Young Pope: il Papa cattivo. Come è stato per secoli, rimossi

di Riccardo Galli
Pubblicato il 24 Ottobre 2016 - 13:21 OLTRE 6 MESI FA
The Young Pope (nella foto Ansa, Jude Law nei panni del Papa)

The Young Pope (nella foto Ansa, Jude Law nei panni del Papa)

ROMA – Young Pope, il Papa cattivo. Come i Papi di una volta, come quelli antichi, come è stato in fondo per secoli. Secoli e secoli di Papi percepiti e vissuti come autocrati spesso capricciosi e violenti e non certo come amorevoli papà. Secoli e secoli di Papi guerrieri, in lotta e contrasto per la terra, il sapere, il potere. Papi che comandavano, esigevano, dettavano legge, imponevano… Solo dal Concilio Vaticano II in poi la figura del Papa diventa sinonimo di bontà, mansuetudine, dialogo… Non a caso la rottura con la tradizione avviene nella qualifica di “Papa Buono” che tutti riconoscono a Papa Giovanni. In quell’aggettivo c’era la presa d’atto e la testimonianza che prima di Papi “buoni” ce n’era stati pochini. Ma tutto questo lo abbiamo rimosso così che la ricomparsa sugli schermi tv di un Papa cattivo ci sorprende e ci attrae.

Grande successo di critica e di pubblico – cosa più importante – con quasi un milione di telespettatori fedeli incollati allo schermo per le prime due puntate di ‘The Young Pope‘, l’ultimo lavoro di Paolo Sorrentino per Sky. Grande successo grazie ad una ricetta solo all’apparenza rivoluzionaria. A far appassionare i telespettatori e regalare grandi ascolti è infatti il carattere di Jude Law Papa: un Pontefice che si presenta come cattivo, umanamente cattivo.

Una ricetta che stravolge quelli che per noi sono ormai i canoni che riteniamo eterni per descrivere e conoscere un successore di Pietro, canoni che vogliono che chi guida la Chiesa Cattolica sia un uomo buono, che professa e pratica il perdono e via discorrendo. Ma canoni che sono storicamente falsi. Così falsi che, quando al soglio di Pietro si è affacciato un Papa con queste caratteristiche è stato addirittura soprannominato ‘Papa Buono’, chiaro indizio di quanto questa natura non fosse così comune nei Pontefici precedenti. E infatti la storia della Chiesa e della sua guida è profondamente diversa, ed eccezion fatta per l’ultimo mezzo secolo o giù di lì, i Papi che l’hanno guidata per un paio di millenni sono stati tutt’altra cosa: uomini di potere con pochi o nessuno scrupolo, governanti inflessibili, promotori di guerre e stragi varie come qualsiasi altro re che abbia attraversato la storia. Una realtà già dimenticata e che per questo suona nuova, dissacrante e affascinante.

“Se la Chiesa, dagli Anni Cinquanta in poi, ha lottato per costruirsi un nuovo ruolo nella storia, fondando la sua immagine sul sorriso, l’accoglienza, la bonomia, la comprensione, l’empatia, il Pio XIII della fiction è l’opposto – scrive Alberto Infelise su La Stampa -. Disprezza gli uomini e la loro sete di rapporti cordiali. Disprezza le loro piccolezze, i peccati, le debolezze, la voglia di essere rassicurati. ‘Ognuno è solo di fronte a Dio. Dio non si occupa di voi, così come voi non vi occupate di lui. Non vi sono vicino, né lo sarò mai’, recita Jude Law”.

Una rottura quasi traumatica per un pubblico allevato a Don Matteo e per dei credenti cresciuti nel dopoguerra sotto i pontificati da Papa Roncalli in poi. Proprio Roncalli, divenuto Pontefice col nome di Giovanni XXIII e noto al mondo come il Papa Buono, eletto nel 1958, è infatti l’uomo che nella realtà segna il cambio d’indirizzo citato da Infelise sul quotidiano torinese. Un cambio di strategia, si potrebbe dire in termini prosaici, così lontano nel tempo da essere dimenticato dai molti ma che la storia ricorda invece molto bene. Prima di Giovanni XXIII la Chiesa e soprattutto i Papi erano altra cosa e vivevano il loro mandato con altro spirito e altra forma. Non è infatti un caso che il Papa di Sorrentino si chiami Pio XIII, un Papa che non è mai esistito ma che temporalmente potrebbe essere collocato dopo altri due Pii, XI e XII, che ressero la Chiesa nella prima metà del ‘900 e con cui si conclude in un certo senso la pagina dei Papi cattivi.

O classici, sarebbe meglio dire. Una pagina però lunghissima che, fatta eccezione per i primi secoli e per i Pontefici delle origini, durava da poco meno di due millenni. Da quando cioè i successori di Pietro sono divenuti capi di governo, regnanti, politici e hanno di questi incarnato vizi e virtù. Questo erano infatti la Chiesa preconciliare e il suo vertice abituati all’esercizio brutale del potere assoluto. Così come, in vari, più o meno cruenti modi l’avevano conosciuta i nostri antenati per qualcosa come diciassette secoli, dal Concilio di Nicea alla fine della seconda guerra mondiale. Non è probabilmente un caso che Law-Pio XIII sia ritratto con la severa, antica e ricchissima tiara simile a quella di Innocenzo III, il Papa che fece massacrare migliaia di eretici e fu lì lì per scomunicare san Francesco.

E Innocenzo III non fu che uno dei Papi che il volto bonario non avevano e non sfoggiavano. Da Giordano Bruno a Galileo, dagli ebrei agli eretici in moltissimi hanno conosciuto l’altra faccia della Chiesa, quella che bruciava sul rogo, impalava, uccideva, muoveva eserciti e semplicemente considerava secondario l’uomo rispetto ai disegni politici e geopolitici che i Papi avevano in mente. Sorrentino e Law riportano sullo schermo e all’attenzione questo tipo di Papi fornendo un prodotto nuovo e di successo senza in realtà inventarsi nulla che non sia già davvero accaduto.