“Parrucchiere e solarium son spese politiche..” Da Batman a Botta stessa scuola

di Riccardo Galli
Pubblicato il 7 Maggio 2013 - 15:11| Aggiornato il 17 Marzo 2023 OLTRE 6 MESI FA

TORINO – “Parrucchiere e solarium sono spese di rappresentanza”, parola di Marco Botta, consigliere regionale del Piemonte in quota Fratelli d’Italia. La bagarre e l’incertezza politica seguita alle elezioni di fine febbraio, la fine del settennato di Giorgio Napolitano e il varo del governo Letta ci avevano forse distratto, ma i “batman” di tutta Italia sono ancora lì, nei consigli regionali. Alcuni, per cercare di confondere le idee, hanno cambiato partito e logo di riferimento, come Botta passato dal Pdl alla creatura del trio Meloni-Crosetto-La Russa, ma la sostanza è rimasta la stessa. Una sostanza che, quando non è fatta di furti anche miserabili, è intrisa di arroganza.

Racconta La Stampa che “fra i 1550 scontrini contestatigli dalla Guardia di Finanza compaiono spese di ogni genere, fra cui cinque tagli di capelli e una doccia solare. Il consigliere regionale dei Fratelli d’Italia Marco Botta li registra diligentemente fra i ‘servizi alla persona’ nella memoria presentata in procura e scrive: ‘Si tratta di esigenze di rappresentanza’”. Quando si dice la faccia… tosta.

Convocato in procura il consigliere Botta si è avvalso della facoltà di non rispondere. Non è detto, ma si spera che la scelta sia dovuta ad un minimo di pudore che gli ha impedito di ribadire ai magistrati de visu quello che aveva messo nero su bianco.

Non è però giusto crocefiggere solo il povero Botta, così fino a ieri più o meno facevan tutti. Il suo avvocato Lorenzo Imperato lo difende: “I due terzi delle ricevute contestategli, per un totale di 54 mila euro, sono di ristoranti e bar e rientrano come il resto nelle spese di rappresentanza”. Cioè l’abbigliamento, comprato però “negli outlet” dalle sue parti; 160 euro di “attrezzature per il golf”; i 190 per curare l’aspetto, i conti del macellaio e del panettiere, acquisti di “articoli per la casa”, sino alla bolletta del telefono.

La difesa recita: “Il gruppo Pdl, cui apparteneva, ha cambiato quattro volte il regolamento dei rimborsi con i fondi di funzionamento e di volta in volta il cliente si è attenuto a ciò che era autorizzato”. Non sarebbe quindi corretto infierire su un soggetto che come tesi difensiva porta una versione arricchita di “scusi non avevo capito la domanda” e “però la prima parte della risposta era giusta”. Ci penserà evidentemente da solo a chiarire la sua posizione.

E poi non è il consigliere di Fratelli d’Italia l’unico ad aver qualcosa da chiarire. In procura ne sono stati chiamati diversi. In maggioranza del centrodestra, va detto, ma non tutti. Anche se l’unico che ha scelto di rispondere alle domande e alle contestazioni è stato Aldo Reschigna, capogruppo del Pd, che si è fermato nella stanza del pm Avenati Bassi per oltre 4 ore, “a giustificare uno per uno gli scontrini dei 2 mila euro di ristoranti e trasferte rimborsatimi (e contestatimi) rispetto al gran numero di iniziative in Piemonte cui ho partecipato in due anni e mezzo e per cui ho pagato di tasca mia pranzi, benzina, pedaggi autostradali. Ho consegnato al pm la documentazione che comprova tutto ciò e le nostre proposte di legge per ridurre i fondi di funzionamento e aumentare la trasparenza nel loro utilizzo”.

Chi sia colpevole e chi innocente è ancora tutto da stabilire. Logica vorrebbe però che chi innocente si sente abbia voglia e istinto di spiegare e chiarire. La facoltà di non rispondere è però cosa cara al centrodestra tutto, e infatti anche capogruppo della “Lega Nord-Bossi” l’ha prontamente fatta sua. Mario Carossa, accompagnato dall’avvocato Domenico Aiello, insieme al suo silenzio ha presentato una memoria difensiva di una pagina in cui afferma in modo draconiano che ogni addebito personale (32 mila euro) e del gruppo (389,500) corrisponde a spese per “l’attività politica sul territorio”. Giustificazione inattaccabile: è così e ve lo dico io, mica vorrete pure le prove.

Scrive ancora il quotidiano torinese a proposito del capogruppo leghista: “Territorio è parola magica leghista e serve per tutto: dai campanacci per le mucche esposte alle fiere di paese al gelato omaggio ai partecipanti ad una festa organizzata per ‘ringraziare l’elettorato’. Il resto finisce gran parte speso per ‘cene e pranzi – puntualizza il legale – offerti a militanti, iscritti e simpatizzanti’. Carossa doveva occuparsi in particolare del territorio di San Lorenzo al mare, dove si è fermato in agosto e ha contribuito con i fondi regionali (leggasi pubblici) a pagare i conti del ristorante Il Veliero in occasione di cene con singoli militanti e per somme anche di 124 euro. Seguono gli scontrini del tabaccaio e dell’autogrill. Il leghista non ha ‘risparmiato’ il territorio”.

Ce li eravamo forse un po’ dimenticati ma, come insegna la storia anche cinematografica dell’uomo pipistrello, Batman ritorna sempre.