaria intergovernativa e la sorveglianza basata sui Trattati Ue, portando quindi il tutto nel quadro comunitario». Il secondo regolamento, invece, ha spiegato Barroso, sarà per una «sorveglianza rafforzata dei paesi Ue che sono in procedura per deficit eccessivo», stabilendo «passi graduali e condizioni per monitorare le politiche di bilancio nazionale» dando alla Commissione e al Consiglio il potere di «esaminare ex ante la bozza di bilancio» prima della loro adozione da parte dei parlamenti nazionali.

Come testimoniano le parole di Barroso quello che questa crisi sta mostrando con tutta evidenza è che l’Europa ha bisogno di una nuova politica finanziaria e, soprattutto, di dare a questa politica una dimensione continentale e sovranazionale. Il futuro dell’Unione non potrà che essere fatto da una Banca Centrale che fa da garante e da una nuova politica economica, se non del tutto comune, almeno concertata, e dalle istituzioni continentali con maggiori poteri d’intervento sulle scelte economiche degli stati membri. In altre parole, se la Comunità Europea e l’Euro hanno intenzione di sopravvivere a questa crisi, il futuro dovrà essere per forza di cose fatto da elettorati francesi, spagnoli, e anche italiani, che accettino che le scelte sulle loro pensioni, ad esempio, siano fatte a Bruxelles. E di elettori tedeschi che accettino che la Bce sia il pagatore di ultima istanza o almeno la garanzia generale dei debiti sovrani di francesi, spagnoli, italiani…

Sacrificio di sovranità necessario per chiedere all’elettorato tedesco di fare da garante per le economie più fragili. In cambio della garanzia tedesca, utile ovviamente, anzi indispensabile sui mercati, gli altri dovranno cedere una quota di sovranità. La Germania sarà disponibile a far da garante solo avendo a sua volta garanzie sul fatto che i singoli Stati non possano fare poi sfacelo delle loro casse. E questo si può ottenere appunto, con quegli strumenti evocati da Barroso. Angela Merkel ha appena finito di ribadire per la centesima volta che non se ne parla nemmeno, che la Bce garanzia di ultima istanza favorisce “l’azzardo morale” dei paesi ad alto debito e ad alta spesa. Ma sarà la tornata delle elezioni tra domenica prossima, la Spagna, e il 2012, la Francia e quindi in Italia e in Germania a stabilire se elettorati europei e i nuovi governi che sceglieranno accetteranno o meno lo scambio tra sovranità economica e garanzia della Bce sul debito. Se non lo faranno, tra un paio di anni o anche prima l’euro comune e uguale per tutti sarà difficile, anzi improbabile mantenerlo.