Roma: metro no, monnezza sì. E un sospetto: si sono mangiati i soldi delle scale mobili?

di Riccardo Galli
Pubblicato il 27 Marzo 2019 - 10:28 OLTRE 6 MESI FA
Roma: metro no, ma monnezza si. E un sospetto: si sono mangiati i soldi delle scale mobili?

Roma: metro no, monnezza si. E un sospetto: si sono mangiati i soldi delle scale mobili? (nella foto Ansa, la metro Repubblica dopo il crollo delle scale mobili)

ROMA – Gestione dei rifiuti in fumo e trasporto pubblico che scivola, letteralmente, sulla scale. La Città Eterna, tra gli incendi degli impianti che trattano i rifiuti e le scale mobili che si rompono a catena esattamente nel cuore del centro storico, sta probabilmente vivendo uno dei momenti peggiori della sua storia millenaria, se si esclude il sacco dei Visigoti.

Sembrano mancare ormai solo le bibliche cavallette dopo i fuochi dolosi o meno, i tifosi scalmanati, gli scioperi e le “congiunzioni astrali”. Un insieme di di coincidenze così negative da far sorgere un dubbio: e se almeno sulla manutenzione delle scale della metropolitana il problema fosse che qualcuno i soldi della manutenzione se li è, semplicemente, fregati? In fondo nella città che, coma la stessa prima cittadina ha tenuto a sottolineare, trasuda malaffare sin dalla vicenda della banca romana dell’800, non ci sarebbe da stupirsi.

Ultimo in ordine di tempo ma non certo d’importanza, il trasporto pubblico è diventato il nuovo fronte e la nuova ferita di Roma. E in particolare la metropolitana. Era fine ottobre quando, in occasione della partita di Champions League, si accusarono i tifosi del Cska Mosca di aver rotto le scale mobili della stazione Repubblica. Saltavano e per questo si sono rotte e alcuni sono rimasti feriti, fu la spiegazione a caldo. Non era vero. La scala si ruppe e alcuni tifosi che lì erano, magari euforici ma non certo colpevoli, rimasero feriti.

La fermata successiva a quella di Repubblica è quella di Barberini seguita, a sua volta, da quella di Spagna. Fermate successive non solo sulla linea della metro capitolina ma anche in senso letterale. Dopo Repubblica infatti, qualche giorno fa, a fare ‘crack’ è stata la scala di Barberini. Rotta e fermata chiusa. Seguita, nemmeno a dirlo, da quella di Spagna: chiusa per precauzione. Per la cronaca e per chi non conosce Roma, le tre fermate in questione sono quelle più centrali della città che vanno, in pratica, da piazza del Popolo alla stazione Termini.

E’ facile quindi immaginare problemi e disagi per cittadini e turisti. I primi orfani dei pochi mezzi pubblici che nei giorni normali li portano in giro e con il danno ulteriore di avere ancora più traffico veicolare sulle strade, e i secondi che ancora si chiedono come in una capitale europea il cuore della città abbia la metro bloccata sino a data da destinarsi. Senza poi citare i commercianti che lamentano, come quasi sempre, danni per mancanti introiti. Il tutto in una città dove, quando funziona, il sistema di trasporto pubblico è comunque decisamente al di sotto di quello delle altri capitali europee.

Colpa di chi si occupa della manutenzione ha detto, in sostanza, la sindaca Virginia Raggi che ha chiesto e ottenuto la rescissione dei contratti in questione. Decisione comprensibile anche se forse frettolosa visto che, se colpe dei manutentori non ce ne fossero, non mancheranno le cause risarcitorie di queste. Fretta a parte si scopre però, leggendo le cronache, che tra dipendenti Atac e dipendenti delle aziende in questione ci sono alcuni indagati. Indagati per dovere visti gli incidenti e le chiusure, certo, ma il sospetto che i fondi per la manutenzione possano essere stati per così dire distratti è duro da reprimere. In fondo sarebbe la spiegazione più semplice e persino più logica in un Paese come il nostro e in una città come Roma, dove tra l’altro anche la giunta presentatasi come campione d’onestà sta infilando quasi più indagini e manette che brutte figure. (Fonte Corriere della Sera).