SYDNEY – Arriverà a fine 2016 il Titanic II. Non nelle sale cinematografiche, ma nel Nord Atlantico, verosimilmente sulla stessa rotta del suo sfortunato predecessore, e come tutte le repliche che si rispettino sarà “made in China”. L’idea è un di un miliardario australiano che ha in animo di realizzare, a tempo di record, un transatlantico identico a quello affondato 100 anni fa. Avvalendosi però, anche visti i precedenti è il caso di dire, delle più moderne tecnologie a disposizione. Sicurezza e lusso, questi saranno, almeno nei piani, i due punti di forza del Titanic II. Basteranno a convincere passeggeri scaramantici a salirci? Non è detto, anche se secondo Brett Jardine, general manager dell’australiano International Cruise Council, è una “geniale operazione di marketing” che può creare una “nicchia di consumatori molto facoltosi senza possibilità di sfide da parte della concorrenza”.
L’idea di “ricostruire” la nave più famosa della storia è di Clive Palmer, uno degli uomini più ricchi d’Australia che ha la sua fortuna nelle miniere e nelle risorse naturali, un patrimonio stimato tra i 3 e i 6 bilioni di dollari. Viste queste cifre, ad onor del vero, che il Titanic II sia o meno una buona idea commerciale a lui poco cambierà. Ma è così convinto della sua scelta che ha già siglato un memorandum di intesa con la compagnia navale cinese Csc Jinling.
“Sarà identico in ogni dettaglio al Titanic originario, a cominciare dalle caratteristiche più lussuose – ha promesso il miliardario australiano – ma avrà anche a bordo le più moderne tecnologie oggi disponibili”, sia sul fronte della sicurezza che su quello del confort. L’intenzione è “di rendere omaggio allo spirito di uomini e donne che lavorarono sul Titanic originale” e quindi anche alle circa 1500 vittime del disastro.
All’inizio del secolo scorso il Titanic era il transatlantico più grande e lussuoso in circolazione, Palmer è convinto di poter ripetere l’impresa grazie ad una replica affidata ai cantieri navali orgoglio di Pechino. “Se in passato i tentativi di costruire delle repliche sono fallite – ha assicurato nel corso di una conferenza stampa – è perché chi li ha tentati non è riuscito a mettere assieme il denaro necessario oppure si è affidato ai cantieri navali errati per realizzarlo”. E in questo caso il denaro c’è e i cantieri navali sono ottimi, soprattutto nelle repliche potrebbero maliziosamente dire a mezza bocca i maligni.
L’operazione “Titanic bis” è iniziata con il via libera alla realizzazione del disegno architettonico e la creazione della compagnia navale – la Blue Star Line, omaggio anche questo alla compagnia proprietaria dell’originale, la White Star Line – che ne sarà legalmente proprietaria. Gli unici dettagli che il miliardario ha fornito tendono poi a confermare i paralleli con il Titanic affondato: la replica sarà infatti una nave dotata con quattro comignoli, anche se ovviamente non andrà a carbone ma si affiderà al più moderno diesel.
Operazione però non solo “nostalgia”, l’intento del miliardario australiano è infatti comunque quello di trasformare il Titanic II in una macchina da soldi, attirando turisti capaci di sostenere spese molto alte pur di affrontare un viaggio capace di evocare l’ebbrezza della Storia del Novecento. Il Titanic II potrà ricevere a bordo circa 1680 passeggeri, restando quindi al di sotto dello standard di 2000 che accomuna gran parte dei transatlantici, proprio per garantire maggiore qualità nell’accoglienza e nei servizi.
Palmer, presentando l’iniziativa, non ha potuto evidentemente sottrarsi alla questione “affondabilità”: “non c’è alcun dubbio sul fatto che se avrà un grosso buco sullo scafo affonderà” ha detto, precisando però che “sarà disegnata per restare sempre a galla” ammettendo comunque che “per chi è superstizioso nessuna garanzia sarà mai sufficiente”. Anche il primo Titanic era stato disegnato per essere inaffondabile. Per i superstiziosi meglio evitare almeno il viaggio inaugurale, non si sa mai…