Pronto Soccorso, perché ci andiamo sempre? L’equivoco dei posti letto

di Riccardo Galli
Pubblicato il 21 Febbraio 2012 - 15:50 OLTRE 6 MESI FA

Policlinico Umberto I (Lapresse)

ROMA – Donne legate alle barelle perché non ci sono posti letto disponibili, pronto soccorsi assaltati da moltitudini di pazienti che non necessiterebbero di un pronto soccorso, esami diagnostici programmati a mesi di distanza da quando vengono prenotati. Il bestiario della sanità italiana si allunga ogni giorno che passa. Colpa dei tagli e ancor più degli sprechi. Ma colpa anche dei cittadini che, a volte costretti, usano in modo “improprio” la sanità pubblica.

Dopo il “blitz” al Policlinico di Roma che ha portato agli onori delle cronache la storia di una donna in coma che da 4 giorni era parcheggiata su una barella, legata perché non c’erano letti con sponde disponibili, è tornata alla ribalta la questione sanità. “Nemmeno gli animali andrebbero trattati in questo modo”, ha detto il senatore Pd Ignazio Marino, uno dei due che ha visitato il nosocomio romano.

“Non ci troviamo di fronte a responsabilità del personale ma a carenza e disorganizzazione nelle risorse di fronte alle quali il personale si comporta in modo più che egregio. Ma non vogliamo una sanità di eroi, vogliamo una sanità normale dove non si segue solo la logica dei tagli ma dove finalmente si investe”, ha detto ancora il senatore-medico. Vero che molte delle persone che lavorano negli ospedali lo fanno al meglio delle loro possibilità e vero che sono le strutture ad essere per lo più disorganizzate.

Ma altrettanto vero è che, come scrive Massimo Gramellini su La Stampa, “Disgusta ma non stupisce che il direttore del Policlinico romano trovi normale che una sua paziente giaccia da giorni nell’anticamera del pronto soccorso, legata mani e piedi alla barella come un’indemoniata per evitare di cadere. In questo Paese di assuefatti a tutto succedono un mucchio di cose allucinanti di cui non si stupisce più nessuno. A cominciare dai responsabili, che se si stupissero sarebbero costretti a connettere il cuore al cervello e subito dopo a dimettersi per la vergogna”.

La colpa non è del personale ma la responsabilità dovrebbe essere dei responsabili. Ovvio, ma anche riduttivo. Perché è vero, come dice ancora Marino, che “l’80% delle persone che si recano nei pronto soccorso che abbiamo visitato non ha bisogno dell’assistenza e della tecnologia dei pronto soccorso. Va lì per una broncopolmonite o perché ha le orecchie otturate, ma soprattutto nei fine settimana non hanno alternative. Se si riuscisse a fornire quest’alternativa si restituirebbe ai pronto soccorso la possibilità di affrontare con efficienza il tipo di richiesta che arriva dalla popolazione. Chiaramente il problema non è dei pazienti ma della mancanza di offerta adeguata”.

Insomma gli italiani vanno troppo al pronto soccorso, per lo più per mancanza di alternative, e in parte anche per cattiva abitudine. La questione dei letti poi, una donna viene legata ad una barella perché non ci sono posti letto disponibili. Troppo costosi. Costosi i posti letto, vero, ma non i letti. Un posto letto “completo” costa caro, e negli ultimi anni ne sono stati tagliati 45mila portando l’Italia ben al di sotto della media europea. Ma non altrettanto caro costa un letto con le sponde.

E poi gli sprechi. “Le risorse ci sono, basta evitare spese inutili come i ricoveri in elezione per gli interventi chirurgici non urgenti e si risparmierebbero cifre di tutto rispetto come 400 milioni di euro”. Sarà come dice Marino ma intanto, solo a Roma, al Policlinico accade quel che sappiamo, con decine di pazienti parcheggiati ogni giorno nella cosiddetta “piazzetta” in attesa di una sistemazione vera, mentre in un altro ospedale, il San Camillo, i sotterranei sono di notte abitati da prostitute e tossicodipendenti.