Influenza, la lotteria del vaccino. A Novembre carestia di dosi

di Riccardo Galli
Pubblicato il 25 Ottobre 2012 - 15:23 OLTRE 6 MESI FA
Somministrazione di vaccino contro l’influenza

ROMA – Si profila, per gli italiani, una corsa al vaccino antinfluenzale. I sequestri e gli stop di questi giorni potrebbero arrivare a bloccare oltre 6 milioni di dosi in un paese come l’Italia che mediamente ne consuma 12 milioni l’anno. Circa il 50% di dosi in meno disponibili sul mercato a pochi, pochissimi giorni dall’inizio della campagna di vaccinazione. Il ministro Renato Balduzzi tranquillizza: “Se ci dovessero essere problemi di approvvigionamento ricorreremo ad altri fornitori”.

Ma i medici sono preoccupati. Senza vaccino “potremmo avere il doppio dei morti per l’influenza e i suoi effetti collaterali, che ogni anno uccidono 2-3mila persone”, dice il virologo dell’Università di Milano Fabrizio Pregliasco. “Anziani e persone a rischio che a questo punto non riusciranno più a vaccinarsi contro l’influenza facciano almeno il vaccino contro la polmonite, che è la complicanza più pericolosa” consiglia Pierluigi Bartoletti, responsabile per il Lazio dei medici di famiglia della Fimmg (il sindacato di categoria).

Tra eccessi d’allarmismo e rassicurazioni più o meno di obbligatorie quello che verosimilmente attende gli italiani è un novembre di caos. Questo fine settimana, ci dice il meteo, arriveranno piogge e freddo. E con loro, come da tradizione, i primi malanni da raffreddamento. Solitamente le campagne di vaccinazioni antinfluenza cominciano verso la metà di ottobre ma quest’anno, complice il clima mite tutt’altro che autunnale, devono ancora cominciare. Ma saranno campagne di vaccinazioni nate monche. Le dosi di vaccino fermate sono quasi la metà di quelle che abitualmente consumiamo e, se è vero quello che dice il ministro, e cioè che anche se “abbiamo qualche problema di approvvigionamento che però è in corso di soluzione, la disponibilità di vaccini nel nostro Paese è ancora del tutto tranquilla e se ci fossero dei problemi nelle prossime settimane si rimedierà attraverso contratti con altre aziende farmaceutiche”, è vero anche che alcuni dei vaccini fermati sono prodotti dalla Novartis. Novartis che è un colosso dell’industria farmaceutica mondiale che rifornisce mezza Europa, Canada e non solo. Nella nostra difficoltà potrebbero quindi trovarsi molti altri paesi, facendo così scattare una corsa all’approvvigionamento su scala sovranazionale che renderebbe se non impossibile quanto meno complesso trovare le dosi mancanti.

C’è il rischio che non si riesca a vaccinare tutti quelli che ne hanno bisogno: le categorie a rischio, gli over 65 e i malati cronici. “Dopo il blocco dei vaccini della olandese Crucell – a detto a La Stampa Pierluigi Bartoletti – il ritiro anche di quelli della Novartis rischia di far venir meno oltre la metà delle dosi necessarie. Non so se si farà in tempo a colmare il buco da qui a inizio novembre ma so che lo scorso anno abbiamo iniziato a vaccinare a metà ottobre e a oggi siamo invece ancora fermi. A questo punto temo che a novembre avremo l’assalto al “Fort apache” e molti pazienti che ne avrebbero bisogno rischiano di rimanere senza copertura contro l’influenza”. Un pericolo per anziani, immunodepressi, dializzati e donne in gravidanza dal 4° mese in su e tutti gli altri soggetti potenzialmente più “fragili” dal punto di vista sanitario. Una parziale soluzione sarebbe, almeno per queste categorie, vaccinarsi contro la polmonite, prima e più grave complicazione della classica influenza.

Influenza che di solito calcola Bartoletti colpisca circa sei milioni di persone in Italia, di cui il 10% accusa complicanze e di questi 600mila il 10% finisce in ospedale, “uno su cento purtroppo non ce la fa”.

Oltretutto, Novartis, sapeva già da luglio delle criticità dei suoi vaccini. Problemi “piccoli” è vero, le dosi in questione potrebbero portare qualche linea di febbre e forse un’eruzione cutanea, ma comunque problemi su cui prima la multinazionale ha glissato e che poi sono sfuggiti al sistema di controllo nazionale che ne aveva invece autorizzato la vendita e la somministrazione.

“La situazione comincia ad essere preoccupante – ha detto invece Fabrizio Pregliasco a Repubblica – Naturalmente credo che il ministero prenderà provvedimenti per soddisfare comunque il fabbisogno. Resta il fatto che Novartis è una grande multinazionale: se ci sono problemi con i vaccini italiani potrebbero esserci anche all’estero, e quindi acquistare fuori dai confini potrebbe essere complicato. Grazie alle campagne di prevenzione – ha aggiunto Pregliasco – si stima che la mortalità venga dimezzata. Se non ci si vaccina potremmo quindi avere il doppio dei morti per l’influenza e i suoi effetti collaterali, che ogni anno uccidono 2-3mila persone”.

Oltre all’autunno caldo della corsa al vaccino, preoccupa molto la possibile “onda lunga” di questa vicenda. Anche se infatti non ci dovessero essere particolari ritardi o difficoltà d’approvvigionamento, è opinione diffusa che l’allarme generato dallo stop alle dosi “difettose” funga da deterrente a vaccinarsi per molti. Tra le categorie a rischio, in Italia, si vaccina circa il 60% delle persone, l’obiettivo sarebbe raggiungere il 75% ma è comunque un buon risultato. Vaccini ritirati, case farmaceutiche silenti e controlli che non hanno funzionato potrebbero risultare un cocktail micidiale, ingrossando le file di quelli che il vaccino non vedono di buon occhio.