Sanità gratis e anche no: il “conto” ai malati, educazione o terrorismo?

di Riccardo Galli
Pubblicato il 20 Gennaio 2012 - 15:40 OLTRE 6 MESI FA

MILANO – Educazione civica o terrorismo sul malato? Ai degenti l’ardua sentenza. L’idea di presentare il “conto” del ricovero ai pazienti, nata in Lombardia e subito apprezzata in Piemonte, suscita reazioni diametralmente opposte. Da una parte chi la apprezza perché in grado di sensibilizzare sui costi che la collettività sostiene per la salute e dall’altra, all’opposto, chi la ritiene ingiusta ritenendola un’offesa al malato, quasi una colpevolizzazione. Si tratta, in pratica, di mostrare ai pazienti dimessi quanto sono costati nel dettaglio presentando un conto, ovviamente a carico dello Stato e non del cittadino, che però mostri a quest’ultimo il costo dei servizi di cui ha usufruito.

L’idea, che fa parte della nuova politica sanitaria della Lombardia, è stata rilanciata anche in Piemonte (con il beneplacito di Roberto Cota) dal responsabile del Centro trapianti di fegato delle Molinette, il primo d’Italia per numero di interventi. E altre Regioni stanno valutando di adottare questo strumento, non solo per chi ha subìto grandi interventi (quindi molto costosi), ma anche per chi è stato ricoverato in day hospital: “Gentile signore, siamo felici che lei sia guarito. Sappia che per curarla abbiamo speso X. Caro malato, ecco quindi quanto è costato il suo ricovero alla collettività”. Non saranno probabilmente queste le parole esatte e la forma usata, ma lo sostanza sì.

Lombardia e Piemonte si preparano quindi a consegnare ai pazienti dimessi dall’ospedale il prezzo delle cure sostenute. L’obiettivo è nobile: “Sensibilizzare gli italiani su quanto garantisce ogni giorno il nostro Servizio sanitario nazionale, e mettere in guardia gli evasori fiscali perché soltanto pagando le tasse si potrà continuare a fornire le stesse prestazioni”

Il mondo della medicina e non solo, però, si divide. I pareri sono diametralmente opposti, e nell’idea già tradotta in linee guida dalla Regione Lombardia, c’è chi vede invece di uno strumento di sensibilizzazione, una vera e propria offesa al malato, quasi una colpevolizzazione.

Lo stesso ministro della Salute, Renato Balduzzi, visti i dubbi, è prudente: “È un tema da approfondire nelle sue implicazioni pratiche e amministrative, ma anche etiche”, commenta. Per questo, annuncia Balduzzi “chiederò una valutazione approfondita al Comitato nazionale di Bioetica sull’impatto che una proposta del genere può avere sia sul servizio sanitario sia sugli utenti”.

Chi sostiene l’idea dice che “è un messaggio chiaro anche per gli evasori fiscali: in un momento di sacrifici come questo bisogna sapere quanto realmente costa la Sanità, quanto ogni giorno gli ospedali garantiscono, giorno e notte, e che cosa si rischia di perdere se mancassero i fondi”.

In soldoni, è proprio il caso di dire, una giornata di ricovero può superare i mille euro. Un trapianto può costare cento volte di più. E alle Molinette, in un solo anno, sono stati fatti 137 trapianti soltanto di fegato, nove dei quali su bambini. Poi ci sono le terapie per la riabilitazione e la rianimazione dopo un intervento. “Far prendere coscienza di quanto costi una cura è il primo passo per dare il giusto valore al nostro Sistema sanitario”, insiste chi sostiene il progetto del conto alla dimissione.

In Piemonte (otto miliardi il budget della Sanità) l’iniziativa partirà sperimentalmente alle Molinette: oltre 31 mila i ricoveri ordinari l’anno, più quelli di day hospital. E’ il primo ospedale della Regione, il terzo d’Italia. In Lombardia, dove i fondi per la sanità nel 2012 toccano i 17 miliardi, la novità riguarderebbe invece tutte le strutture.

Terrorismo o educazione civica che sia, di certo somiglia a trasparenza.