Inceneritore batte Grillo uno a zero. Ma a Parma M5S raddoppia

di Riccardo Galli
Pubblicato il 4 Marzo 2013 - 16:24| Aggiornato il 26 Agosto 2022 OLTRE 6 MESI FA

PARMA – Non tutte le ciambelle riescono col buco e non tutte le città riescono senza inceneritore, comprese quelle amministrate dal Movimento 5 Stelle. È il caso di Parma, la prima grande città a guida grillina che un anno fa circa votò il sindaco Federico Pizzarotti anche sulla base della promessa ‘inceneritore mai’. Promettere è semplice, mantenere meno e governare ancor più difficile. Così il neosindaco grillino, una volta eletto, ha dovuto fare i conti con la realtà e ora anche Parma ha il suo bel termovalorizzatore.

E’ notizia di pochi giorni fa che la multiutility Iren, colei che materialmente gestisce il tanto discusso impianto, ha annunciato l’avvio della fase preliminare “con lo svolgimento di attività tecniche complementari alla messa a punto del sistema impiantistico che verranno effettuate a caldo attraverso la combustione di solo gas metano”. In pratica il via al collaudo definitivo che durerà circa una trentina di giorni. Settimane in cui l’aria di Parma e dintorni sarà monitorata da 4 centraline che controlleranno il livello delle emissioni. Scaduto il mese, se la prova non avrà riservato cattive sorprese, dai camini dell’inceneritore comincerà ad uscire fumo di non solo metano. Cioè entrerà in funzione.

Niente spedizioni in Olanda dei rifiuti quindi e niente materiale dell’inceneritore dismesso e venduto ai cinesi, come malignamente ricordano quelli del Pd, sconfitti un anno fa, al sindaco grillino. Queste erano le promesse mai realizzate. “L’inceneritore? Dovranno passare sui nostri corpi”, tuonarono i grillini. Non sui corpi si è fortunatamente dovuto passare ma l’inceneritore, costato quasi 200 milioni di euro, si è fatto. E poco o nulla ha potuto l’amministrazione grillina perché i rifiuti, qualunque cosa ne pensino Grillo e soci, non si possono far sparire. Spedirli all’estero costa troppo, e Parma ha un buco di bilancio da primato, 870 milioni. La bacchetta magica non esiste e quindi l’unica soluzione è trattarli. Si può poi discutere sul come ma la promessa incenerire-no-punto è evidentemente andata in fumo, incenerita appunto.

Anche per questo i veri ostacoli sulla via della realizzazione dell’impianto sono arrivati dalla magistratura e non dall’amministrazione 5 Stelle. La Procura di Parma infatti, riscontrando una serie di inadempienze, aveva chiesto il sequestro dell’inceneritore, ma il Tribunale del Riesame in novembre l’ha bocciato e si è ora in attesa della Cassazione a cui la Procura si è rivolta.

Il sindaco Pizzarotti, racconta il Corriere della Sera, nel frattempo ha prima cercato un’improbabile piroetta (“Mai fatto promesse che non si potevano mantenere” ha detto), poi ha ceduto: “Ci abbiamo provato, sono insoddisfatto, certo, ma continueremo a tenere alte le antenne: non si fanno solo le battaglie che si è sicuri di vincere”. Promettendo controlli severissimi sulle emissioni e scoprendo, nei fatti, che non si governa con le promesse. Anche se, il dato delle politiche, racconta che i parmensi della gestione grillina sono soddisfatti: la quota del M5S, dalle comunali dell’anno scorso alle politiche di fine febbraio, è cresciuta infatti dal 19 al 28%. Nonostante l’inceneritore.