Ici/Imu: Chiesa resiste “morbida” e forse paga. E partiti e sindacati?

di Riccardo Galli
Pubblicato il 9 Dicembre 2011 - 15:19 OLTRE 6 MESI FA

foto Lapresse

ROMA – Da un lato del Tevere da gennaio prossimo tornerà l’Ici, pardon, Imu, e il moltiplicatore per la rivalutazione degli immobili passerà da 100 a 160. Dall’altro lato del biondo fiume, invece, niente Ici, o Imu che sia, e niente aumento dei moltiplicatori. La questione è, ovviamente, quella della tassazione degli immobili ecclesiastici, rimasti ancora una volta salvi anche con la manovra Monti.

Cosa che ha scatenato polemiche, in alcuni casi indignazione, ha fatto mobilitare politici, associazioni e organi di stampa. Nonostante però dalla manovra Monti la Chiesa esca senza dover spendere un euro, questa volta qualcosa potrebbe cambiare e, rifacendosi a quel principio d’equità che la stessa Chiesa ha evocato, qualcosa potrebbe perfino cambiare anche per le altre categorie “ici-esenti”, leggi sindacati e partiti politici.

Vanno in questa direzione le parole di del cardinale Angelo Bagnasco, segretario della Cei: “Se ci sono punti della legge da rivedere o discutere, non ci sono pregiudiziali da parte nostra”. Fermo restando che “in linea di principio, la normativa vigente è giusta, perché riconosce il valore sociale delle attività svolte da una pluralità di enti no profit e, fra questi, gli enti ecclesiastici”. Ma “se vi sono casi concreti in cui un tributo dovuto non è stato pagato, è giusto che l’abuso sia accertato e abbia fine”.

Stavolta allora qualcosa alla fine di Ici/Imu la Chiesa finirà per pagare, la “resistenza” a farlo da parte del Vaticano è più debole di altre volte e alquanto imbarazzata. E se la Chiesa qualcosa pagherà, è proprio il caso di ricordare che neanche partiti politici e sindacati pagano, è ancora il caso che continui così?

“Nessuna rivalutazione delle rendite catastali per gli immobili della Chiesa. È una delle sorprese contenute nel decreto salva-Italia. Che si aggiunge alla conferma dell’esenzione dal pagamento dell’Ici oggi (e dell’Imu domani) sui beni utilizzati da enti cattolici, oltre che dal mondo del non profit, a fini anche commerciali. Con un effetto negativo sulle casse dell’erario stimato in almeno 400 milioni di euro l’anno. Un “tesoretto” che potrebbe tornare utile al governo e alla commissione Bilancio e Finanze di Montecitorio, impegnati nella ricerca di nuove coperture per assicurare una maggiore equità su pensioni e tassazione del “mattone”. Scrive il Sole 24 Ore

Mentre infuria in Parlamento e sui social network la polemica sull’Ici alla Chiesa la vera novità della manovra è il congelamento delle rendite catastali per gli edifici destinati alle funzioni “core” svolte oltretevere. Mentre per le abitazioni il moltiplicatore per la rivalutazione è passato in un colpo solo da 100 a 160, per i negozi e le botteghe da 34 a 55 e per gli uffici da 50 a 80, sugli immobili di classe B (dai collegi alle scuole, dai seminari ai convitti) l’asticella è rimasta a 140. Dove l’aveva fissata un Dl del 2006. Purtroppo, però, non è possibile tradurre in euro tale beneficio – che riguarda, va precisato, quegli immobili sui cui oggi la Chiesa paga l’Ici perché hanno risvolti commerciali – perché la relazione tecnica al decreto non chiarisce quanti degli 11 miliardi attesi dall’operazione-casa arrivi dal ritorno dell’imposizione sulla prima casa e quanta dal “tagliando” delle rendite. Qualche numero esiste invece sull’altra partita: la conferma dell’esenzione prevista dalla legge Ici del ’92, ribadita dal decreto attuativo 23/2011 del federalismo municipale e messa sotto osservazione dall’Ue con una procedura d’infrazione Ue che potrebbe concludersi a breve. Qui la manovra si limita a lasciare tutto com’è.

Eppur, qualcosa, si muove. Il gruppo facebook lanciato da MicroMega ha raccolto in pochissimo tempo quasi 100mila firme e, nonostante la levata di scudi del fronte cattolico: il direttore di Avvenire Marco Tarquinio ha integralmente ripubblicato il suo editoriale del giorno prima nel quale definiva un «fantasma» quello dell’Ici sulla Chiesa, e il presidente del tribunale vaticano, Giuseppe Dalla Torre, ha detto che l’esenzione è vantaggiosa anche per lo Stato visto che serve a gestire «tutti servizi di alta rilevanza sociale che lo Stato non è in grado di gestire», qualcosa potrebbe cambiare. La posizione delle Chiesa, al di là della difesa istituzionale e automatica, è in realtà più blanda rispetto al passato. Più di una voce, all’interno dello stesso mondo ecclesiastico, si è detta convinta che, almeno su alcune tipologie di edifici, anche la Chiesa dovrebbe pagare l’Ici.

Questa relativa “morbidezza” del mondo ecclesiastico, sommata all’indignazione popolare e, soprattutto, alla necessità del governo di far cassa, potrebbero far cambiare qualcosa.