Pdl-Lega alleanza “rotta”? Per ora non serve: sono al 35%

di Riccardo Galli
Pubblicato il 29 Novembre 2011 - 14:23 OLTRE 6 MESI FA

Roberto Maroni, Silvio Berlusconi e Umberto Bossi (Lapresse)

MILANO – Per Maroni & co. l’allenza col Pdl non esiste più, storia vecchia. Per Berlusconi il patto con Bossi è ancora valido e alle prossime elezioni saranno ancora insieme. Le famose cene del lunedì, intanto, quelle tra il Senatur ed il Cavaliere ad Arcore, sono state abolite, memoria di un tempo che fu. Ma saranno forse dirottate al venerdì. Berlusconi ha invitato, e Bossi, magari accetterà. Sull’esistenza, sulla sopravvivenza o meno dell’alleanza tra Pdl e Lega, a parole, le posizioni dei diretti interessati sono assai distanti, per alcuni è morta, per altri è viva e vegeta.

Ma la verità “vera” è che, al momento, l’alleanza tra i due non serve a nessuno. E non serve perché i sondaggi dicono che, se si votasse domani, Pdl e Lega insieme non riuscirebbero ad ottenere il premio di maggioranza. Inutile quindi correre insieme e ancora più inutile pensare a sodalizi elettorali non sufficienti ad ottenere risultati. Va detto che gli stessi sondaggi rilevano un 30% di indecisi, percentuale corrispondente a 14 milioni di italiani. Quindi numeri da prendere con le pinze, quelli dei voti ai partiti.

Il partito di Bossi si è da subito schierato perché si andasse a votare, senza passare per il governo tecnico, prima ancora che Monti venisse incaricato. Berlusconi, nelle parole, si è detto anche lui per il ricorso alle urne. Anche se nei fatti sostiene il nuovo esecutivo. Elezioni a parole quindi, ma Bossi come Berlusconi, in cuor loro, non si augurano affatto che si vada presto alle urne. Non se lo augurano perché i sondaggi gli restituiscono l’immagine di due partiti in netto calo di consensi, e questo non è un buon viatico solitamente. Saggezza consiglierebbe di aspettare, e magari monetizzare in termini di voti, i sacrifici che Monti chiederà agli italiani.

E se questa è la posizione sincera di Pdl e Lega, si spiega perché si parli e ci si smentisca reciprocamente ed apertamente sul futuro, e sul presente, dell’ormai storica alleanza tra i due. Il primo problema da affrontare è il calo dei consensi, solo dopo diverranno attuali le strategie elettorali. Oggi, Pdl e Lega, non andrebbero oltre il 35% se si votasse, inclusi anche i voti di Storace. Un risultato non sufficiente ad ottenere il premio di maggioranza indispensabile nel nostro sistema elettorale. Prima di parlare di alleanze quindi, il Pdl dovrà ragionare se è ancora Bossi l’uomo su cui puntare o se non gli “convenga” cercare di ricucire con il Terzo Polo. Un’alleanza perdente in partenza è infatti inutile. Stesso discorso per Bossi, allearsi per governare ha un senso. Ce l’ha avuto ieri e l’avrebbe domani, ma allearsi per perdere è una follia. Meglio fare opposizione, da soli e con le mani libere. Oppure cercare altre alleanze.

Una situazione simmetrica e contraria a quella che vivono i protagonisti del patto di Vasto: Pd, Idv e Sel. I partiti di Bersani, Di Pietro e Vendola insieme otterrebbero alle elezioni un risultato tra il 40 e il 45%, a seconda dei sondaggi. Risultato buono per accedere a quel premio di maggioranza chimera di Pdl più Lega. Obbligati quindi, i tre di Vasto, a tenere insieme l’alleanza e presentarsi uniti alle urne. Logica vorrebbe che Bersani e gli altri premessero ora per il voto, forti di una vittoria quasi certa, ma anche a loro la saggezza consiglia di attendere. Oggi vincerebbero, ma otterrebbero lo stesso risultato dopo un anno e mezzo di governo che li ha visti costretti ad aumentare le tasse per salvare l’economia italiana?