Sciopero al Colosseo. Come un marito che per far dispetto alla moglie…

di Riccardo Galli
Pubblicato il 21 Giugno 2013 - 18:41 OLTRE 6 MESI FA
Sciopero al Colosseo (foto LaPresse)

Sciopero al Colosseo (foto LaPresse)

ROMA – Avete presente il marito che per far dispetto alla moglie si taglia… si evira? Bene, questa immagine racconta probabilmente meglio di mille parole quello che ieri (20 giugno) è accaduto a Roma, per l’esattezza al Colosseo, dove a causa di uno sciopero i turisti in attesa di entrare sono rimasti in attesa per circa 4 ore sotto il sole, con la città che ieri ha superato agilmente i 30 gradi.

Lo sciopero, per carità, è un sacrosanto diritto dei lavoratori ma, come sintetizza Goffredo Buccini sul Corriere della Sera, “la chiusura è stata come staccare l’elettricità in camera operatoria contro la riduzione dei posti letto ospedalieri”.

Ma andiamo con ordine, le ragioni della protesta sono principalmente due: carenza di personale e salari pagati solo in parte. La prima, la carenza di personale, appare evidente solo guardando i numeri: 14 mila visitatori in media al giorno, entrate per 35 milioni di euro l’anno e un indotto da 5.4 miliardi. Dipendenti dell’azienda Colosseo 30, addetti alla manutenzione, controllo e tutto il resto 7 per turno.

Obiettivamente un po’ pochini. Sul secondo punti, i salari, i dipendenti lamentano di non ricevere da quasi un anno, nove mesi per l’esattezza, il 20% dello stipendio. E non c’è motivo per credere che così non sia visto che i sindacati sono stati già convocati al ministero e pare abbiano ricevuto rassicurazioni in merito alla situazione.

Ragioni più che buone quindi e diritto allo sciopero che va difeso. Ma è abbastanza evidente che una cosa è bloccare una catena di montaggio e un’altra è chiudere l’anfiteatro Flavio lasciando i turisti allibiti a cuocersi al sole. Già non siamo noti noi italiani per la cura che dedichiamo al nostro patrimonio artistico e storico, certo poi non siamo famosi per la qualità e l’organizzazione dei servizi che offriamo e, come scriveva Joyce un secolo fa e come ricorda il Corriere, campiamo mostrando il cadavere della nonna in cantina. Ragioni queste altrettanto buone per comprendere come lo sciopero sia in questo caso un mezzo sbagliatissimo per una ragione giusta.

Va inoltre tenuto presente che lo sciopero ai danni di un’azienda privata nasce perché danneggia il padrone che è così costretto ad ascoltare i lavoratori. Ma in questo caso chi viene danneggiato? Sicuramente i turisti e forse il Colosseo stesso. Perché allora non trovare altri sistemi ed altre forme di protesta? Magari facendo entrare i turisti senza biglietto o in qualsiasi altro modo che richiami l’attenzioni sui problemi verissimi ed enormi che ci sono.

La scelta della chiusura appare, per usare un linguaggio alla Aldo-Giovanni-e-Giacomo una scelta “tafazziana”, dove Tafazzi era quel personaggio che viveva prendendosi a bottigliate sulle parti intime.