Roma, la verità sullo stadio e pro memoria per Di Maio

di Riccardo Galli
Pubblicato il 10 Febbraio 2017 - 10:01 OLTRE 6 MESI FA

ROMA- Roma, lo stadio, il nuovo stadio si fa o no? Dovrebbe essere lo stadio della Roma calcio e ovviamente anche una struttura moderna ed efficiente della città tutta. Dovrebbe essere una delle pochissime cose, grandi e belle, che Roma-sistema riesca a fare, ormai da decenni la capacità di fare latita, l’ultima cosa degna è stata l’Auditorium.

Ma si farà o no lo stadio della Roma a Roma del Campidoglio retto da Raggi sindaca? Adesso, in queste ore, c’è la grottesca, tragicomica complicazione dell’assessore sospeso, come fosse un caffè a Napoli. Paolo Berdini si è lasciato sfuggire davanti a microfono e telecamera (a sua insaputa) che la Raggi è inadeguata e che a lui pare proprio che lei e Salvatore Romeo, visto come comandano insieme, siano “amanti”. Quindi difficile che Paolo Berdini possa continuare a fare l’assessore all’Urbanistica, quello che ha competenza sul dossier stadio. E’ una complicazione grottesca che qualche problema lo può dare visto che entro il 3 marzo la Giunta Raggi deve dire sì o no.

Complicazione, ma non la sostanza. Tanto meno la verità. Verità che per quanto semplice, l’amministrazione raggi fatica a comunicare. Deve essere un’abitudine, un’attitudine. Smozzicate frasi e lapidari slogan pieni di nulla sono venuti riguardo allo stadio dalla amministrazione Raggi: “Nelle regole, non per i costruttori, stiamo esaminando…”. Ovvietà che nulla dicono e che mostrano come la ferma posizione di raggi sindaca riguardo allo stadio sia un deciso ni.

Ni, né sì né no perché se la Raggi dice no allo stadio, allora il Comune di Roma dovrà sborsare un bel po’ di soldi alla Roma società di calcio. La precedente amministrazione aveva infatti dato il via a studi e progetti per lo stadio dichiarando la “pubblica utilità” dell’opera e l’edificabilità dell’area. Se Raggi dice no lo stadio non si fa ma il Campidoglio deve spiegare ai romani che niente stadio e pure qualche tassa per pagare la multa-indennizzo che sicuramente un Tribunale infliggerà a termini di legge. Non un grande affare per la Raggi e M5S governante a Roma dire no allo stadio, proprio no.

Però, però…nell’opinione pubblica, specie quella che poi vota M5S spira un vento teso e chiaro. Quello che ha portato a dire no alle Olimpiadi, lo stesso che con estrema naturalezza e pieno consenso ha portato a considerare scempio (vedi Enrico Mentana Tg7) il finanziamento dei mondiali di golf e quindi a plaudire alla cancellazione di 87 milioni in quattro anni (20 milioni l’anno è apparsa spesa oscena). Lo stesso vento che il giorno dopo il sì allo stadio da parte della Raggi e della Giunta M5S porterebbe sicuramente a eccepire e storcere il naso e a protestare per il favore fatto ai costruttori e soprattutto per aver consentito l’avvio di una miniera di tangenti e corruzione.

Se Raggi dice sì allo stadio M5S governante va almeno un po’ contro la sua stessa corrente, contro la corrente d’opinione che lo tiene a galla e lo fa viaggiare veloce. Ma non è solo questo il dazio da pagare dicendo sì allo stadio. Fare una grande opera significa appalti, cantieri, contratti. Anche se lo stadio della Roma sarebbe opera di privati, la Amministrazione del campidoglio dovrebbe vigilare, accompagnare, garantire, aiutare, in qualche modo essere responsabile della buona e corretta riuscita dell’opera. Ecco questo compito semplicemente li terrorizza.

Ed è terrore in buona fede. Nella cultura M5S ogni grande opera è fonte di contagio sicuro di malversazione. E poi sanno, eccome se sanno, di non avere competenze e professionalità per controllare, garantire, aiutare. Temono di essere bypassati, “fregati” da chi costruirà lo stadio. Visto la incompetenza mostrata perfino nella gestione delle burocrazie interne al Campidoglio, timore fondato. E oltre al timore, l’istinto, la vera e propria cultura M5S: il miglior governo è quello che dice no al più possibile: Olimpiadi, Mondiali, stadi, inceneritori, Alta Velocità…Insomma se dicono sì allo stadio a Roma temono di non farcela a gestire l’impegno amministrativo della sua costruzione.

Quindi Raggi allo stadio a Rom non può dire no, altrimenti paga, in soldoni. Ma non sa, non vuole dire sì. Quindi proveranno a far dire no, a sfiancare Parnasi-Pallotta, costruttore e presidente della Roma, tagliando qua e là fette di progetto (lo stadio sarebbe impresa privata, soldi pubblici nessuno quindi si deve garantire a chi lo costruisce che sia economicamente redditizio aggiungendo altri edifici con altra destinazione, la questione è dove sia il punto di redditività). Questo sforzo di sfiancare, unito a quello che la burocrazia italo-capitolina potrà mettere in campo nei prossimi anni non è detto non abbia successo.

Quindi diranno probabilmente sì allo stadio, malvolentieri e di fatto lavorando come Penelope alla famosa tela.

Da ultimo pro memoria per Luigi Di Maio, potrà essergli utile per la sua campagna contro la stampa bugiarda. “Raggi circondata da una banda”. “Al Campidoglio guerra tra bande”. “Al Campidoglio mancanza dei presupposti di legalità”. “Clima da mani sulla città”.

Non sono citazioni di articoli di giornale. Sono parole rispettivamente di Berdini assessore all’Urbanistica, di Paola Muraro ex assessore ai rifiuti e igiene, di Marcello Minenna ex assessore al Bilancio e di Carla Raineri ex capo di gabinetto della Raggi (gli ultimi due arrivati a Roma con la benedizione M5S e fatti fuori dalla Raggi). Berdini, Muraro, Minenna, Raineri di certo Di Maio sa chi sono, tutta gente del suo MoVimento, questo è (lo scrive mattia Feltri su La Stampa) quel che loro dicono di loro, non quel che i giornali dicono di loro. Buona campagna Di Maio e auguri non le cresca troppo il naso.