Sanità, la grande truffa ogni giorno la fa la… gente. Scippo di popolo ovunque

di Riccardo Galli
Pubblicato il 14 Aprile 2014 - 13:51 OLTRE 6 MESI FA
Foto Lapresse

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ROMA – Chi in Italia si frega i soldi della Sanità? Tutti, tutti uniti in un quotidiano scippo di popolo, in una ramificata associazione nazional-popolare a spillare e spillare…tanto che male c’è? Tutti chi? Tutti, proprio tutti: i medici, i pazienti, gli assicuratori, le maestranze pubbliche e private, le aziende pubbliche e private, i tecnici, gli infermieri e i malati. Insomma la gente, sì proprio la gente. Senza dimenticare ovviamente la politica e la pubblica amministrazione, soprattutto locale, che fa da complice, spacciatore e ricettatore dell’arraffo di massa. Quanti soldi fregati alla Sanità? Almeno un miliardo di euro nel 2013.

Almeno, perché a un miliardo si arriva sulla base dei controlli fatti che sono per forza di cose relativamente pochi. Come si fregano i soldi alla Sanità? Dichiarandosi esenti dai ticket otto cittadini su dieci, inventando operazioni chirurgiche il cui costo è rimborsato al posto di quelle effettivamente fatte, facendo finta di dimettere un lungo degente dopo 60 giorni per poi ricoveralo di nuovo senza si sia mai mosso dal letto facendo così ripartite il contatore dei rimborsi posto letto, prescrivendo chili e quintali di farmaci utili soprattutto a chi li vende e commercializza, distribuendo premi di produzione ed efficienza sempre e comunque anche quando la struttura sanitaria non funziona, arricchendo da qualche presidenza di Regione le aziende amiche e i fornitori generosi…Perché tutti fregano i soldi alla Sanità? Perché è pubblica, i soldi sono pubblici quindi di nessuno. Quindi qualcuno ripianerà il maltolto, si fa sempre a tempo ad organizzare un movimento di massa contro i tagli. La gente è disponibile, esattamente come è disponibile alla quotidiana truffa alla Sanità pubblica. Talvolta o forse spesso è la stessa gente, sarà un caso o forse no.

C’è in Italia una categoria che mangia soldi pubblici come l’odiata “casta” e dei politici: la gente. Un’indagine della Guardia di Finanza ha svelato che nei conti della sanità pubblica dell’anno scorso c’è un buco, una voragine da un miliardo di euro. Un miliardo di euro rubato, frodato allo Stato e dalle case pubbliche da parte di tutti: medici furbetti, amministratori allegri, imprenditori senza scrupoli e pazienti, pazienti pronti ad indignarsi per qualsiasi spreco di denaro pubblico, ma altrettanto pronti a farsi prescrive un farmaco anche se non serve o a farsi passare un’operazione estetica per una salva vita, tanto paga lo Stato.

Fiorenza Sarzanini, sul Corriere della Sera, racconta lo spaccato di malasanità in senso lato a cui tutti partecipano e che pesa sulle casse dello Stato molto più di una pletora di politicanti truffaldini. Eppure, nonostante il peso economico di quella che è a tutti gli effetti di una maxi truffa, si da a questa poca importanza e risalto, almeno nella pancia della cosiddetta “gente”. E questo perché la truffa in questione è truffa diffusa e da tutti praticata. Cosa che la rende in un certo senso socialmente accettata. Quando a rubare è un altro, il reato e la colpa sono chiari. Quando si ruba tutti, diventa allora italicamente furbizia.

“Oltre un miliardo di euro di danni erariali causati dalle irregolarità compiute da medici e operatori, spesso d’accordo con i pazienti oppure con gli agenti assicurativi. Ma anche con le società farmaceutiche e con le aziende private che si occupano di commercializzazione di macchinari. E’ il clamoroso risultato dei controlli compiuti dalla Guardia di Finanza nell’ultimo anno. E le verifiche dei primi due mesi del 2014 sembrano confermare il trend visto che fino al 28 febbraio scorso sono già state segnalate alla Corte dei Conti 104 persone e l’ammontare delle perdite supera i 150 milioni di euro”.

“Il dossier dell’Ufficio Tutela e mercato delle Fiamme Gialle guidato dal colonnello Giovanni Avitabile fornisce numeri e casi di un fenomeno che viene costantemente monitorato perché, come si sottolinea nella relazione ‘il controllo della spesa vista la sua particolare importanza nell’ambito del bilancio pubblico e le sue preoccupanti dinamiche di crescita, rappresenta una delle priorità inderogabili per il raggiungimento degli obiettivi di politica economica’. E perché ‘la necessità di risanare i conti pubblici impone un’oculata attività di contenimento e razionalizzazione della spesa anche con una mirata attività di verifica finalizzata all’individuazione delle condotte negligenti o illecite che, consentendo sprechi, diseconomie o inefficienze, possono rappresentare una variabile sensibile nelle funzione di crescita delle uscite’. I controlli si muovono sul doppio binario: all’indagine affidata ai nuclei territoriali, si affiancano i ‘protocolli di collaborazione con le Aziende sanitarie locali per ottenere uno scambio informativo e l’attivazione delle ispezioni’. I dati forniscono il quadro: nel 2013 sono stati compiuti 10.333 controlli e 1.173 sono state le persone denunciate per un valore che supera i 23 milioni di euro. Ben più grave il capitolo delle richieste di risarcimento avanzate dalla Corte dei Conti: sono 177 le verifiche, 742 i funzionari pubblici sottoposti a procedimento, un miliardo e 5 milioni di euro il totale delle contestazioni”.

E così il medico che fa passare un naso rifatto per una plastica ricostruttiva o che usa i macchinari pubblici per arrotondare, il paziente che dichiara di aver diritto al ticket quando non lo ha, la struttura sanitaria che invece di un ricovero da 90 giorni, più economico per le casse statali, ne certifica due da 45, ovviamente più costosi, si tratta solo di furbizie. Per la serie tanto non perde nessuno e ci guadagniamo tutti. Ma non è così, perché ci perdono in realtà tutti. Tutti perché un buco da un miliardo è un miliardo di euro l’anno che poteva essere speso in ricerca, nuovi macchinari, adeguamento delle strutture sanitarie, maggiori esenzioni e via dicendo.

Dalla teoria alla pratica, di esempi ne sono zeppi i rapporti delle fiamme gialle.

“Truccando i referti, parlando delle truffe dei medici, e quindi “facendo rientrare l’intervento nella categoria autorizzata oppure per la quale è previsto un rimborso superiore al dovuto” sono stati drenati centinaia di milioni di euro alle casse statali. Il caso più eclatante riguarda le operazioni di chirurgia estetica che invece vengono spacciate per interventi su gravi patologie, spesso addirittura tumorali. Le rinoplastiche fatte passare come settoplastica sono certamente frequenti, ma c’è anche chi si è rifatto il seno, le cosce, l’addome sostenendo di essere molto malato, addirittura in pericolo di vita”.

Un’indagine effettuata due anni fa in Lombardia, passando ai pazienti “fantasiosi”, dimostrò che a Milano un cittadino su cinque non pagava il ticket pur non avendo diritto all’esonero:

“Alla fine ben il 20 per cento degli assistiti risultò non in regola. La maggior parte aveva contraffatto i dati dell’autocertificazioni, il resto aveva ottenuto una attestazione compiacente. Il quadro fornito dagli analisti della Guardia di Finanza prova che a livello nazionale la situazione è analoga se non peggiore. Basti pensare che su 9.936 controlli effettuati, sono state trovate ben 7.972 posizioni “fuorilegge” che hanno provocato un “buco” nel bilancio statale di circa un milione di euro. Vuol dire 8 su 10, quindi una percentuale clamorosa. Ben più alto è il volume delle “uscite” causate dalla iperprescrizione di farmaci da parte dei medici di base. Storia emblematica è quella di Catania dove si è scoperto che “la emissione di ricette è di 7 punti superiore alla media nazionale senza che questo sia supportato da un quadro epidemiologico tale da poter giustificare l’eccessivo consumo”.

Il limite massimo stabilito dalla legge per la degenza, passando alla gestione dei ricoveri e agli imprenditori e funzionari che dietro a questi stanno, parla di 60 giorni, dopo scatta la tariffa più bassa per il rimborso:

“Ma aggirare l’ostacolo per ospedali e cliniche convenzionate è evidentemente molto facile. Basta “frazionare” il ricovero e per il paziente a carico dello Stato la tariffa rimarrà sempre al massimo. Si tratta di un “sistema” illecito non facile da scoprire che provoca danni da milioni di euro. Prima della scadenza dei due mesi, il malato viene “dimesso” e accettato nuovamente qualche giorno dopo. In realtà in alcuni casi è accaduto che non si sia addirittura mosso dalla struttura. Ma le vie della truffa appaiono infinite. E così ci sono anche i “finti ricoveri eseguiti in regime d’emergenza da case di cura che sulla base del Piano sanitario Regionale non risultano in realtà abilitate. Numerose degenze sono state attivate in questo modo nonostante la clinica non fosse dotata di servizio di pronto soccorso. E nonostante la legge imponga questo tipo di reparto come condizione indispensabile per poter ricorrere a questa tipologia di ricovero”.

E poi ci sono di nuovo i medici che utilizzano, senza autorizzazione, strutture pubbliche per visite private, gli appalti truccati, gli accordi tra politica, mala politica e mondo della sanità. Ma ci sono, più in piccolo e quindi molto meno appariscenti, tutti quelli che si fanno prescrivere un farmaco a nome del nonno così non si paga nulla e una miriade di microscopiche truffe che, moltiplicate per gli oltre 50 milioni di italiani, da microscopiche si trasformano in voragine. Perché mai come in questo caso la quantità fa qualità.