Bagno a mare libero e anche vietato: in spiaggia la legge è contro la legge

di Riccardo Galli
Pubblicato il 19 Luglio 2012 - 14:57 OLTRE 6 MESI FA

LaPresse

ROMA – Attraversare uno stabilimento balneare senza pagare l’ingresso per raggiungere la battigia e fare “anche” il bagno sì, si può fare. Anzi di più, è un diritto. Ma è bene farlo già con gli “slippini” indosso e meglio ancora senza ciabatte perché, là dove finiscono le concessioni per gli stabilimenti e dove si infrangono le onde, vige la legge dell’ordinanza comunale che vieta e non concede la possibilità di lasciare alcunché a terra, ciabatte e asciugamani compresi.

Quindi, riassumendo, se non volete pagare l’ombrellone ma volete fare un tuffo ricordatevi di spogliarvi in macchina, abbandonate palloni e pericolosi oggetti come paletta e secchiello, e preparatevi a correre. Senza le ciabatte la sabbia scotta. Quindi, bimbo in spalla, saltate di ombra in ombra mentre attraversate lo stabilimento che vi separa dal vostro traguardo e, arrivati all’agognato mare, godetevi il vostro bagno. All’uscita una bella rosolatina al sole, tanto l’ombrellone l’avete dovuto lasciare in macchina insieme agli occhiali da sole e, una volta asciutti, via di nuovo di ombra in ombra sino alla macchina. E auguratevi di avere una macchina non troppo nuova, con chiavi esclusivamente meccaniche perché una chiave elettronica non può certo fare il bagno con voi, ma anche per lei è vietato aspettarvi a riva.

E’ questo uno spaccato tragicomico delle follie normative del nostro Paese dove una legge, un comma della legge finanziaria 2007, impone l’“obbligo per i titolari delle concessioni di consentire il libero e gratuito accesso e transito per il raggiungimento della battigia antistante l’area ricompresa nella concessione, anche al fine di balneazione”. Cioè non solo se si vuole si può arrivare a riva e rimirare il panorama, si può anche fare il bagno, recita il testo. Ma quell’“anche” lascia spazio a diverse, troppe interpretazioni. E qui intervengono le ordinanze, comunali o regionali che siano, a regolamentare quel dubbio, quello spazio occupato dall’anche, stabilendo cosa si può e cosa non si può fare in quei5 metriche vanno dalla linea dell’acqua all’inizio delle concessioni, quella terra che dovrebbe essere di tutti ma che tale non è.

Ovviamente di ordinanze ce ne sono di più e di meno restrittive, ma le differenze non sono però enormi anche perché tutte si basano sulle direttive di sicurezza della Capitaneria di Porto. Tutte ad esempio, e riguardano la gran parte della costa italiana, vietano di piantare ombrelloni e mettere sdraio o simili in quella lingua di sabbia che non spetta allo stabilimento. Cosa che una sua logica l’avrebbe: impedire la nascita di un muro fatto di uomini, ombrelloni e sdraio tra mare e stabilimenti, cercando di dirottare i fan della spiaggia libera verso la spiaggia libera. Giusto se ci fosse un adeguato numero di spiagge prive di stabilimenti dove piantare gli ombrelloni senza infastidire i bagnanti paganti, ma così non è e quindi la cosa diventa meno giusta.

In molti posti però le ordinanze vanno oltre: ad Amalfi, nel grossetano, a Fiumicino, a Viareggio, a Forte dei Marmi e a Venezia sono vietati anche gli asciugamani, chi vuole si può stendere sulla sabbia, bambini compresi. Nella città lagunare proibita, oltre agli asciugamani, “qualsiasi attrezzatura anche se precaria”, cioè potenzialmente qualsiasi cosa, dalle ciabatte ai racchettoni, dalla bottiglia d’acqua al costume di ricambino del bambino messo ad asciugare.

Stessa cosa sulla riviera romagnola: divieto per “attrezzature mobili di qualsiasi tipo”, definizione in cui ancora una volta può rientrare qualsiasi cosa. Ma la vetta della fantasia normativa la si raggiunge il Liguria dove in alcuni comuni, tra cui Alassio, Pietra Ligure e Lavagna, vige il “divieto di sosta”. Si può raggiungere la battigia quindi ma, o si fa il bagno, o bisogna rimanere in movimento. Una leggera corsetta anche sul posto dovrebbe bastare ad evitare la multa. E qui, oltre ai teli, dovrebbero sparire gli “oggetti di qualunque tipo compresi effetti personali e indumenti”.

Se nonostante tutto questo ancora vi ostinate a voler fare un bagno, ricordatevi che al gestore che tenterà di fermarvi con il suo “scusiii, dove va?” potrete fare una pernacchia, ma non sognatevi dopo il bagno di asciugarvi con il vostro nuovissimo telo, non fatevi venire in mente la folle idea di leggere un libro sul bagnasciuga e non tentate di costruire un castello di sabbia con vostro figlio, è vietato.