I conti senza l’Imu: a giugno si paga o no?

di Riccardo Galli
Pubblicato il 24 Aprile 2013 - 14:53| Aggiornato il 13 Febbraio 2023 OLTRE 6 MESI FA

ROMA –  Tra appena un mese e mezzo, a metà giugno, il 16 per l’esattezza, gli italiani proprietari di casa dovranno versare l’acconto per l’Imu 2013. A 50 giorni scarsi dalla scadenza, il governo in carica, ma dimissionario, ha messo nero su bianco che l’odiata tassa sulla casa è “permanente”, modificandone lo stato che sino a ieri era di “in prova per tre anni, sino al 2015”. I partiti che il nuovo esecutivo sosterranno, e che già da domani potrebbe essere in carica, hanno però promesso in campagna elettorale e non solo che la tassa sulla casa l’avrebbero abolita, o almeno di molto ridimensionata o perfino restituita. Imu confermata, annullata, tagliata. Imu sì, no, forse, pare…A giugno si paga o no?

Bankitalia, che nella sua relazione auspicava una “stabilizzazione” dell’Imu, forse per questo avverte che, mettendo mano alla tassa sugli immobili, cioè abolendola o abbassandola di molto, bisognerebbe rifare tutti i conti del bilancio pubblico. Nel dubbio, in vista dell’appuntamento di giugno, alcuni Comuni italiani hanno già messo mano alle aliquote, alzandole. I contribuenti, ignari di quello che sarà il loro futuro, intanto aspettano che qualcuno comunichi al Paese cosa sarà dell’Imu e delle promesse.

“Il governo uscente – scrive Repubblica – ha chiuso la porta ad eventuali cancellazioni o riduzioni del gettito dell’Imu a partire dal 2015 (quando terminerà il triennio di sperimentazione). Recependo di fatto le indicazioni di Bankitalia e Corte dei Conti preoccupate sulla ‘stabilità’ del gettito dell’imposta a partire dal 2015, il ministero del Tesoro ha ‘corretto’ il testo del Def dove si ipotizzavano due scenari, ‘con’ e ‘senza’ Imu. La differenza dei due scenari costa infatti 0,8 punti di Pil in termini di deficit e porterebbe l’indebitamento al 2,5 invece che all’1,7”.

E’ diventata quindi definitiva la tassa più odiata dagli italiani e più amata dai politici che in campagna elettorale possono scagliarvisi contro. Lo stesso Mario Monti, primo ministro del governo che ha appena modificato lo stato dell’Imu da “in prova” a “permanente”, aveva detto che si sarebbe potuto rivedere la tassa sulla casa prima delle elezioni. E poi Silvio Berlusconi, il cavaliere aveva non solo giurato che l’avrebbe cancellata, ma che avrebbe persino restituito quella dell’anno passato, forse anche di tasca sua.

E il Pd, su cui oggi non viene veramente voglia d’infierire, aveva annunciato con senso di responsabilità che per il bene dell’economia italiana l’Imu non si poteva certo abolire, ma sicuramente migliorare con soglie d’esenzione più alte e aliquote differenti. Proprio questi tre soggetti, montiani, pidiellini e democratici, saranno quelli che da domani saranno al governo. Esecutivo del presidente per carità, ma esecutivo che vivrà con i voti dei parlamentari eletti anche sulla base delle promesse appena riassunte. Come si comporteranno con l’Imu?La risposta ovviamente non c’è, anche perché gli stessi diretti interessati ancora non la hanno. Anche se, dovendo scommettere, è difficile credere che da qui a giungo la tassa sulla casa diventi un ricordo. Ricordiamo, tanto per la cronaca. Berlusconi: abolizione totale e restituzione dell’Imu, “magari di tasca mia”. Bersani: niente Imu almeno fino a 500 euro di tassa. Monti: aumento della detrazione fissa di 200 euro.

Ma se la risposta non c’è, Bankitalia mette in chiaro che mettendo mano all’Imu bisognerebbe rifare tutti i conti. Non una notizia ma quasi un’ovvietà, ma per la serie governo avvisato… Scrive il Corriere della Sera: “Sia il Pd sia il Pdl, come la stessa Lista Civica di Monti, avevano nei loro programmi elettorali una modifica, più o meno profonda, della nuova imposta sugli immobili. E oggi Bankitalia li avverte che, se dovessero cambiare le cose, dovranno anche pensare a come coprire il buco che si creerebbe nel bilancio”.

Per non saper non leggere né scrivere, nel frattempo e prima del limite ultimo entro cui sono autorizzati a farlo, alcuni comuni italiani hanno aumentato le aliquote Imu. Non solo paesini sperduti, ma anche grandi città come Napoli.

“Secondo quanto risulta da una prima ricognizione filtrata dalla Uil servizio politiche territoriali – scrive ancora Repubblica – quest’anno già tre città capoluogo hanno aumentato l’aliquota sulla prima casa (Napoli, Bologna e Asti), mentre per quanto riguarda la seconda casa a varare i rincari sono state sei città (Aosta, Asti, Ferrara, Pavia, Salerno e Treviso). Le sorprese non finiranno perché prima del 17 giugno (giorno del primo acconto del 50 per cento su tutti gli immobili) i Comuni potranno ancora ritoccare le aliquote (la data è il 16 maggio) in base a quanto contenuto nel decreto ‘salda-debiti’ attualmente in esame in Parlamento e sul quale nel frattempo ieri sono piovuti 600 emendamenti”.

Il governo uscente fissa, il governo entrante aveva promesso, i comuni aumentano, Bankitalia avverte. E i contribuenti, quelli che l’Imu devono pagarla? Aspettano e intanto, timidamente, cominciano a domandarsi: “Si, va bene tutto, ma ci volete almeno dire che dobbiamo fare?”