Come può un taglio ad ottobre annullare gli stipendi di agosto?

di Riccardo Galli
Pubblicato il 26 Luglio 2012 - 14:45 OLTRE 6 MESI FA
Alessandro Cattaneo (LaPresse)

ROMA – Come può un taglio ad ottobre annullare gli stipendi di agosto? Più o  meno se lo chiedeva una canzone di molto successo molti anni fa, suonava: “come può uno scoglio arginare il mare…?” Lo scoglio non poteva e Lucio Battisti era consapevole del paradosso poetico. Altri cantano la stessa canzone, apparentemente inconsapevoli del paradosso matematico. Come può il taglio di ottobre..?Non può, eppure…

“A partire dal mese di agosto alcuni Comuni rischiano di non riuscire a pagare gli stipendi dei propri dipendenti”. Il drammatico, disperato allarme viene lanciato che è mercoledì sera da Alessandro Cattaneo, sindaco di Pavia e vicepresidente dell’Anci. In qualità di numero due dell’associazione che riunisce i comuni italiani Cattaneo avrà ponderato conti e parole e non avrà ceduto alla tentazione di esagerare con una forma di pianto preventivo. O forse no?

A rischio gli stipendi di chi? I primi di cui si ha notizia possano essere feriti e offesi niente meno che da un ritardo nel giorno di pagamento sono gli stipendi dei deputati regionali siciliani. E’ giovedì mattina e arriva dalla Sicilia la notizia del ritardo negli emolumenti degli onorevoli della Regione, ben 13mila euro netti al mese. Come faranno a sopravvivere se la paga tarda di un paio di settimane? Loro, i deputati siciliani, non l’hanno ovviamente presa bene. E, poiché agiscono in nome e nell’interesse del popolo, hanno fatto presente che a rischio ritardo ci sono anche gli stipendi d’agosto dei funzionari e manager della Regione, quelli campano addirittura con stipendi da sei a diecimila euro al mese.

“Il presidente dell’Ars (ed ex assessore) Francesco Cascio – scrive il Corriere della Sera – comprende che i ritardati trasferimenti siano collegati ‘alle più complessive difficoltà economiche’, ma passa all’attacco: ‘L’assessore all’Economia Gaetano Armao tratta l’Ars alla stregua di un qualunque fornitore, o di un ente. Ma l’Ars è un organo istituzionale di valenza costituzionale e di conseguenza l’erogazione dei trasferimenti è sempre stata effettuata d’ufficio. Da quando c’è lui si tende a stravolgere questo concetto, e quindi l’Ars passa in coda rispetto ai fornitori, e questo non è possibile. Per Totò Cordaro, vicecapogruppo del Pid, è incomprensibile che ‘gli assessori, non eletti, ricevano puntualmente gli stipendi e le loro indennità e i parlamentari no’. In generale i deputati si schierano con gli altri dipendenti (‘che vivono di stipendio’)”.

Tutti a sostenere di aver diritto, chissà a che titolo, ad essere pagati prima rispetto a fornitori, assessori o a qualsiasi altra categoria e nessuna parola sul dissesto delle casse palermitane.

Il “chi” rischia, quindi, Cattaneo non lo chiarisce fino in fondo: traballerà lo stipendio della vastissima e pingue “Casta del Territorio” o quello degli impiegati? Ma, si chiede il Sole24Ore, come mai se le misure, i tagli, arriveranno da ottobre (il quotidiano di Confindustria indica il 15 ottobre come data finale) incerti sono gli stipendi di agosto? Singolare effettivamente che i tagli previsti per l’autunno facciano sentire il loro effetto ancor prima di materializzarsi. Come può una famiglia non pagare una bolletta d’agosto causa meno entrate previste ad ottobre? E’ la matematica della politica e non puoi farci niente: la politica non è matematica. La politica è arte, talvolta commedia.

E i canoni classici della commedia politica all’italiana vogliono che uno si affacci e gridi: “Vogliono bloccare le tredicesime”. Un altro dal balcone di fronte risponde: “Ad agosto niente stipendi”. Si fa sensazione, rumore, si agita il palcoscenico, si scalda il pubblico mentre i figuranti muovono e cantano in coro: “niente stipendi né tredicesime, né tredicesime e neanche stipendi”. Figuranti, coro e tenori affacciati ai balconi servono nella commedia politica all’italiana a dare ambiente e sostegno a quelli “che fanno i fatti”. Nella mattinata di giovedì i Comuni alla fame ottengono 800 milioni di sconto sulla spending review (robusto sconto hanno ottenuto nel giorno del loro sciopero i farmacisti). E ottengono soprattutto nella commedia il ruolo di vittime innocenti. Bersani ha appena finito di dire che “gli enti locali sono la medicina del problema e non la malattia”, auguri se e quando farà il premier e dovrà spiegarlo ad una Merkel o a un Draghi.

 

Ad onor del vero i Comuni lamentano un’esiguità dei loro fondo cassa anche in relazione alle entrate dell’Imu che  in alcuni Comuni, la netta minoranza, non hanno coperto le previsioni.  Anche se è difficile ritenere questa una valida spiegazione visto che sinora della rediviva Ici è stato versato solo l’acconto. Ma tutto fa brodo: allarme lanciato senza confini e differenze con “l’allarmismo sociale” che peraltro è tradizione e canone della commedia politica all’italiana . “Allarmismo sociale”, lo ha detto il governo, ha esagerato il governo? Forse doveva dire che era il solito e rinomato “piangi e fotti”. Per evitare tagli veri di spesa, meglio pianger miseria in anticipo. Funziona, giovedì, lo stesso giovedì in tarda mattinata la Corte dei Conti comunicava che la tartassata, spremuta, affamata macchina della Pubblica Amministrazione e dello Stato è riuscita in media nel 2011 a spendere il due per cento di più dell’anno prima. Come si può spendere il due per cento in più se ti hanno tagliato il sei per cento della spesa? Si può, è la matematica, miracolosa e mirabile, della politica: si piange caldi sul sei per cento e si continua freddi a spendere come prima. Ci crederanno i giornali, le tv e perfino gli elettori.