Partiti, sindacati, circoli: l’Ici/Imu la pagheranno anche loro

di Riccardo Galli
Pubblicato il 17 Febbraio 2012 - 15:14 OLTRE 6 MESI FA

Mario Monti (Lapresse)

ROMA – Grande giubilo popolare per il ritorno dell’Ici per la Chiesa, e felicità un po’ più sommessa da parte dei partiti politici. Sarà per invidia nei confronti di un governo che sembra riuscire laddove tutti i non tecnici hanno prima fallito? Forse, più verosimile sembra che a preoccupare partiti, sindacati e altre categorie varie non sia l’abilità dei tecnici, quanto il ritorno dell’Ici anche per loro. Oltre ai cosiddetti enti ecclesiastici sono ad oggi Ici esenti anche le Onlus, i sindacati, i partiti politici, le associazioni sportive e i circoli privati. Esenzione che con la cura Monti cadrà, o sarà quantomeno ridimensionata anche per loro.

Le novità in tema Imu (ex Ici) annunciate mercoledì dal presidente del Consiglio Mario Monti non riguarderanno solo la Chiesa, in ballo ci sono anche le associazioni no profit (ma non le cooperative sociali, che già nel vecchio regime pagavano l’Ici salvo decisioni diverse da parte del loro Comune), i partiti, i sindacati, le fondazioni, le associazioni sportive, i circoli privati. Tutte realtà oggi accomunate nell’esenzione e tutte realtà che rischiano. Alcune, forse, si salveranno tout court, altre probabilmente pagheranno “porzioni” di Imu e altre ancora, poche, pagheranno tutto. Esenzioni figlie di un accordo guarda caso bipartisan attuato fra il 2005 e il 2006 che ha sottratto all’Ici gli immobili di questi soggetti in tutti i casi nei quali l’utilizzo non fosse “esclusivamente commerciale”. Rivoluzionando, con una piccola modifica, la precedente regola che voleva esclusi dall’Ici gli immobili utilizzati “esclusivamente a fini non commerciali”. Un piccolo cambiamento che si è tradotto in una rivoluzione e in una pioggia di esenzioni, di solito aiutata anche dai mancati controlli da parte dei Comuni sugli immobili che anche con quelle regole avrebbero potuto produrre gettito.

Quantificare e regolamentare chi e cosa dovrà pagare è ora materia di discussione, anche perché la proposta/promessa fatta da Monti a Bruxelles deve ancora passare al vaglio del Parlamento, ma l’ipotesi più verosimile al momento prevede che bisognerà domani individuare la “quota” dell’immobile utilizzata a scopi commerciali, autocertificarla in un modello ad hoc preparato dall’amministrazione finanziaria, e su quella pagare l’Imu.

Il ritorno dell’Ici alla Chiesa e non solo metterà probabilmente poi l’Italia al riparo dalla procedura d’infrazione avviata dall’Europa nei nostri confronti perché le esenzioni erano in contrasto con la legislazione continentale. E l’infrazione, se sanzionata, comporta costi non indifferenti per il Paese che ne è soggetto. Per ora è solo un primo passo, un “progresso sensibile, speriamo di poter chiudere la procedura di infrazione contro l´Italia”. È questa, ufficialmente, la posizione del commissario alla Concorrenza, Joaquín Almunia, vicepresidente della Commissione Ue, all’annuncio di Mario Monti. Progresso però che andrà verificato una volta che il testo delle modifiche annunciate dal Governo italiano sulle esenzioni dall’Imu sarà approvato dal Parlamento.

Applicare l’Imu a categorie che ne erano esenti produrrà un maggior gettito, tra 700 milioni e un miliardi l’anno si stima, ma comporta anche questioni da risolvere. La Chiesa ha chiesto che venga tutelato il no profit e anche sulle scuole cattoliche rimane più d’un dubbio. Gli istituti scolastici pubblici sono infatti esenti, che fare dunque con le scuole parificate? Considerarle alla pari degli istituti pubblici facendo prevalere l’aspetto “istituzionale” e liberandole dall’Imu o puntare invece sul fatto che per frequentare quegli istituti si paga, sottolineandone l’aspetto commerciale quindi, e applicando così la tassa?

E non è secondaria la questione delle scuole. Gli istituti scolastici rappresentano una bella fetta del patrimonio immobiliare della Chiesa in Italia. Le scuole private gestite da religiosi sono quasi 8.800 e rappresentano, secondo il Gruppo Re, una società da sempre vicina al Vaticano nel business del mattone, circa il 20-22% dell´intero stock italiano. Quasi un miliardo di metri quadrati, per un valore approssimativo di 1.200 miliardi di euro. Solo a Roma la Chiesa avrebbe in portafoglio 217 immobili destinati all´istruzione – soprattutto del ciclo obbligatorio – esentati dall’Ici, così come le scuole pubbliche italiane. Con la differenza però che le private non sono gratuite, ma chiedono rette a volte anche assai salate. Alcuni licei superano anche i 7 mila euro all’anno, forti del nome blasonato e degli illustri ex studenti, come nel caso del liceo Massimo a Roma, gestito dai gesuiti e frequentato in passato da alunni eccellenti come Mario Draghi, Luca Cordero di Montezemolo, Francesco Rutelli, Luigi Abete.