Italia prodiga e tirchia: rinnovabili superpagate ma pochi spicci per inventarle.

di Riccardo Galli
Pubblicato il 30 Agosto 2011 - 14:32 OLTRE 6 MESI FA

FIRENZE – L’Italia è il paese che offre i maggiori incentivi alle fonti rinnovabili ma che meno investe nella ricerca in questo settore. Paradosso nostrano segnalato da un rapporto dedicato all’innovazione energetica i cui dettagli saranno presentati al Festival dell’Energia di Firenze il 23 settembre prossimo. E se l’Enea, l’unico centro di ricerca italiano per l’energia, è da tempo immemorabile commissariato, questo rivela quale atteggiamento animi il nostro Paese nei confronti della ricerca.

L’indagine, preparata dall’Istituto per la competitività (I-Com) di Roma, offre un interessante confronto su come i vari paesi del mondo affrontano, vedono, investono e incentivano le energie rinnovabili.

L’Italia incentiva molto e investe poco o niente dunque e, un secondo dato che emerge, riguarda il numero delle pubblicazioni dei nostri ricercatori e delle domande di brevetto presentate nel 2010 all’European Patent Office. Per le prime siamo in una posizione media, mentre per i brevetti drammaticamente arretrati. La Corea del Sud, che è al secondo posto nella classifica dopo gli Stati Uniti, ne ha 1.175 mentre noi appena 95; un decimo della Germania, meno di un terzo della Francia e al di sotto della Spagna. Se siamo abbastanza bravi, o almeno nella media, nel produrre lavori teorici, nella pratica, nella realizzazione concreta delle idee, siamo pessimi. Ma come mai le idee avute dagli italiani non riescono a tradursi in proposte concrete che l’industria possa sfruttare? La prima spiegazione è nel basso livello di investimenti privati nel settore rispetto agli altri paesi: 466 milioni di dollari nel 2009, un livello di spesa ben inferiore alle altre nazioni. A questo si aggiunge poi la quasi totale mancanza di canali di scambio tra pubblico e privato, tra università, enti vari e industrie si parla poco o nulla.

“Per cambiare le cose occorre un programma nazionale sull’innovazione energetica che agisca da regia assegnando incentivi che stimolino secondo precise direzioni il mondo produttivo. L’uso degli incentivi ha senso se è rivolto anche alla crescita delle capacità tecnologiche creando vantaggi industriali ed economici”. Questo quello che sostiene Giovanni Lelli, prima direttore generale dell’Enea e ora commissario.