Fisco, ci litigo! Chi vince? 40% delle volte io, il resto lui. Liti per 40 mld

di Riccardo Galli
Pubblicato il 2 Agosto 2013 - 15:07 OLTRE 6 MESI FA

fisco-4ROMA – Col Fisco, gli italiani, “litigano” un po’ meno che in passato. Nonostante questo il valore delle liti vale dieci volte l’Imu sulla prima casa, è cioè circa 40 miliardi. Ma quando si litiga, chi vince? A spuntarla, sia in primo che secondo grado, sono quasi sempre gli uffici dell’amministrazione: in Ctp il Fisco vince nel 39,3% dei casi contro il 30,5% di cittadini e imprese; in Ctr le percentuali salgano rispettivamente al 41,8% e al 36,2 per cento.

Ma se si guardano le vittorie nel merito, le percentuali di vittoria si ribaltano. Come sottolinea Enrico Zanetti (Sc) al Sole24Ore, nel merito della pretesa sono “più spesso i contribuenti che non le pubbliche amministrazioni le quali emanano gli atti impositivi a spuntarla: 46,11% contro 39,80% (14,09% i pareggi). Anche in secondo grado di giudizio – prosegue Zanetti – la percentuale di vittorie piene dei contribuenti rimane elevata, attestandosi al 40,20% (10,60% i pareggi)”.

Una partita che verrebbe quindi definita aperta quella tra Stato e cittadini sul tema tasse. Una partita da tripla dove, su un campo, le varie amministrazioni pubbliche vantano un vantaggio sia pur minimo ma dove, su un altro campo, quello del merito, il vantaggio, sempre minimo, è appannaggio dei contribuenti. Una partita dal risultato talmente in bilico da far dire a Zanetti che è “fortemente in dubbio la legittimità della riscossione in pendenza di giudizio, ovvero l’obbligo imposto al contribuente che fa ricorso di versare comunque il 30% delle maggiori imposte contestate, mentre è ancora in attesa del primo grado di giudizio”.

Non trattandosi però di una partita di calcio ma di contenziosi fiscali, visti i risultati, due altri ragionamenti meritano di aver voce. Possibile che il Fisco sbagli così tanto? E, ribaltando il punto di vista, possibile che così tanti contribuenti si avventurino in liti che si rivelano poi prive di fondamento? La risposta è, evidentemente, un sì. Anche se è un sì che non elimina la questione.

I dati relativi alle sorti e al valore dei contenziosi fiscali in Italia arrivano dalla relazione sul monitoraggio dello stato del contenzioso tributario nel 2012 presentato nei giorni scorsi dal dipartimento delle Finanze e ripreso dal quotidiano di Confindustria. Scrive Marco Mobili sul Sole24Ore:

“Fisco e contribuenti in causa per 40 miliardi. Ma nonostante questo si litiga di meno: calano del 5,6% i ricorsi presentati nei due gradi di giudizio, pari complessivamente a 686.234 contro le oltre 727mila cause instaurate nel 2011. E soprattutto, rispetto al triennio precedente, il numero dei ricorsi definiti supera quello dei pendenti. L’imposta regina delle liti resta l’Irpef, calano i ricorsi per il registro (-35%) e Irap (-32%), mentre sulle tasse locali, amministrazioni e cittadini si scontrano soprattutto su Ici e Tarsu.(…) Se il contenzioso in Italia vale quanto una manovra finanziaria, il valore medio della controversia si attesta sui 144.000 euro e solo 1,5% dei ricorsi riguarda liti per importi superiori a un milione di euro. Ma nonostante questo le maxi-liti corrispondono a quasi il 75% del valore complessivo del contenzioso tributario”.

Continuando poi a scorrere i dati si legge che Equitalia resta uno dei “bersagli” preferiti dei contribuenti italiani, le cause contro di lei  toccano infatti quota 30.594, pari al 14% del totale dei ricorsi pervenuti in Ctp.

Merito della riduzione delle liti è in buona parte dell’istituto della mediazione da poco introdotto e reso in alcuni casi obbligatorio. Spiega ancora Mobili:

“L’aumento del contributo unificato e il ricorso dell’istituto del reclamo/mediazione per le cause fino a 20mila euro hanno contribuito al crollo dei ricorsi presentati complessivamente nelle commissioni tributarie, che sono passati dagli oltre 330mila del 2011 ai 264.583 dello scorso anno. Questo ha portato a bloccare il trend in crescita dal 2007 dei ricorsi pendenti: nel 2012 il numero delle cause decise ha superato il numero dei ricorsi presentati, tanto che le cause decise sono state oltre 40mila in più rispetto a quelle chiuse nel 2011. A testimoniare l’efficacia della mediazione – su cui pende il giudizio della Corte costituzionale in merito all’elevazione del limite del valore delle cause, oggi fissato fino a 20mila euro – è dato dal fatto che l’89% della riduzione del numero complessivo dei ricorsi depositati nelle Ctp nel biennio 2011-2012 è imputabile alle controversie instaurate nei confronti dell’agenzia delle Entrate”.