Tasse, separarsi per finta e fregare il fisco. Ma l’assegno finto può strozzare

Pubblicato il 19 Dicembre 2012 - 15:22 OLTRE 6 MESI FA
Separazione finta, un affare. Ma i rischi…

ROMA –Hai un reddito almeno medio se non proprio alto? Disponi di una propensione all’evasione fiscale? Ti senti furbo nella vita pubblica e sicurissimo/a di te nel privato della famiglia? Se hai queste caratteristiche, queste qualità e vizi puoi provare l’azzardo: separarti per finta per fregare le tasse. Non sarà la fettuccia della felicità dei separati in casa, ma sarà uno sconto sulle tasse che paghi sul tuo reddito, un abbattimento dello “imponibile”. L’Agenzia delle Entrate non ti stanerà mai, ma in altra e più profonda trappola potresti finire perché, come sempre, l’astuzia fa le pentole e non i coperchi.

Separarsi per risparmiare. Sembra un controsenso, soprattutto in tempi in cui sempre più spesso si legge di uomini ridotti sul lastrico o quasi causa divorzio, ma non lo è. La separazione conviene, a patto che sia finta naturalmente. E proprio qui sta la differenza: chi per davvero si separa va incontro a spese aggiuntive che alcune volte non sono sostenibili, prima fra tutte il costo della casa che era una e diventano due. Ma, se la separazione è finta, le spese in più non ci sono e rimangono solo le agevolazioni fiscali. Rischi di essere “beccati” dal fisco praticamente zero. L’unico pericolo reale è che il finto ex partner, donna o uomo che sia, si affezioni all’assegno.

Secondo le stime dell’Associazione avvocati matrimonialisti (Ami), il fenomeno delle finte separazioni riguarda il 7% dei separati, oltre 12 mila persone. Non pochi quindi quelli che scelgono di fingersi separati per ottenere sconti sulle tasse. In primo luogo grazie all’assegno di mantenimento corrisposto alla (ex) moglie, assegno il cui ammontare viene detratto dall’imponibile, e poi riduzioni per le mense dei figli, per i ticket e per gli asili. Un vero e proprio affare, in particolare per i redditi più alti. Questo perché ovviamente maggiori sono i redditi e più alte sono le aliquote Irpef da abbattere e maggiore è l’assegno corrisposto maggiore è la riduzione dell’imponibile.

Un esempio pratico e una testimonianza di come la finta separazione diventi risparmio la fornisce La Stampa. Il quotidiano torinese si è fatto raccontare da una coppia di finti ex come e quanto risparmiano grazie a questo escamotage:

 “Lui, 50 anni, rappresentante, sposato da 25 con Cristina (nome di fantasia), vive nella casa di proprietà in una grande città del Nord. Casa con mutuo: 900 euro al mese. Guadagna circa 80 mila euro l’anno. Sua moglie, invece, ha perso il lavoro. Hanno due figli. Il secondo, Matteo, di soli quattro anni. ‘Per le spese legali – racconta Marco (altro nome di fantasia) – abbiamo pagato 1.500 euro e così ci siamo separati consensualmente’. Da quel momento Marco ha potuto detrarre dal suo reddito l’assegno annuale di mantenimento concordato di 20 mila euro, pagando un’Irpef (considerando le detrazioni per i figli e le varie addizionali comunali e regionali) molto più bassa. ‘Ci siamo fatti fare due conti e abbiamo visto che da “separati” avremmo avuto un’imposta da 23.700 euro contro i 28.900 pagati solo da me l’anno precedente. Ci sono avanzati oltre cinquemila euro, 430 al mese’. Lui ora risiede (formalmente, s’intende) nella casa delle vacanze, che adesso figura come la sua prima abitazione. Ha ottenuto così sconti sulle tasse comunali e spende meno, da residente, per le varie utenze. Per i figli sono arrivate agevolazioni per quanto riguarda asili, mense scolastiche, soggiorni estivi, sussidi scolastici, ticket sanitari”.

Marco e Cristina sono stati particolarmente “fortunati”. Avendo una seconda casa infatti hanno potuto aggiungere ai benefici fiscali ottenuti anche la trasformazione della seconda casa in prima, con relativi sconti e agevolazioni. Nonostante Marco e Cristina non si sentano affatto in colpa, come affermano a La Stampa, in realtà quella messa in piedi dai due e dagli altri 11mila 999 nella loro stessa condizione, null’altro è che una truffa. Una truffa ai danni del fisco e dello Stato ma una truffa che è di fatto impossibile da scoprire. Come ha spiegato ai due anche il loro commercialista, ad un ipotetico e forse improbabile controllo del fisco che li cogliesse insieme potrebbero facilmente, Marco e Cristina, dire di essersi appena riconciliati, magari la sera prima.

Sembrerebbe essere la truffa perfetta, o almeno un’astuzia priva di rischi se non si tengono in conto le implicazioni morali, ma non è del tutto vero. Il confine tra risparmio sulle tasse e aggravio dei costi, figlio di una separazione reale, è infatti difeso solo dall’accordo tra i finti separati. Se questo accordo dovesse venir meno, magari dopo che di fronte ad un giudice è stato stabilito un ammontare particolarmente alto e oneroso per uno dei due coniugi, dell’assegno di mantenimento, quello che doveva servire ad abbattere l’imponibile potrebbe trasformasi in un dissanguamento finanziario. Se la finta ex, quasi sempre a pagare l’assegno è l’uomo, decidesse infatti di voler divenire ex a tutti gli effetti, nulla e nessuno potrebbe liberare il marito, a questo punto davvero ex, dall’obbligo di mantenimento, e conseguente pagamento. Alla cifra inventata per fregare il fisco. “Certo, qualcuno mi ha raccontato di mogli che ne hanno approfittato per separarsi sul serio strappando condizioni molto favorevoli. Ma a noi – dice Marco – non è capitato”. Ma chi di assegno ferisce…di assegno talvolta perisce.