Francia: i 15 comandamenti affissi in ogni scuola. Primo: qui non c’è religione

di Riccardo Galli
Pubblicato il 10 Settembre 2013 - 14:03 OLTRE 6 MESI FA

franciaPARIGI – “Nessun allievo può invocare una convinzione religiosa o politica per contestare ad un insegnante il diritto di trattare un argomento…; il personale della scuola ha un dovere di stretta neutralità…; portare simboli religiosi è vietato”. Regole semplici e assolutamente razionali e quindi per questo foriere di “scandalo”,  come sempre scandalo ha dato la ragione rispetto alle verità rivelate, ai valori assoluti…Regole che, se venissero seguite ed applicate in Italia, susciterebbero non mille ma milioni di polemiche. Da quelle delle mamme che non vogliono togliere il crocefisso alla figlia sino a quelle del sindacato che è pronto allo sciopero della fame pur di tenere il crocefisso sulla cattedra, da quelle della comunità musulmana che vuole palestre separate, dalla pedagogia progressista che non vuole più il Natale sia chiamato per nome alla ministra Kyenge che plaude ai registri dove sia scritto genitore uno e genitore due e non sia mai mamma e papà,sino a quelle dei ferventi creazionisti che contestano Darwin. Se nella scuola italiana fossero solo mostrate le regole da oggi affisse in ogni scuola francese, allora ognuno, ogni categoria avrebbe la sua rimostranza da portare avanti. Noi non siamo in Francia sotto il dominio un po’ ingombrante della presuntuosa razionalità laica, siamo in Italia per fortuna dove nella scuola pubblica italiana esistono invece insegnanti di religione scelti da uno Stato estero, sovrano e teologico.

Le regole della razionalità fredda e uguale per tutti da quest’anno sono affisse nelle scuole pubbliche francesi. Quindici regole volute dal ministro dell’istruzione d’oltralpe che ha deciso che fossero affisse, insieme alla bandiera francese ed europea, ed insieme alla Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino e al motto Liberté-Egalité-Fraternité, in tutte le scuole della repubblica, dalle elementari al liceo. Quindici regole che altro non sono che quella che è stata definita la Carta della Laicità.

“Il termine laicità, in senso politico e sociale, denota la rivendicazione, da parte di un individuo o di una entità collettiva, dell’autonomia decisionale rispetto a ogni condizionamento ideologico, morale o religioso altrui”. Questa la definizione del concetto di laicità fornita da Wikipedia. Un concetto alla base e parte integrate di tutte quelle che si considerano le democrazie più compiute. Un concetto che spesso da quelle stesse democrazie è dimenticato. E un concetto che la Francia, paese dove la laicità oltre ad essere un concetto è un valore, ha deciso di difendere e di insegnare.

Recita il punto 1 della carta voluta dal ministro Vincent Peillon: “La Francia è una Repubblica indivisibile, laica, democratica e sociale”. Continua al punto 2: “Lo Stato è neutrale riguardo alle convinzioni religiose o spirituali”. Concetti apparentemente ovvi ma che ovvi non sono. Fin troppo spesso la laicità non trova reale applicazione nella vita di tutti i giorni. Come infatti definire il crocefisso nelle nostre scuole? Certamente non come un simbolo laico.

Ma anche nella Francia madre dell’illuminismo, della Rivoluzione e di alcuni concetti base delle nostre democrazie, come ad esempio quello di separazione dei poteri, la Carta della Laicità ha fatto storcere qualche naso. Come ad esempio quello di Dalil Boubakeur, presidente del Consiglio francese del culto musulmano. Regole che non vanno bene secondo Boubakeur perché cucite addosso all’Islam. Ma regole che, se prodotte a Roma anziché a Parigi, farebbero certo infuriare la Chiesa perché sentite come un attacco verso la cosiddetta morale cristiana del nostro Paese e regole che, se pubblicate in un altro luogo, avrebbero fatto infuriare gli ebrei, o gli indù o chiunque avesse voglia di vestire la parte della vittima. E proprio la capacità di suscitare l’irritazione di tutti i credi certifica, paradossalmente, la bontà del prodotto.

Regola numero 6: “La laicità della scuola protegge gli allievi da ogni proselitismo”, numero 9: “La laicità implica il rigetto di ogni violenza e ogni discriminazione e garantisce l’uguaglianza tra ragazzi e ragazze”. Le due regole più difficili da spiegare a chi considera la laicità una forma handicap.