Trump: “America prima”, si comincia dalle pistole

di Riccardo Galli
Pubblicato il 21 Gennaio 2017 - 15:05 OLTRE 6 MESI FA
Trump: "America prima", si comincia dalle pistole

Trump: “America prima”, si comincia dalle pistole

ROMA – Trump presidente in carica al primo giorno e in soli 16 minuti di discorso di insediamento ha scandito e ripetuto almeno dieci volte “America prima”. E il caso, solo il caso che però sa essere quando vuole emblematico e per nulla arcano, ha voluto che “America prima” cominciasse dalle pistole.

Già le pistole dell’esercito americano che dopo oltre 30 anni che erano Beretta (Italia) saranno Sig Sauer (Usa). “Comprate americano, assumete americani” ha detto e ripetuto più volte Trump nei 16 minuti, aggiungendo “Questo è il programma”. Esile alquanto come programma, di grande spessore come proclama.

Trump che dice chiaro e la dice tutta (un entusiasta quotidiano di destra italiano giustamente titola “Trump giura di essere Trump”. La dice chiaro e tutta che il suo è un “vaffa” al resto del mondo. Ritiro e/o rottura dai trattati commerciali, quelli in Asia e anche quelli con Messico e Canada. E frontiere ben chiuse a merci e anche uomini. E posti di lavoro americani e solo americani e sempre e comunque e dovunque “America prima”.

America first, America prima è una dichiarazione tanto netta che il resto del mondo gioca a non capire. O, se lo capisce, finge di non capire sperando un po’ di aver capito male e sperando che Trump alla fine non faccia Trump. America prima…se qualcuno arriva primo, anzi “deve” sempre arrivare primo, questo può accadere, questo necessariamente comporta che gli altri, tutti gli altri, arrivino, siano anzi sempre e per definizione secondi e giù fino a ultimi.

Certo, è protezionismo commerciale. Ed isolazionismo culturale. Ma è soprattutto nazionalismo e nazionalismo della specie, della famiglia di nazionalismo che nei secoli hanno sempre portato a conflitti perché è un nazionalismo che si basa, promuove, festeggia, celebra, incita, si nutre del “noi contro loro”. Non il nazionalismo del “noi e loro”, no. E’ il nazionalismo del “noi primi, sempre”.

Unito al disprezzo, al pubblico ludibrio per la “palude”, la politica, il parlamentarismo, alla “volontà del popolo che non conosce limiti, che tutto può fare”, all’America che “tornerà ad essere la più grande del mondo” sotto la guida del “migliore creatore di posti di lavoro che Dio abbia mai dato” . Tutte citazioni da Trump, eppure tutte già sentite, in altri lontani discorsi. Trump parla chiaro e netto ma si capisce fin troppo bene perché si faccia finta di non capire. Chissà se la tattica del fingersi scemi per non andare in guerra funzionerà a disinnescare il “noi contro loro”, chissà…