Pensioni e buonuscite alla Regione Sicilia: 420mila euro la media

di Riccardo Galli
Pubblicato il 17 Ottobre 2013 - 14:28 OLTRE 6 MESI FA
Giovanni Tomasello

Giovanni Tomasello

ROMA  – Beati i pensionati e i pensionandi della Regione Sicilia. Regione intesa come governo dell’isola, non l’isola tutta. Comunque migliaia di beati, su di loro cala sempre la “grazia” dei soldi pubblici in quantità, essi godono della betitudine della frequentazione/contemplazione/simbiosi con il pubblico denaro. Beati perché: buonuscita media nel 2010 di un direttore regionale, 420.113 euro; aumento rispetto al 2001 oltre il 200%; 63,7 i milioni spesi per le liquidazioni dei dipendenti pensionati con un costo medio doppio rispetto a quello di un pensionato dello Stato. Sono i numeri, forniti dalla Corte dei Conti, di Palazzo dei Normanni, della regione Sicilia e della sua previdenza.

Riporta Sergio Rizzo sul Corriere della Sera una notizia che in realtà, come lui stesso ammette, è una non notizia. Gli sprechi, i privilegi e le vere e proprie follie della previdenza siciliana sono oramai cosa nota e stranota. Nonostante questo però non possono i magistrati contabili non rilevare ogni anno che passa il continuare di questo stato di cose. Continuazione in qualche modo inevitabile visto che, anche se improvvisamente la gestione di Palazzo dei Normanni cambiasse magicamente direzione, gli effetti delle leggi sconsiderate fatte nel passato impiegherebbe comunque anni per manifestarsi.

Non c’è in ogni caso da preoccuparsi, sembra infatti che la rotta dell’Assemblea siciliana resti saldamente quella che è stata in passato. Con qualche ritocco prodotto per lo più non da un vero ravvedimento e cambio d’abitudini, ma figlio al contrario di una magrezza delle casse pubbliche che qualche privilegio, minimo, sono costrette a tagliare. Nessuna notizia dunque, ma più che altro l’aggiornamento di un “bollettino di guerra” che la Corte dei Conti non può far altro che constatare e che la politica, quella locale, dovrebbe invece modificare.

“La vera notizia – scrive Rizzo – non è che il segretario generale dell’Assemblea Giovanni Tomasello sia andato in pensione a 57 anni. Quando si parla di previdenza la regione Siciliana, dove tanto per dirne una la riforma Dini non viene applicata come per tutti gli italiani con decorrenza primo gennaio 1996 bensì primo gennaio 2004 (facendo così guadagnare ai dipendenti otto anni di trattamento retributivo), è un mondo a parte. Forse la notizia non è nemmeno che a sostituire il 57enne Tomasello è stato chiamato il 60enne Sebastiano Di Bella, ex capo di Gabinetto del presidente del consiglio regionale Giovanni Ardizzone, esponente dell’Udc. La notizia, ha raccontato scandalizzato il consigliere dei democratici riformisti per la Sicilia Marco Forzese, sarebbe piuttosto la buonuscita del dirigente pensionato: un milione e mezzo di euro, cifra commisurata a uno stipendio evidentemente sontuoso. Ma chi, giustamente rabbrividisce davanti a una liquidazione pubblica di tale sbalorditiva entità deve sapere che questo non è un regalo al signor Tomasello.Si tratta del frutto avvelenato di una crescita abnorme e ingiustificata delle retribuzioni (condita da privilegi assurdi come quello che fino a pochi mesi fa consentiva il pensionamento a chi dimostrasse di avere un genitore disabile: 1.261 in sette anni) capace di trasformare negli anni il palermitano palazzo dei Normanni in un inaccettabile Eldorado foraggiato dai contribuenti in mezzo a una valle di lacrime. La Corte dei conti ha calcolato che nel 2010 la buonuscita media (media!) di un direttore regionale aveva raggiunto 420.113 euro, con un aumento superiore al 225 per cento rispetto ai 129.203 euro del 2001. Per le liquidazioni dei suoi dipendenti pensionati la Regione ha tirato fuori in un solo anno la bellezza di 63,7 milioni. Distribuendo così succulenti antipasti di trattamenti previdenziali altrettanto appetitosi, quale certo sarà quello di Tomasello. Al 31 dicembre del 2012 i magistrati contabili ne avevano contati 16.377. Per una spesa di 656 milioni. Costo medio, il doppio rispetto a quello di un pensionato dello Stato”.

Anche Rizzo, che delle denunce in tema di sprechi e privilegi è maestro, dedica ormai alla “notizia” poco più che un trafiletto. Nessuno ha più la capacità di indignarsi di fronte a questo tipo di situazioni, specie in Sicilia. E purtroppo questa è anche una condizione utile al perpetrarsi di tale stato di cose, il classico cane che si mangia la coda. E allora, visto che di stupore e notizia non ce n’è più, tanto vale dire “beati loro”.